forum

Il rifiuto del test...
 
Notifiche
Cancella tutti

Il rifiuto del test DNA come prova di paternità

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
103 Visualizzazioni
(@raffaella-mari)
Post: 558
Noble Member Registered
Topic starter
 

Ci si può rifiutare di fare il prelievo del sangue per il test di paternità? La Cassazione stabilisce l’importanza del test del DNA nella conferma della paternità, mettendo in luce il significato del rifiuto a sottoporsi all’esame.

Può il rifiuto di sottoporsi a un test del DNA essere considerato una prova implicita della paternità? Qual è l’importanza dell’esame genetico nel contesto dei giudizi di riconoscimento della paternità? La Cassazione si è espressa in merito, e le sue conclusioni potrebbero sorprendere chi è poco pratico della materia.

La vicenda

Una figlia ha avanzato una richiesta di accertamento di paternità nei confronti di un uomo che ha declinato la richiesta di sottoporsi a un test del DNA ritenendo che la libertà di un uomo non può essere coartata, soprattutto quando è in gioco la salute e quindi un prelievo del sangue.

La questione è stata portata all’attenzione della Corte d’Appello e, successivamente, alla Suprema Corte di Cassazione.

Perché il presunto padre ha fatto ricorso in Cassazione?

L’individuo in questione ha presentato ricorso sostenendo che, prima dell’ammissione di un esame del DNA, doveva esserci una prova dell’esistenza di una relazione tra la madre e il presunto padre. Secondo lui, senza questa prova iniziale, il semplice rifiuto di sottoporsi al test del DNA non sarebbe sufficiente per stabilire la paternità.

Cosa dice la legge sulla libertà di prova nella paternità?

La Cassazione, basandosi sui propri stessi precedenti giurisprudenziali, ha ribadito l’importanza della libertà di prova. Questo significa che non ci possono essere limitazioni né una sorta di “ordine cronologico” nell’ammissione e assunzione delle prove stesse. In pratica, tutte le prove hanno lo stesso valore e l’introduzione di altre interpretazioni potrebbe ostacolare il diritto di azione.

Quindi, può il rifiuto del test essere considerato come prova?

La Suprema Corte ha chiarito che il “rifiuto ingiustificato” di sottoporsi a un esame ematologico può effettivamente essere valutato dal giudice come un comportamento liberamente valutabile dal giudice anche in assenza di prove di rapporti sessuali tra le parti. Del resto è proprio la mancanza di riscontri oggettivi certi e difficilmente acquisibili circa la natura dei rapporti intercorsi e circa l’effettivo concepimento a determinare l’esigenza di desumere argomenti di prova dal comportamento processuale dei soggetti coinvolti.

Conclusioni e sentenza della Suprema Corte:

La Cassazione ha determinato che non è necessario fornire prove dell’esistenza di una relazione tra la madre e il presunto padre prima dell’ammissione del test del DNA.

Inoltre, il rifiuto ingiustificato di sottoporsi all’esame può essere utilizzato come prova sostanziale nel contesto del riconoscimento della paternità. Detto in parole povere, chi si rifiuta – senza un giustificato motivo – di sottoporsi al test di paternità può essere, già solo per questo, considerato l’effettivo padre del bambino. Il giudice ritiene che tale condotta possa essere una tacita ammissione del concepimento del figlio. Sicché, quando un uomo si rifiuta di fare il prelievo ematico per il test del DNA, il giudice dichiara la paternità in capo a costui.

 
Pubblicato : 16 Ottobre 2023 14:15