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Il sindaco può vietare la prostituzione in strada?

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(@mariano-acquaviva)
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È legale l’ordinanza con cui il Comune proibisce di fermarsi sul ciglio della strada per far salire una prostituta? Cos’è il Daspo urbano?

In Italia la prostituzione è legale, purché coinvolga persone maggiorenni. Sono illegali invece lo sfruttamento e il favoreggiamento, cioè le condotte che incoraggiano o facilitano l’attività del meretricio: in questo caso a commettere reato non sarebbe comunque chi si prostituisce, bensì chi trae guadagno da tale condotta o chi semplicemente l’agevola. Chiarito ciò, risponderemo alla seguente domanda: il sindaco può vietare la prostituzione in strada?

In effetti, il Codice della strada conferisce ampi poteri al primo cittadino, consentendogli di emettere provvedimenti in materia di regolamentazione della circolazione. Ad esempio, la legge dice che il sindaco, nelle strade comunali, può disporre la sospensione temporanea della circolazione per giustificati e urgenti motivi oppure vietare temporaneamente la sosta su alcuni tratti. Tra questi poteri, rientra anche quello di proibire l’esercizio della prostituzione in strada? Vediamo cosa dicono la legge e la giurisprudenza.

È legale la prostituzione in strada?

La prostituzione in strada è legale, nel senso che la polizia non può intervenire per allontanare le prostitute dalla via pubblica.

D’altronde, poiché la legge ha oramai da tempo bandito le cosiddette “case chiuse” o “case di tolleranza”, l’esercizio della prostituzione in strada è stata per anni la modalità di esercizio del meretricio in assoluto più diffusa.

Oggi, grazie anche alla possibilità di farsi pubblicità in internet, molte prostitute preferiscono ricevere i clienti direttamente a casa oppure in altro luogo privato, come ad esempio la camera di un albergo.

Prostituzione in strada: quando è reato?

La prostituzione in strada diventa reato nel momento in cui sfocia nel delitto di atti osceni in luogo pubblico. La legge prevede due fattispecie diverse a seconda del posto ove avvengono detti atti:

  • se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori e se da ciò deriva il pericolo che essi vi assistano, scatta il reato punito con la reclusione da quattro mesi a quattro anni e mezzo;
  • se il fatto avviene in qualsiasi altro luogo pubblico, aperto al pubblico o anche solo esposto al pubblico (è il caso dell’auto parcheggiata nel bel mezzo di un centro abitato), allora scatta solo la sanzione amministrativa da 5mila a 30mila euro [1].

Il sindaco può proibire la prostituzione in strada?

Secondo la Corte di Cassazione [2], il sindaco non può esercitare i poteri attribuitigli dalla legge fino al punto di vietare la prostituzione in strada.

Per i giudici è illegittima la multa che l’ordinanza comunale ha previsto per tutti coloro che vengono sorpresi a fermarsi in strada per far salire in auto una escort, in quanto la prostituzione non è illegale e, anzi, rappresenta un’attività economica di cui non può essere vietato l’esercizio se non dalla legge statale.

Secondo la Suprema Corte, dunque, i poteri che il Codice della strada conferisce al primo cittadino non possono estendersi fino al punto di vietare o rendere impossibile l’esercizio della prostituzione.

È quindi illegittima per eccesso di potere l’ordinanza sindacale che oltrepassa i confini posti dalla legge in materia di regolamentazione della circolazione stradale giungendo, pertanto, a incidere sull’ordine pubblico.

Ciò tuttavia non significa che il sindaco non possa fare assolutamente nulla per limitare la prostituzione esercitata in luogo pubblico. Vediamo perché.

Daspo urbano per prostituzione: in cosa consiste?

La legge [3] permette a sindaci e prefetti di multare e allontanare da alcune zone della città persone che mettono a rischio la salute di cittadini o il decoro urbano.

Nello specifico, questo particolare Daspo si applica a coloro che limitano la libera accessibilità e fruizione di determinate infrastrutture pubbliche, come quelle di trasporto (strade, ferrovie e aeroporto), i presidi sanitari, le zone di particolare interesse turistico, le aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli.

Il sindaco può quindi ordinare l’allontanamento delle persone che, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compiono atti contrari alla pubblica decenza.

Il primo cittadino di ogni Comune può dunque combattere il fenomeno della prostituzione quando il suo esercizio avviene sfacciatamente in luoghi abitualmente frequentati dalle persone. Si pensi, ad esempio, alla prostituta davanti a una chiesa, al municipio oppure in una piazza.

Secondo la giurisprudenza, è legittima la misura del divieto di accesso ad alcune zone o strade del territorio comunale ubicate nel centro urbano, adottata nei confronti di persona dedita all’attività di prostituzione esercitata con modalità tali da mettere in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica, ovvero stazionando sulla pubblica via al fine di contrattare prestazioni sessuali [4].

 
Pubblicato : 28 Agosto 2023 15:00