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Fisco e lavoratori autonomi: come evitare problemi

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(@paolo-remer)
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Come funziona la tassazione del lavoro autonomo; quali adempimenti sono previsti; come prevenire accertamenti e sanzioni.

I lavoratori dipendenti si sentono più tartassati degli autonomi perché subiscono il prelievo Irpef mediante trattenuta alla fonte, cioè direttamente in busta paga, da parte del datore di lavoro che opera in qualità di sostituto d’imposta. Gli autonomi, invece, devono provvedere da sé a liquidare e versare le imposte, che comunque non sono leggere, anzi: in virtù di una astratta presunzione di evasione, il carico tributario nei loro confronti risulta a volte più pesante, considerando anche gli adempimenti contributivi e gli oneri di gestione della partita Iva.

Così il rapporto tra Fisco e lavoratori autonomi si nutre di una tendenziale sfiducia del primo nei confronti dei secondi, ed è spesso conflittuale; vediamo come evitare problemi che possono sorgere quando l’Agenzia delle Entrate richiede chiarimenti sui redditi percepiti o arriva un vero e proprio controllo sull’attività esercitata; il che può avvenire anche a distanza, con l’analisi dei movimenti compiuti sui conti correnti bancari.

Come viene tassato il lavoro autonomo

Il lavoro autonomo si distingue da quello dipendente perché manca il vincolo di subordinazione nei confronti del datore di lavoro, che non può imporre orari ed interferire sulle modalità di svolgimento delle prestazioni: quello che conta è soltanto il risultato dell’attività commissionata, che può essere, a seconda dei casi, un’opera o un servizio, da eseguire o consegnare entro i termini stabiliti.
Il compenso pattuito è il corrispettivo monetario della prestazione svolta e, ovviamente, è tassato, con il regime Irpef, che presenta importanti particolarità previste proprio per la categoria dei lavoratori autonomi, in cui rientrano milioni di contribuenti italiani, come i liberi professionisti, i consulenti, gli artigiani, gli artisti ed i freelance anche senza partita Iva.

Lavoratori autonomi: adempimenti fiscali

I lavoratori autonomi devono fatturare i compensi percepiti per le prestazioni svolte nei confronti dei vari committenti al momento dell’incasso del corrispettivo. Solo se i guadagni non superano i 5.000 euro lordi annui è possibile emettere una semplice ricevuta per prestazione occasionale, applicando però una ritenuta d’acconto del 20% nei casi previsti ed anche una marca da bollo da 2 euro se l’ammontare supera i 77,46 euro.

In questi casi, se l’attività è sporadica e non è svolta in forma continuativa, non è necessaria l’apertura della partita Iva. Le prestazioni di lavoro autonomo occasionale rientrano tra i «redditi diversi» [1] e non tra quelli di lavoro autonomo [2].

Salvo il caso delle prestazioni occasionali di cui abbiamo appena parlato, l’ammontare dei corrispettivi ricevuti dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi persone fisiche da presentare ogni anno (modello Redditi PF), riportandolo nell’apposito quadro dedicato ai proventi di lavoro autonomo ed assimilati: RE per gli esercenti arti e professioni, RL per i redditi di lavoro autonomo diversi, LM per i contribuenti in regime forfettario. È prevista anche l’indicazione delle eventuali spese deducibili in quanto destinate alla produzione del reddito (per i forfettari l’abbattimento avviene in base al coefficiente di redditività stabilito in base al codice Ateco dell’attività esercitata).

Il calcolo dell’Irpef dovuta segue i normali scaglioni ed aliquote, dipendenti dall’ammontare dei redditi complessivi, quindi la tassazione parte dal 23% per i redditi fino a 15mila euro ed arriva al 43% per la parte eccedente i 50mila; ma per i lavoratori autonomi è prevista – oltre alla possibilità di beneficiare di tutte le possibili deduzioni e detrazioni fiscali previste per la generalità dei contribuenti – una specifica detrazione forfettaria.

