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Garage: quando è obbligatorio il certificato di prevenzione incendi

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(@angelo-greco)
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Scopri le norme antincendio per garage con cisterne di carburante in modo da evitare sanzioni.

Quando si parla di sicurezza, il tema degli incendi è tra i primi nella lista delle preoccupazioni, soprattutto all’interno dei condomini dove i potenziali danni per gli appartamenti possono essere ingenti.

La prevenzione incendi è fondamentale e, in certi casi, obbligatoria per legge. Questo articolo vuole chiarire in quando il certificato di prevenzione incendi è obbligatorio per il garage.

Vedremo anche quali sono gli obblighi di sorveglianza e di messa in sicurezza che gravano sull’amministratore. Ma procediamo con ordine.

Come funziona la normativa antincendi in condominio?

Per gli edifici di civile abitazione, quindi per i condomini, è in vigore la normativa antincendio prevista dal Decreto 30/2019 recante il titolo «Modifiche e integrazioni all’allegato del decreto 246/1987 concernente norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione». Se l’amministratore di condominio non si adegua alle direttive previste dal Decreto rischia le sanzioni civili e penali sancite nel Dlgs 758/98. In generale, possiamo dire che in condominio è obbligatorio disporre di un sistema antincendio, pure avvalendosi della presenza degli estintori, allorquando l’edificio di cui consta abbia:

  • un’altezza superiore ai 24 metri in gronda;
  • sia dotato di autorimesse;
  • disponga di una caldaia;
  • abbia un deposito di Gpl.

Cos’è il Certificato Prevenzione Incendi (CPI)?

Il certificato di prevenzione incendi – Cpi, oggi sostituito dalla Scia antincendio (segnalazione certificata inizio attività) – è un documento redatto da un tecnico abilitato o dai Vigili del fuoco. Esso attesta che un determinato luogo rispetta la normativa vigente riguardante la prevenzione incendi.

Il decreto autorimesse (Dpr 151/2011), poi integrato dal Dm Interno 21 febbraio 2017 e successivamente dal Dm Interno 15 maggio 2020, che contiene nuove regole per i garage di superficie superiore a 300 metri quadrati, stabilisce l’obbligo, per chi è responsabile di un edificio, cioè dell’amministratore di un condominio, di ottenere il certificato di prevenzione incendi, sotto pena di propria responsabilità penale, anche per il mancato rinnovo periodico della conformità antincendio (Cassazione, n. 3921/2022).

Quando è obbligatorio avere il certificato di prevenzione incendi per un garage?

Il certificato di prevenzione incendi (CPI) è obbligatorio per quei garage che presentano particolari condizioni di rischio, come la presenza di cisterne di carburante. Se hai installato una cisterna senza notificarlo e senza presentare una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (Scia) ai vigili del fuoco, sappi che rischi sanzioni severe.

Cosa dice la legge riguardo al CPI nei garage?

La legge è chiara: detenere materiale infiammabile, come carburante, senza adeguata segnalazione ai vigili del fuoco, è un reato.

La sentenza n. 13201/17 della Cassazione del 20 marzo ha stabilito una pesante ammenda per il titolare di un garage che aveva trascurato questo obbligo.

Quali sono le conseguenze del mancato rispetto delle normative antincendio?

Le conseguenze possono essere di natura penale, come nel caso citato nella sentenza, dove il tribunale ha inflitto al trasgressore una multa di 1.300 euro. Questo perché si è reso colpevole di aver omesso la denuncia di materie esplodenti, violando gli articoli 20 del decreto legislativo 139/06 e l’articolo 679 del Codice Penale.

La sentenza evidenzia che la responsabilità penale non dipende dalla classificazione dello stabilimento nell’Allegato I al Dpr 151/11. Anche le attività rientranti nella categoria A devono seguire le procedure di controllo antincendio previste. La negligenza nel seguire tali procedure comporta sanzioni, a prescindere dall’attivazione o meno dei controlli.

L’amministratore deve fare i controlli?

L’amministratore è tenuto a rispettare e a far rispettare anche agli altri condomini la normativa antincendio con riferimento all’edificio.

L’amministratore che non adempie a tali doveri ha una responsabilità penale a norma degli articoli 1130, numeri 3 e 4, e 1135, secondo comma, del Codice civile che gli attribuiscono una posizione di garanzia. Tale ruolo gli impone l’obbligo di vigilare sulle parti comuni e di adottare tutte le misure idonee a prevenire pericoli per l’incolumità pubblica derivanti dalle cose comuni.

Ciò indipendentemente dal fatto che l’assemblea abbia o meno deliberato sul punto: l’amministratore deve attivarsi per eliminare i pericoli e non può trincerarsi dietro l’immobilismo dei condòmini (Cassazione penale, n. 34586/2021).

In caso di violazione dei propri doveri, l’amministratore è tenuto a risarcire i danni eventualmente provocati ai condòmini, derivanti dal mancato esercizio delle sue funzioni per comportamento negligente e omissivo.

Ogni condomino ha quindi il diritto di agire nei confronti dell’amministratore, provando il danno subìto. Si può procedere peraltro alla sua immediata revoca per giusta causa mediante la stessa assemblea che lo ha nominato o con provvedimento del giudice (anche dietro ricorso di un solo condomino).

 
Pubblicato : 10 Novembre 2023 08:30