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Giustizia riparativa: cosa significa e come funziona

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(@paolo-florio)
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Scopri cosa è la giustizia riparativa e perché è discussa nell’ambito di casi estremi come il femminicidio. Questo articolo esplora il concetto, gli obiettivi e le critiche di questa pratica giuridica.

Nel dibattito attuale sulla giustizia, emerge un termine cruciale: la “giustizia riparativa.” Ma cosa significa davvero? E come può essere applicata in un caso estremo come il femminicidio? In questo articolo, esploreremo il concetto di giustizia riparativa, i suoi obiettivi e le critiche che suscita, cercando di chiarire come può contribuire al processo di giustizia.

Cos’è la giustizia riparativa?

Cosa significa “giustizia riparativa”? La giustizia riparativa è un approccio alla risoluzione dei conflitti legali che va oltre la semplice punizione del colpevole. Si basa sull’idea che in ogni reato coinvolge non solo il colpevole e la vittima ma anche la comunità circostante. L’obiettivo principale non è semplicemente punire il colpevole, ma riparare il tessuto sociale fratturato dal reato. Del resto scopo della pena – recita la nostra Costituzione – non è solo “punire” ma anche “rieducare” e reinserire il reo nella società affinché non commetta più lo stesso errore. Dunque, la pena serve per migliorare le persone. E se queste dimostrano già di essere migliorate non c’è ragione di accanirsi nella punizione. Proprio su questa equazione si basa la giustizia riparativa.

Come funziona la giustizia riparativa?

Questo processo coinvolge un mediatore, chiamato “mediatore equiprossimo,” che facilita il dialogo tra le parti coinvolte. Il colpevole è tenuto a riconoscere pienamente la sua responsabilità e a confrontarsi con le conseguenze del suo atto. La vittima ha l’opportunità di esprimere il suo dolore e le sue aspettative. In alcuni casi, può coinvolgere anche “vittime aspecifiche” che hanno subito reati simili.

La prima cosa da dire a chi si scandalizza è che non si tratta di una misura alternativa alla pena, né di uno sconto di pena. Si tratta di un percorso parallelo, che si attiverà solo se il mediatore lo riterrà opportuno: il condannato resta in carcere. La pena resta almeno inizialmente invariata, ma se il percorso di riabilitazione avrà esito positivo allora questa potrà subire una riduzione di un terzo.

Leggi per approfondimenti Cos’è la giustizia riparativa?

Messa alla prova per i minori

Il decreto legge contro il disagio giovanile ha introdotto nel procedimento minorile il «percorso di rieducazione del minore». Consiste nello svolgimento di un programma di rieducazione e reinserimento sociale proposto dal pubblico ministero, sentiti i servizi minorili. Ma il processo penale minorile è da sempre incentrato sulla giustizia riparativa. Per tutti i reati il giudice può disporre la sospensione del processo con messa alla prova, che consiste nello svolgimento di un progetto di recupero del minore, redatto dai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia con quelli dei servizi socioassistenziali degli enti locali. Il buon esito comporta l’estinzione del reato. La sospensione può durare fino a tre anni e il beneficio può essere ottenuto più di una volta. La messa alla prova è concessa anche nel giudizio abbreviato o immediato. La Cassazione ha stabilito che il contraddittorio con la difesa sul progetto di intervento redatto dai servizi minorili deve essere garantito a pena di nullità (sentenza 4926/2020).

In seguito al decreto legislativo 150/2022 (riforma Cartabia) il giudice, con la sospensione del processo, può impartire prescrizioni dirette a promuovere la conciliazione del minorenne con la vittima.