Lavoratori autonomi: detrazioni spettanti

A seguito della riforma fiscale che ha modificato una norma del Testo Unico delle Imposte sui Redditi [2], dal 2022 le detrazioni Irpef spettanti ai lavoratori autonomi sono pari a:

  • 1265 euro per i redditi fino a 5.500 euro (in questo modo si ottiene una detassazione completa; in precedenza, fino al 2021, il limite era di 4.500 euro);
  • 500 euro, più il prodotto risultante dalla moltiplicazione tra 765 euro e il risultato della divisione tra 28.000 meno il reddito complessivo e 22.500 euro; in termini algebrici, la formula è 500+(1.265-500) x (28.000-reddito)/(28.000-5.500); versione semplificata: 500 + 765 x [(28.000-reddito complessivo)/22.500)];
  • 500 euro per i redditi da 28mila a 50mila euro, ma solo per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000, meno il reddito complessivo, e 22.000. Ecco la formula: 500 x [50.000-reddito)/(50.000-28.000)]; versione breve: 500 x [(50.000-reddito complessivo)/22.000];
  • nessuna detrazione per i redditi di lavoro autonomo oltre i 50mila euro annui.

I suddetti importi operano in diminuzione dell’Irpef, da versare entro le consuete scadenze: acconto entro il 30 novembre, con unico versamento pari al 100% dell’imposta dovuta se il totale non supera i 257,52 euro, o in due rate di cui la prima, pari al 40% dell’importo dovuto, entro il 30 giugno (insieme al saldo dell’anno precedente) e la seconda, pari al restante 60%, entro il 30 novembre. L’acconto non è dovuto se l’imposta è inferiore a 51,65 euro al netto di detrazioni, crediti d’imposta, ritenute ed eccedenze.

Lavoratori autonomi in regime forfettario

I lavoratori autonomi con partita Iva possono rientrare nel regime forfettario se non superano gli 85mila euro di compensi annui (limite vigente dal 2023: prima era di 65mila euro) e sono in possesso degli altri requisiti ordinari: il vantaggio è che è prevista un’imposta sostitutiva dell’Irpef, con aliquota fissa, pari al 15% (ridotta al 5% nei primi 5 anni di attività) e non si versa l’Iva. Superando i 100mila euro annui, però, si verifica automaticamente e nel corso dello stesso anno la fuoriuscita dal regime forfettario (per i dettagli leggi “Regime forfettario: cosa succede se si superano i limiti“).

Inoltre i lavoratori autonomi forfettari dal 1° luglio 2022 devono emettere la fattura elettronica se superano i 25mila euro di ricavi o compensi annui; al di sotto di tale soglia rimane facoltativa la fattura cartacea, ma è sempre possibile, in via facoltativa, la modalità elettronica. Dal 2024 l’obbligo di fatturazione elettronica scatterà per tutti.

Lavoratori autonomi: obblighi e violazioni

Da quanto abbiamo detto, appare chiaro che i principali e ineludibili obblighi fiscali dei lavoratori autonomi sono:

  • l’apertura della partita Iva, se l’attività è svolta in modo abituale, continuo ed esclusivo (sono quindi escluse le prestazioni occasionali);
  • presentare la dichiarazione dei redditi, e, in particolare, compilare il quadro LM indicando i compensi percepiti nell’anno d’imposta considerato;
  • svolgere, se dovuti, gli obblighi Iva (anche i forfettari devono emettere le fatture, ma sono esonerati dagli adempimenti conseguenti, come la liquidazione e il versamento dell’Iva).

La violazione di questi obblighi comporta l’applicazione di pesanti sanzioni amministrative pecuniarie, irrogate a seguito di accertamento svolto dall’Agenzia delle Entrate, la cui misura dipende dalla tipologia dell’inadempimento e dall’entità dell’evasione realizzata. È evidente, quindi, che per prevenire i controlli dell’Amministrazione finanziaria è necessario non saltare o eludere nessuno di questi adempimenti e passaggi, tenendo presente anche che il controllo sui conti correnti bancari dei lavoratori autonomi può fondare una presunzione di maggiori redditi conseguiti, di fronte alla quale il contribuente, per evitare l’accertamento, è tenuto a fornire giustificazione analitica dei vari movimenti compiuti, come i versamenti e gli accrediti ricevuti.

 
Pubblicato : 3 Aprile 2023 06:45