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Furto in palestra: scatta l’aggravante?

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(@mariano-acquaviva)
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È possibile chiedere il risarcimento nel caso di furto avvenuto nello spogliatoio della palestra? Entro quanto tempo bisogna sporgere querela?

Per la legge esistono tante tipologie di furto, a seconda della concreta condotta posta in essere dal ladro. Ad esempio, secondo l’ordinamento giuridico una cosa è impossessarsi di un bene lasciato completamente incustodito, altro è invece introdursi di notte in un appartamento per sottrarre oro e gioielli. È in questo preciso contesto che si inserisce la seguente domanda: per il furto in palestra scatta l’aggravante?

Si pensi a chi ruba borse, portafogli e telefonini approfittando del fatto che i relativi proprietari si stiano allenando con gli attrezzi. In un’ipotesi del genere cosa rischia il ladro? Chi può denunciare il fatto alle autorità? Vediamo cosa dice la legge, anche alla luce della riforma Cartabia che ha reso procedibili a querela di parte molti reati.

Furto semplice e aggravato: qual è la differenza?

Come detto in apertura, la legge distingue tra diversi tipi di furto. Sostanzialmente tutte queste forme possono essere ricondotte in due grandi tipologie:

  • il furto semplice, che ricorre ogni volta in cui il ladro non ha utilizzato alcun mezzo particolare per impossessarsi del bene altrui, né ha approfittato di circostanze a sé particolarmente favorevoli;
  • il furto aggravato, che scatta invece tutte le volte in cui il responsabile si è avvantaggiato di metodi o di circostanze che hanno facilitato la commissione del reato.

La differenza tra le due tipologie è evidente soprattutto per quanto riguarda la pena: mentre il furto semplice è sanzionato con la reclusione da sei mesi a tre anni [1], per il furto aggravato è prevista la reclusione da due a sei anni [2].

Furto semplice e aggravato: esempi

È furto semplice quello commesso da chi si impossessa del portafogli o del telefonino lasciati incustoditi per lungo tempo sul tavolo di un bar, oppure quello realizzato sulla bicicletta in stato di abbandono all’interno di un cortile accessibile a tutti.

Al contrario, c’è furto aggravato nel caso in cui il ladro scassina la cassaforte oppure usa violenza su altre cose (furto con scasso); se si avvale di qualche particolare sotterfugio (è il caso dell’allaccio abusivo alla rete elettrica altrui); se al momento del fatto ha addosso con sé delle armi, anche se poi non le utilizza; se si avvale della sua particolare abilità (è il caso del borseggiatore); se commette il crimine insieme ad altri complici; se il furto ha ad oggetto beni esposti al pubblico, come ad esempio le auto parcheggiate in un posto accessibile a tutti oppure i prodotti esposti al supermercato (cosiddetto taccheggio).

Una particolare forma di furto aggravato è poi quella commessa introducendosi nella dimora altrui (furto in abitazione) oppure strappando il bene di dosso al proprietario (furto con scippo): in queste specifiche ipotesi la pena è della reclusione da quattro a sette anni [3].

Rubare in palestra è furto aggravato?

Chi ruba un oggetto in palestra, nello spogliatoio, nella sala attrezzi o in qualsiasi altra parte del centro sportivo non commette un furto semplice: scatta infatti l’aggravante perché il proprietario ha lasciato l’oggetto esposto alla “pubblica fede”, ossia confidando nella correttezza e onestà altrui, sul fatto cioè che il luogo privato gli consentisse di stare più tranquillo.

Dunque, chi approfitta di questa maggiore sicurezza del proprietario del bene (un capo di abbigliamento, un portafogli, un paio di scarpe, un cellulare, ecc.) commette il reato di furto aggravato.

Secondo la Corte di Cassazione [4], l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede [5] si può applicare nel caso del furto commesso nello spogliatoio di una palestra: non rileva il fatto che l’accesso ai locali del centro sia riservato ai soci muniti di badge.

Detta aggravante infatti scatta tutte le volte in cui sia più facile raggiungere la cosa oggetto di sottrazione e, quindi, anche quando la sorveglianza, da parte dei gestori della palestra, sia esercitata in modo non continuativo, tanto da non consentire di impedire il libero accesso da parte del pubblico.

Insomma, tutte le volte in cui l’accesso alla palestra – sebbene dotata di tornelli o di controllo delle impronte o di badge – sia accessibile a qualsiasi socio, senza particolari difficoltà, si applica l’aggravante dell’esposizione alla pubblica fede.

Secondo la giurisprudenza, integra il reato di furto aggravato dall’esposizione alla pubblica fede della cosa la condotta di chi sottrae alcune racchette da tennis e alcuni capi di abbigliamento all’interno dei locali di un circolo sportivo privato dotato di sistema di video sorveglianza a circuito chiuso, quando la sorveglianza è esercitata in modo non continuativo ed è quindi inidonea a impedire il libero accesso da parte del pubblico; difatti, affinché scatti l’aggravante, non conta tanto la natura, privata o pubblica, del luogo di esposizione del bene, bensì la facilità di raggiungere la cosa oggetto di sottrazione.

Furto in palestra: quanto tempo c’è per querelare?

A seguito della riforma Cartabia [6] anche il furto aggravato è diventato procedibile a querela di parte, a meno che la vittima non sia incapace per età o per malattia.

Di conseguenza, chi ha subito un furto in palestra ha tre mesi di tempo per presentare querela alle forze dell’ordine, chiedendo espressamente che il colpevole venga punito a norma di legge.

È possibile sporgere querela contro ignoti se non si è a conoscenza dell’identità del responsabile.

Furto in palestra: si può chiedere il risarcimento?

La vittima di un furto in palestra può chiedere il risarcimento al gestore o al proprietario della struttura, il quale ne risponde secondo le norme previste dalla legge per il contratto di albergo.

Secondo la giurisprudenza [7], i principi sulla responsabilità dell’albergatore sono applicabili anche ad altre strutture, tra cui le palestre, poiché anche in tali fattispecie l’utente, per fruire appieno dei servizi, abbandona provvisoriamente la custodia di alcuni oggetti personali.

La responsabilità dell’albergatore per le cose dei clienti sorge per il solo fatto dell’introduzione, da parte del cliente stesso, delle cose nell’albergo, indipendentemente da qualsiasi consegna.

Tuttavia, per il gestore di un impianto sportivo la responsabilità per le cose non consegnategli in custodia è limitata solo a quelle di cui è opportuno liberarsi per il miglior godimento della prestazione, e il risarcimento non può superare di dieci volte il loro valore.

Il titolare o il gestore di una palestra è tenuto quindi a risarcire i danni per il furto commesso all’interno della struttura ai danni dei clienti solamente se si tratta di oggetti quotidiani di cui gli utenti dovevano liberarsi per svolgere l’attività.

Da tanto deriva che non si potrà pretendere alcun risarcimento se qualcuno porta un diamante in palestra oppure un altro oggetto di rilevante valore, in quanto la struttura sportiva non è sicuramente una banca, presso cui ci si reca per consegnare i propri preziosi.

Per ulteriori approfondimenti, si legga l’articolo dal titolo Furto in palestra: come farsi risarcire. 

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Pubblicato : 30 Gennaio 2023 10:30