forum

Fonte confidenziale...
 
Notifiche
Cancella tutti

Fonte confidenziale: può giustificare una perquisizione?

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
45 Visualizzazioni
(@mariano-acquaviva)
Post: 2341
Illustrious Member Registered
Topic starter
 

Chi sono gli informatori di polizia? Si può procedere ad atti d’investigazione limitativi della libertà altrui sulla base di una denuncia anonima?

Nel compimento delle proprie indagini la polizia spesso ricorre ad alcune fonti confidenziali, cioè a persone che, più o meno frequentemente, sono in grado di riferire informazioni utili alle forze dell’ordine. Per tutelare la sicurezza personale di questi soggetti, la legge ne garantisce l’anonimato, almeno entro certi limiti. È in questo contesto che si inserisce il seguente quesito: quanto riferito da una fonte confidenziale può giustificare una perquisizione?

Mettiamo il caso che un confidente della polizia suggerisca di entrare in casa di una certa persona perché, al suo interno, troverà di certo un ingente quantitativo di droga destinato allo spaccio. Sulla base di questa sola informazione, le forze dell’ordine possono essere autorizzate dal giudice a eseguire la perquisizione? Vediamo cosa ne pensano la legge e la giurisprudenza.

Cosa sono le fonti confidenziali?

Per “fonte confidenziale” si intende la persona che collabora con la polizia fornendo informazioni riservate che possono essere utili alle indagini.

Non si tratta di un lavoro: il confidente è solamente una persona a cui le forze dell’ordine si rivolgono quando ritengono che, con le informazioni in suo possesso, possa contribuire alle investigazioni.

È però vero che molto spesso tra informatori e polizia si instaura un vero e proprio legame di fiducia, una specie di collaborazione duratura nel tempo: quando ciò accade, non è da escludersi che le forze dell’ordine siano disposte anche a pagare per ottenere le notizie che cercano.

Va tuttavia precisato che, a carico del confidente, non sussiste alcun obbligo di collaborare con la giustizia.

Le fonti confidenziali sono anonime?

Le fonti confidenziali sono per definizione anonime: se infatti la loro identità venisse rivelata difficilmente potrebbero continuare ad avere accesso alle informazioni riservate di cui sono portatori.

Si pensi allo spacciatore che, allo stesso tempo, passa informazioni alla polizia: se la sua identità fosse nota, non solo perderebbe la fiducia delle persone che tradisce con le soffiate alle forze dell’ordine, ma metterebbe a rischio la propria incolumità personale.

L’anonimato è garantito direttamente dalla legge, secondo la quale il giudice non può obbligare la polizia a rilevare i nomi dei loro informatori [1].

L’anonimato, però, ha un prezzo da pagare. Vediamo quale.

I confidenti della polizia devono testimoniare?

Secondo la legge, le informazioni riferite dai confidenti della polizia possono essere utilizzate in giudizio solo se questi accettano di testimoniare in tribunale oppure, durante le indagini, di essere sentiti in qualità di persone informate sui fatti.

In pratica, quanto riferito in via confidenziale alla polizia può ufficialmente entrare a far parte del procedimento penale in corso solamente se gli informatori rinunciano all’anonimato e decidono di essere sentiti come qualsiasi altro soggetto che può riferire circostanze utili ai fini del buon esito delle investigazioni.

Da tanto deriva che nessuna accusa potrà mai basarsi sulla denuncia anonima di un informatore, se questi non decide di uscire allo scoperto.

Le fonti confidenziali possono giustificare una perquisizione?

Secondo la Corte di Cassazione [2], se la segnalazione è costituita da una fonte confidenziale anonima, il decreto di perquisizione, fondato esclusivamente su di essa, è nullo.

Infatti, la denuncia confidenziale o anonima, che non è inseribile negli atti e non è utilizzabile, non può qualificarsi notizia di reato idonea a dare inizio alle indagini preliminari, cosicché l’accusa non può procedere a perquisizioni, sequestri ed intercettazioni telefoniche.

In effetti, è la legge stessa a stabilire che i documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti né in alcun modo utilizzati, salvo che costituiscano corpo del reato o provengano comunque dall’imputato [3].

Dunque, così come nessuno può essere sottoposto a processo sulla base di una fonte anonima, allo stesso modo la polizia non può procedere a compiere atti d’investigazione invasivi della libertà altrui sulla scorta di notizie confidenziali.

 
Pubblicato : 23 Agosto 2023 13:15