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Fake news: quali sono gli obblighi dei social

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(@carlos-arija-garcia)
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Esiste un Regolamento europeo contro la diffusione di informazioni false attraverso e grandi piattaforme online. Ecco cosa prevede.

Tre italiani su quattro dichiarano di preferire l’informazione online a quella, per così dire, tradizionale. Uno su due si tiene aggiornato su quello che succede in Italia e nel mondo tramite i social network, che vengono utilizzati anche per apprendere nozioni di base a livello sociale, storico e culturale. Questo comporta un’enorme responsabilità per chi mette a disposizione dei naviganti l’enorme massa di informazioni che transita ogni giorno sulle reti sociali. Notizie, però, che non sempre vengono controllate né da chi le scrive, né da chi le diffonde né, tanto meno, da chi le legge, che spesso le prende per oro colato. Sul fronte delle fake news, quali sono gli obblighi dei social? Devono controllare ciò che viene scritto sulle bacheche degli utenti?

Il Parlamento europeo è intervenuto recentemente su questa delicata questione approvando un Regolamento sui servizi digitali che, tra le altre cose, responsabilizza maggiormente i gestori delle grandi piattaforme online sui contenuti pubblicati sule loro piattaforme. Vediamo in quali termini.

Fake news: cos’è il Regolamento Ue sui servizi digitali?

Tra le varie cose che ci ha insegnato la pandemia da Covid c’è sicuramente il rischio della disinformazione e la necessità di rafforzare le regole sula correttezza dei contenuti che vengono pubblicati online, in modo particolare sui social network che, come abbiamo detto, diventano sempre più la principale fonte di informazione per gli utenti, soprattutto di quelli più giovani.

Secondo la Commissione europea, è stata proprio la pandemia a rendere più importante il ruolo della realtà digitale e a mettere in evidenza le sue carenze dal punto di vista della sicurezza dell’informazione. Da qui, la necessità di approvare un Regolamento Ue sui servizi digitali [1], il cosiddetto Digital Service Act, che si pone come strumento contro la diffusione delle fake news attraverso l’obbligo in capo alle Bug Tech di controllare in modo più responsabile i contenuti diffusi sulle loro piattaforme.

I contenuti illegali secondo il Regolamento Ue

Il Digital Service Act, cioè il Regolamento europeo sui servizi digitali, detto anche Dsa, è stato approvato dal Parlamento Ue per fissare le condizioni per lo sviluppo e l’espansione sana dei servizi innovativi nel mercato interno dell’Unione di fronte ai sempre più frequenti fenomeni di abuso di detti servizi, come il loro utilizzo mirato alla diffusione di contenuti dannosi e illegali, fake news, e altro.

A tal proposito, il Regolamento definisce «contenuti illegali» anche le informazioni che riguardano contenuti, prodotti o servizi «che, di per sé o in relazione a un’attività non sono conformi al diritto dell’Unione o di qualunque Stato membro conforme con il diritto dell’Unione, indipendentemente dalla natura o dall’oggetto specifico di tale diritto».

Tale definizione, puntualizza il Dsa, riguarda «le informazioni, indipendentemente dalla loro forma, che ai sensi del diritto applicabile sono di per sé illegali, quali l’illecito incitamento all’odio o i contenuti terroristici illegali e i contenuti discriminatori illegali, o che le norme applicabili rendono illegali in considerazione del fatto che riguardano attività illegali».

Il Regolamento ne fa qualche esempio e cita, tra le altre cose:

  • la condivisione di immagini che ritraggono abusi sessuali su minori;
  • la condivisione non consensuale illegale di immagini private;
  • il cyberstalking (cioè il pedinamento informatico);
  • la vendita di prodotti non conformi o contraffatti;
  • la vendita di prodotti o la prestazione di servizi in violazione della normativa sulla tutela dei consumatori;
  • l’utilizzo non autorizzato di materiale protetto dal diritto d’autore;
  • l’offerta illegale di servizi ricettivi;
  • la vendita illegale di animali vivi.

Fake news: gli obblighi imposti ai social dal Regolamento Ue

Il Regolamento sui servizi digitali approvato dal Parlamento europeo insiste in modo particolare anche sulla questione della trasparenza e dell’informazione nei confronti degli utenti e dei destinatari dei servizi resi. A tal proposito, la normativa prevede innanzitutto che i gestori delle piattaforme online (a cominciare da quelli dei social network) includano nelle condizioni generali informazioni sulle restrizioni che sono imposte sull’uso dei servizi.

Tali informazioni riguardano «tra l’altro le politiche, le procedure, le misure e gli strumenti utilizzati ai fini della moderazione dei contenuti, compresi il processo decisionale algoritmico e la verifica umana, nonché le regole procedurali del loro sistema interno di gestione dei reclami». Inoltre, devono essere redatte «in un linguaggio chiaro, semplice, comprensibile, facilmente fruibile e privo di ambiguità» ed essere rese «disponibili al pubblico in un formato facilmente accessibile e leggibile meccanicamente».

I Big Tech, inoltre, sono tenuti a valutare i rischi associati all’uso dei loro servizi e a mettere in atto i mezzi adeguati a rimuovere i contenuti problematici.

Tali sistemi saranno verificati una volta all’anno da organismi indipendenti e posti sotto la supervisione della Commissione europea, che può infliggere sanzioni fino al 6% delle loro vendite annuali in caso di infrazioni ripetute.

Questo meccanismo, secondo il Governo comunitario, consente di disporre di misure «proporzionate ed efficaci» nei confronti di piattaforme molto grandi che potrebbero contribuire alla diffusione di informazioni false.

 
Pubblicato : 1 Luglio 2023 16:00