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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale

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(@mariano-acquaviva)
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Cosa rischia chi si oppone in modo minaccioso o violento a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio nell’esercizio delle sue funzioni?

La legge punisce chi si oppone a un pubblico ufficiale che sta svolgendo il proprio servizio. Si pensi alla persona arrestata che cerca di liberarsi usando la forza, oppure all’alunno che minaccia il professore che sta cercando di interrogarlo. In tutte queste ipotesi e in quelle analoghe scatta il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Si tratta di un delitto procedibile d’ufficio che ha come scopo quello di tutelare alcune persone particolarmente qualificate. In pratica, la legge ha deciso di accordare una protezione maggiore a soggetti che svolgono un ruolo molto importante all’interno della società, esercitando funzioni essenziali per la pubblica amministrazione. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme cos’è e come funziona il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Resistenza a pubblico ufficiale: cosa dice la legge?

Secondo il Codice penale [1], commette il reato di resistenza a pubblico ufficiale chi, usando violenza o minaccia, si oppone a un pubblico ufficiale (o a un incaricato di un pubblico servizio) mentre svolge le proprie funzioni.

Resistenza a pubblico ufficiale: in cosa consiste?

La resistenza a pubblico ufficiale consiste nell’opposizione al lavoro di una persona incaricata di svolgere una funzione pubblica. Tale opposizione può manifestarsi in due modi:

  • tramite violenza, cioè adoperando la forza bruta. Si pensi all’automobilista che spinge a terra l’agente che gli sta per contestare una multa. Per la Cassazione [2], c’è violenza anche nel caso di fuga pericolosa, come ad esempio quella del ladro che, colto in flagranza, scappi via con la propria auto sfrecciando per le strade di un centro abitato;
  • mediante minaccia, che consiste nella prospettazione di un male ingiusto. È il caso dell’alunno che minaccia di morte l’insegnante che gli sta per mettere un brutto voto.

Non c’è invece reato se l’opposizione si realizza mediante una “resistenza passiva”, cioè senza arrecare pericolo al pubblico ufficiale oppure ad altre persone.

È il caso di chi, per divincolarsi da un controllo o da un arresto, si stende a terra per rendere più difficile il compito, oppure di chi si incatena a un termosifone per impedire di essere trasportato in carcere.

Perché si abbia reato di resistenza a pubblico ufficiale occorre, inoltre, che la condotta oppositiva si manifesti mentre si sta compiendo un atto tipico dell’ufficio del funzionario pubblico: se la violenza o la minaccia avvenissero prima o dopo, si commetterebbe il diverso reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.

Resistenza a pubblico ufficiale: chi è la vittima?

La vittima del reato di resistenza a pubblico ufficiale può essere solo:

  • un pubblico ufficiale, cioè una persona che esercita una funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa [3]. Ad esempio, svolgono funzione legislativa i parlamentari e i consiglieri regionali; svolgono funzione giudiziaria i magistrati; svolgono funzione amministrativa tutti i dipendenti della pubblica amministrazione che, con il loro lavoro, attuano le principali funzioni pubbliche. Da quest’ultimo punto di vista, sono pubblici ufficiali i dirigenti della p.a., i docenti, i notai (in quanto hanno potere di autenticare e certificare i documenti), le forze armate, i cancellieri, ecc.;
  • un incaricato di un pubblico servizio, cioè una persona che esercita una funzione pubblica (come i pubblici ufficiali) ma priva dei poteri tipici che la connotano, quali quelli deliberativi, autoritativi e certificativi [4]. Insomma, l’incaricato di un pubblico servizio è una sorta di pubblico ufficiale “depotenziato”, che svolge una funzione pubblica ma non di importanza tale da adottare autonomamente delle decisioni: è il caso, ad esempio, del farmacista [5] o dell’infermiere.

Eccezionalmente, vittima del reato può essere anche il comune cittadino che presta assistenza al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio su richiesta di questi ultimi.

Ad esempio, se un poliziotto chiede a un passante di aiutarlo a bloccare il ladro colto in flagrante, anche la minaccia o la violenza esercitata contro di lui darà luogo al reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Resistenza a pubblico ufficiale: chi può commettere il reato?

Chiunque può commettere il reato di resistenza a pubblico ufficiale. A differenza della vittima, che può essere solo un soggetto qualificato (un pubblico ufficiale, un incaricato di un pubblico servizio o, eccezionalmente, una persona chiamata ad aiutare costoro), l’autore del crimine può essere qualsiasi persona.

Resistenza a pubblico ufficiale: com’è punito?

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Si tratta di delitto procedibile d’ufficio, nel senso che chiunque può sporgere denuncia. Il giudice competente è il tribunale in composizione monocratica.

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si prescrive dopo sei anni dalla sua commissione, che diventano sette e mezzo nel caso di interruzioni processuali (decreto che dispone il rinvio a giudizio, ecc.).

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Pubblicato : 28 Dicembre 2022 10:45