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Evasione fiscale: è lecito il sequestro di tutti i pc dello studio?

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(@paolo-florio)
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L’articolo esamina le questioni legali riguardanti il sequestro di computer nello studio di un professionista in caso di sospetta evasione fiscale.

È mai lecito sequestrare tutti i computer di uno studio professionale in caso di sospetta evasione fiscale? È una questione che potrebbe interessare a molti, sia professionisti che clienti. Nonostante la complessità del diritto fiscale, è fondamentale capire come funzionano le procedure di indagine fiscale e quali possono essere le possibili conseguenze. In questo articolo, esamineremo il caso specifico in cui il software potenzialmente utilizzato per l’evasione fiscale può essere attivato solo tramite una pen-drive, rendendo quindi necessario il sequestro di tutti i PC dello studio.

Cosa dice la legge sul sequestro di beni in caso di indagine fiscale?

La legge italiana consente il sequestro di beni, inclusi i computer, in caso di sospetta evasione fiscale. Questa procedura è finalizzata a raccogliere prove utili all’indagine. Tuttavia, il sequestro deve essere proporzionato e non eccessivo rispetto all’obiettivo dell’indagine.

È possibile sequestrare il computer di un professionista non indagato?

Secondo una sentenza della Cassazione (1159/17), se vi è il sospetto che un software specifico sia stato utilizzato per l’evasione fiscale in uno studio, è possibile sequestrare tutti i computer presenti, incluso il PC di un professionista non indagato. Questo perché per comprendere il meccanismo fraudolento dei profitti “in nero”, può essere necessario sequestrare tutte le apparecchiature.

Quali sono le possibili conseguenze per il professionista?

Se il computer del professionista viene sequestrato, potrebbe trovarsi nell’impossibilità di lavorare, poiché le informazioni necessarie per la sua attività sono contenute nei dispositivi sequestrati. Questa situazione può causare gravi problemi, soprattutto se il professionista non è coinvolto nell’evasione fiscale sospetta.

Proprio per questo la giurisprudenza ritiene che vi debba essere sempre una “proporzione” tra la misura adottata e la condotta del contribuente: ecco perché vi deve essere il fondato sospetto che lo strumento sia “corpo del reato” ossia un mezzo per compiere l’evasione  o in esso si racchiudano prove rilevanti.

Supponiamo che nello studio di un dentista siano stati sequestrati tutti i computer a seguito di un’indagine fiscale. Questo perché, secondo l’indagine, tutti i dentisti dello studio utilizzavano uno specifico software, attivabile tramite pen-drive, sospettato di essere utilizzato per l’evasione fiscale. Anche se il dentista in questione non era coinvolto nella presunta evasione, il suo computer è stato comunque sequestrato, impedendogli di lavorare. Nonostante il ricorso, la Cassazione ha confermato la legittimità del sequestro.

Conclusione

In sintesi, secondo la pronuncia della Cassazione qui in commento, se c’è il sospetto di ricavi in nero ottenuti con lo stesso software, si può disporre il sequestro probatorio di tutti i pc presenti nello studio, compreso l’elaboratore del professionista non indagato che, privato della strumentazione, non può lavorare. 

 La Cassazione, in questo, non fa sconti al terzo non indagato: per comprendere il meccanismo fraudolento dei profitti “in nero”, bisogna sequestrare tutte le apparecchiature.

I giudici infatti chiariscono che «sia di tutta evidenza come la ricerca del software e della pen drive, dell’unità Nas fosse necessaria per l’accertamento delle modalità di commissione del reato ipotizzato (articolo 4 del decreto legislativo 74/00)». In particolare, «lungi dal restare silente sulle doglianze difensive, confuta le medesime osservando come le dichiarazioni accusatorie rese da un teste avessero avuto un primo riscontro nell’esito della perquisizione riscontro che ha ragionevolmente indotto la polizia giudiziaria a svolgere ulteriori accertamenti anche presso il terzo non indagato nel cui studio la denunciante ha affermato essere utilizzato il medesimo software con le medesime modalità di gestione parallela della contabilità, donde il tribunale ha ritenuto del tutto congrua la decisione di disporre la perquisizione dello studio del ricorrente, essendo il fine quello di ottenere il corpo del reato su cui dovranno essere condotti ulteriori accertamenti».

 
Pubblicato : 2 Giugno 2023 11:15