Messa alla prova per gli adulti

Il decreto legislativo 67/2014 ha introdotto la messa alla prova anche per i maggiorenni. Essa comporta lo svolgimento di condotte volte all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato, nonché, ove possibile, il risarcimento dei danni causati. Inoltre, la concessione della messa alla prova è subordinata alla prestazione di lavoro di pubblica utilità. La messa alla prova non può essere concessa più di una volta. Con la sentenza 174/2022 la Corte costituzionale ha però stabilito che l’imputato può beneficiare della messa alla prova una seconda volta per i reati connessi. Nel periodo di sospensione del processo la prescrizione è sospesa. La misura investe i reati per cui è prevista la citazione diretta, oppure puniti con reclusione non superiore nel massimo a quattro anni, sola, congiunta o alternativa a pena pecuniaria. Il decreto legislativo 150/2022, ampliando il novero dei reati per cui è prevista la citazione diretta, ha ulteriormente rafforzato la misura.

Giustizia riparativa nel caso di femminicidio

Il caso del femminicidio di Carol Maltesi ha suscitato un acceso dibattito sull’applicazione della giustizia riparativa. Si tratta di una giovane ragazza uccisa dal vicino di casa a martellate, sgozzata, fatta a pezzi e nascosta nel freezer per diversi mesi.

È importante sottolineare che questo approccio non implica la riduzione della pena del colpevole o la negazione del dolore della vittima. Invece, mira a ottenere tre obiettivi fondamentali.

Obiettivo 1: Consapevolezza del colpevole

La giustizia riparativa cerca di far capire al colpevole la gravità del suo gesto. La condanna e la pena spesso non riescono a raggiungere questo obiettivo. Attraverso il dialogo e la riflessione, si spera che il colpevole si renda davvero conto dell’orrore del suo atto.

Gli obiettivi, dunque, sono questi. Non perdonare cristianamente, ma consentire al responsabile una assunzione reale di responsabilità. La condanna e la pena spesso non hanno alcun effetto sui colpevoli. Rendersi conto di quel che si è fatto, a volte, è un percorso lungo, che va seguito insieme agli altri e a un mediatore.

Obiettivo 2: Riconoscimento del dolore della vittima

La vittima ha l’opportunità di essere ascoltata e di ricevere un qualche forma di ristoro, seppur limitato, per il dolore subito. Il confronto con il colpevole può offrire un senso di sollievo e di giustizia più profondo.

Obiettivo 3: Elaborazione del trauma della comunità

La giustizia riparativa mira anche a consentire alla comunità di elaborare il trauma causato dal reato. È un passo verso la ricostruzione dei legami sociali fratturati.

Critiche e obiezioni

Alcuni critici sottolineano che l’applicazione della giustizia riparativa dovrebbe avvenire solo dopo che la sentenza è definitiva. Tuttavia, è importante notare che questa pratica è stata utilizzata informamente in molte circostanze nel passato.

Altri sostengono che applicare la giustizia riparativa in casi estremi come il femminicidio possa minare la percezione della gravità dei reati. Tuttavia, l’obiettivo non è minimizzare il reato, ma piuttosto far assumere al colpevole una piena responsabilità.

Violenza di genere, nuove norme sul Codice rosso

Per aiutare le vittime di violenze di genere è stata introdotta nel 2019 la legge “Codice rosso”, che ha attuato la Convenzione di Istanbul sulla lotta alla violenza contro le donne; al centro si è messo il fattore tempo per evitare ritardi nelle indagini e nelle tutele che possono portare a conseguenze drammatiche. Ora, si rende più stringente l’obbligo di sentire le persone offese entro tre giorni, “sanzionando” con la revoca il magistrato che non lo rispetta.

Ma le falle del sistema di tutela non sembrano stare nelle norme. Anzi. Dagli «Orientamenti in materia di violenza di genere» della Procura generale della Cassazione del 3 maggio scorso, elaborati dopo un confronto con le Procure generali, emerge che gli strumenti esistono e sono efficaci. Il nodo è la loro applicazione, che fa i conti con criticità organizzative dovute sia ai numeri inadeguati della magistratura e della polizia giudiziaria del settore, sia, soprattutto, alla carenza di formazione specifica degli operatori, a partire proprio dalla polizia giudiziaria e dai servizi social

 
Pubblicato : 26 Settembre 2023 05:32