I carabinieri possono intercettare WhatsApp?
Come accedere alle conversazioni, scritte e orali, che avvengono tra persone che utilizzano l’applicazione di messaggistica istantanea?
Le intercettazioni sono probabilmente il più potente strumento di ricerca delle prove che la legge mette a disposizione delle forze dell’ordine. Per mezzo di esse le autorità possono ascoltare le conversazioni private che avvengono tra altre persone e utilizzarle in giudizio per dimostrare la commissione di un reato. È in questo contesto che si pone il seguente quesito: i carabinieri possono intercettare WhatsApp?
Si tratta di un quesito molto ricorrente, probabilmente a causa della convinzione, diffusa in rete, secondo cui le conversazioni che avvengono utilizzando WhatsApp sono totalmente segrete e protette, perfino nel caso di intercettazioni, dalla crittografia end-to-end. Ciò è vero, ma solo in parte. Vediamo perché.
Cosa sono le intercettazioni?
Le intercettazioni sono un mezzo di ricerca della prova che consente alle autorità di registrare le conversazioni che avvengono tra persone fisicamente distanti rispetto a chi pone in essere l’intercettazione.
In pratica, grazie alle intercettazioni polizia e carabinieri possono ascoltare ciò che si dicono persone che si trovano altrove, ad esempio in casa, in auto, per telefono o tramite internet.
Rappresentando una grave violazione del diritto alla riservatezza delle comunicazioni previsto direttamente dalla Costituzione, le intercettazioni sono legali solo se vengono:
- richieste dal magistrato del pubblico ministero;
- autorizzate dal giudice;
- effettuate dalla polizia giudiziaria (polizia, carabinieri, guardia di finanza, ecc.).
Solo eccezionalmente, in presenza di gravi ragioni d’urgenza, le forze dell’ordine possono procedere su autorizzazione del solo pm, il cui decreto va però successivamente convalidato dal gip.
Quanti tipi di intercettazioni ci sono?
Proprio con riferimento a quanto detto sul finire del precedente paragrafo, è possibile distinguere tre tipologie di intercettazioni:
- telefoniche, che consente di captare ciò che due o più persone si dicono per telefono;
- ambientali, in cui a essere registrata è la conversazione che avviene tra persone presenti contemporaneamente nello stesso luogo, ad esempio in casa o nell’abitacolo di un’auto;
- telematiche, quando la captazione riguarda conversazioni che avvengono a mezzo internet, ad esempio tramite Skype o WhatsApp.
WhatsApp: cos’è la crittografia end-to-end?
Come detto in apertura, le conversazioni (scritte oppure orali) che avvengono tramite WhatsApp sono protette dalla crittografia end-to-end. Cosa significa?
La crittografia end-to-end garantisce che solo le persone che partecipano alla conversazione, e nessun altro, nemmeno WhatsApp stesso, possano leggere o ascoltare i contenuti inviati.
In pratica, con la crittografia end-to-end i messaggi sono protetti con una sorta di lucchetto virtuale la cui chiave per aprirlo è concessa solo ai soggetti direttamente coinvolti nella comunicazione.
Si può intercettare WhatsApp?
Carabinieri e polizia possono intercettare le conversazioni che avvengono tramite WhatsApp mettendo sotto controllo il dispositivo utilizzato per chattare o chiamare (il più delle volte, lo smartphone).
Per fare ciò, è sufficiente inserire un software (Spyware) o una microspia (la famosa “cimice”) all’interno del telefono per “origliare” all’insaputa del suo possessore, cioè di chi sta effettuando o ricevendo la chiamata.
Per installare queste applicazioni non serve necessariamente un accesso diretto al dispositivo: la legge autorizza infatti le forze dell’ordine ad avvalersi dei trojan horse, cioè di virus in grado di nascondersi negli altri programmi apparentemente innocui e di fungere da captatore informatico
Non è invece possibile interrogare direttamente WhatsApp in quanto, come detto, anche il soggetto che offre il servizio, grazie alla crittografia end-to-end, è all’oscuro del contenuto della conversazione. Ma di tanto parleremo meglio nell’ultimo paragrafo.
Come accedere ai messaggi WhatsApp?
Per accedere alle comunicazioni scritte occorre sequestrare il cellulare ovvero il diverso dispositivo su cui avviene la conversazione: infatti, anche cancellandoli, i messaggi restano salvati sull’apparecchio che è stato utilizzato.
In questo modo carabinieri e polizia riescono ad estrarre i cosiddetti tabulati WhatsApp, cioè i messaggi nonché la prova delle chiamate effettuate e ricevute utilizzando quel determinato dispositivo.
Quali dati può fornire WhatsApp?
Sebbene WhatsApp non conosca il contenuto delle comunicazioni, può ugualmente fornire, alle forze dell’ordine che lo richiedano, importanti dati sensibili, come ad esempio:
- numeri di cellulare;
- rete mobile;
- numeri di persone contattate;
- dati sulle pagine web visitate tramite l’app;
- tempo e durata delle chat;
- indirizzo Ip (Internet protocol), cioè l’indirizzo univoco che identifica un dispositivo su internet o in una rete locale;
- posizione (ottenuta mediante geolocalizzazione del dispositivo utilizzato).
Insomma: anche se WhatsApp non può fornire il contenuto delle conversazioni, è comunque in grado di trasmettere alle autorità importantissime informazioni, a volte decisive al fine di stabilire la responsabilità penale di una persona.
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