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Ho commesso un furto: cosa faccio?

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(@mariano-acquaviva)
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Ladro arrestato in flagranza di reato: cosa conviene fare? La restituzione del bene sottratto garantisce la remissione della querela?

Non c’è giustificazione che tenga: rubare è reato. Secondo la giurisprudenza, lo è anche se il furto è commesso in stato di necessità, salvo rarissime ipotesi in cui si tratta di vita o di morte (si legga a tal proposito l’articolo Rubare per fame: è reato?). C’è chi, dopo aver sottratto illegittimamente un bene altrui, si pente del gesto compiuto e vorrebbe in qualche modo riparare. È proprio in questo contesto che si pone uno dei quisiti più ricorrenti in rete: Cosa faccio se ho commesso un furto?

In effetti, la domanda potrebbe essere dettata anche da sentimenti diversi dal pentimento; ad esempio, potrebbe trattarsi del quesito che si pone chi, dopo aver compiuto il reato, cerca un modo per assicurarsi il bottino e farla franca. Di seguito cercheremo di fornire una risposta convincente al quesito, analizzando le possibili conseguenze in caso di condanna e i vantaggi del costituirsi spontaneamente.

Furto: cosa si rischia?

Le sanzioni previste per chi commette un furto sono diverse a seconda della concreta gravità del fatto commesso.

Per essere più precisi, il codice penale prevede tre distinti reati:

  • il cosiddetto “furto semplice”, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, che si verifica quando il crimine è stato commesso senza ricorrere a particolari stratagemmi, senza approfittarsi della condizione di debolezza della vittima (dovuta all’età, alla malattia, ecc.) o di altre circostanze favorevoli (anche di tempo e di luogo) senza l’uso di armi, ecc. [1];
  • il furto aggravato, punito con la reclusione da due a sei anni, quando invece ricorrono alcune delle condizioni assenti nel furto semplice [2];
  • il furto in abitazione e il furto con strappo (o scippo), punito con la reclusione da quattro a sette anni [3].

Mi hanno arrestato per furto: cosa faccio?

Cosa fare se si viene arrestati in flagranza di reato per furto? Si pensi al ladro sorpreso a rubare in casa della vittima.

La prima cosa da tenere a mente è che è inutile opporre resistenza: non si farebbe che aggravare la propria situazione.

Nel caso di arresto in flagranza, la cosa migliore da fare è collaborare con la polizia, lasciando che gli adempimenti di rito (trasporto in questura o in caserma, identificazione, ecc.) vengano svolti senza interruzioni.

Non si può mentire sulle proprie generalità personali: il diritto di rimanere in silenzio riguarda infatti la contestazione del reato ma non i propri dati identificativi.

È un proprio diritto contattare l’avvocato, ma questi non deve essere presente all’arresto; ciò significa che la nomina del legale di fiducia potrà essere fatta una volta trasportati presso gli uffici di polizia giudiziaria.

Insomma: se ti hanno arrestato per furto, la cosa migliore da fare è rimanere calmi e, soprattutto, non minacciare la polizia né opporre resistenza.

Lo spirito collaborativo è la soluzione migliore, in attesa di elaborare una strategia difensiva con il proprio avvocato.

Ho commesso un furto: mi conviene patteggiare?

Se il ladro è stato arrestato in flagranza di reato, cioè proprio nell’atto di commettere il furto oppure immediatamente dopo, il patteggiamento potrebbe essere la soluzione ideale.

Il patteggiamento è un rito alternativo che consente all’imputato di concludere in breve tempo il processo con una condanna ridotta fino a un terzo rispetto a quella ordinaria.

In buona sostanza, la legge “premia” chi decide di definire rapidamente la propria posizione concedendo uno sconto di pena che può arrivare fino a un terzo (1/3) di quella che sarebbe stata la pena in assenza di questo particolare rito.

Il patteggiamento consente di beneficiare anche di altri vantaggi, quali l’esenzione dalla condanna al pagamento delle spese del procedimento e la non applicazione di pene accessorie e di misure di sicurezza.

Inoltre, se la pena non supera i due anni, è possibile subordinare la richiesta alla concessione della sospensione condizionale della pena.

Si badi bene: il patteggiamento è pur sempre una condanna. Tuttavia, quando non ci sono possibilità di puntare all’assoluzione (l’ipotesi della flagranza di reato è una di quelle), potrebbe rappresentare la soluzione migliore.

Ovviamente, prima di effettuare una scelta del genere, occorrerà consultarsi con il proprio avvocato.

Ho commesso un furto e sono pentito: cosa faccio?

Chi è pentito di aver commesso un furto può restituire il maltolto alla vittima, nella speranza che questa rimetta la querela sporta.

A seguito della Riforma Cartabia [4], infatti, quasi tutte le ipotesi di furto (fatta eccezione per alcune, come ad esempio quelle in abitazione e con strappo) sono procedibili a querela di parte, con la conseguenza che la denuncia sporta può sempre essere ritirata, in modo tale da estinguere il reato.

La restituzione di ciò che è stato illegittimamente sottratto non garantisce, però, la remissione della querela, la quale è sempre rimessa alla volontà della persona offesa.

La restituzione del bene rubato può comunque essere una circostanza di cui il giudice terrà in considerazione, eventualmente per concedere le attenuanti, le quali consentono di beneficiare di uno sconto di pena sino a un terzo.

Secondo la legge [5], infatti, spettano le attenuanti a chi, prima del giudizio, ha riparato interamente il danno mediante il risarcimento di esso e, quando possibile, mediante le restituzioni.

Lo stesso dicasi per il ladro che, colto da pentimento, ha deciso di costituirsi alla polizia: anche in questa ipotesi, l’atteggiamento collaborativo del responsabile può essere considerato dal giudice ai fini della concessione delle attenuanti generiche [6].

 
Pubblicato : 21 Gennaio 2024 17:30