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È reato offendere qualcuno in call o in chat davanti ad altri?

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(@angelo-greco)
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Scopriamo quando offendere un collega durante una call, una chat o via email può costituire un reato di diffamazione. Sul tema si è espressa la Cassazione.  

Ti sei mai chiesto se offendere una persona in una call o in chat può costituire un reato? E cosa succede se le offese vengono pronunciate davanti ad altri colleghi? Queste domande, sempre più attuali in un mondo del lavoro sempre più digitalizzato, hanno trovato risposta in una recente sentenza della Corte di Cassazione. Nel corso del seguente articolo esploreremo i dettagli di questa sentenza e cercheremo di capire quando un’offesa può diventare un reato di diffamazione.

Quando una offesa diventa diffamazione?

Il reato di diffamazione si verifica quando una persona offende l’onorabilità o la reputazione di un’altra, in presenza di terzi. A tal fine sono sufficienti anche solo due persone. È essenziale tuttavia che la vittima, in quel momento, non sia presente e che quindi non possa difendersi. In tali casi è possibile sporgere querela entro 3 mesi da quando si è avuto conoscenza del fatto.

Viceversa, se la vittima è presente ed è proprio a lei che il responsabile si rivolge nel momento in cui proferisce gli insulti e le offese, non si rientra più nel campo della diffamazione ma dell’ingiuria. E questo a prescindere dal fatto che tale condotta sia commessa in presenza di più persone. 

È bene sapere che l’ingiuria non è più reato dal 2016, ma un semplice illecito civile a fronte del quale può essere solo chiesto il risarcimento del danno all’esito di un normale processo civile. Il giudice, con la sentenza, condannerà il colpevole altresì al pagamento di una sanzione da versare allo Stato.

Dunque l’elemento distintivo tra il reato di diffamazione e l’illecito civile dell’ingiuria non è il numero delle persone che sentono o leggono la frase offensiva ma la presenza o meno della vittima in quel preciso istante.  

A questo punto si pone il problema di stabilire se, in caso di utilizzo di strumenti digitali, si possa parlare di “presenza della vittima” quando questa, magari, in quel momento, non è fisicamente presente o non è neanche collegata al computer e magari legge la frase in un momento successivo. Sul punto è essenziale comprendere il chiarimento fornito dalla Cassazione. 

Cosa succede se l’offesa viene proferita in una call?

Supponiamo che durante una call con più partecipanti, Tizio offenda pesantemente Caio. In questo caso, secondo la sentenza della Corte di Cassazione, se l’offesa viene proferita nel corso di una riunione a distanza, alla quale partecipano più persone contestualmente collegate, ricorrerà l’ipotesi della ingiuria commessa alla presenza di più persone. E dunque non c’è reato ma un semplice illecito civile. Non è quindi possibile sporgere querela ma bisognerà intraprendere un’azione di risarcimento del danno.

Il concetto di «presenza» dell’offeso – che è l’elemento distintivo tra l’ingiuria e la diffamazione – non implica necessariamente la presenza fisica, in unità di tempo e di luogo, ma può implicare anche una situazione ad essa equiparabile realizzata con l’ausilio dei moderni sistemi tecnologici (call conference, audioconferenza o videoconferenza: criterio, questo, che vale anche in caso di presenza solo “virtuale” dell’offeso).

E se l’offesa avviene via chat o email?

La situazione cambia se l’offesa viene inviata in una chat tra più persone o via email con più destinatari che possano leggere il contenuto. Prendiamo come esempio Tizio che manda una email offensiva a Caio, mettendo in copia altri colleghi. Secondo la Corte di Cassazione, se l’email viene inviata ad una pluralità di destinatari, anche se tra questi vi sia l’offeso, si configura il reato di diffamazione. Questo perché non c’è una contestualità del recepimento del messaggio, dato che ogni destinatario leggerà l’email in momenti diversi.

Lo stesso dicasi per quanto riguarda la chat a cui partecipa la vittima: non conta quindi il fatto che questa sia “dentro” il gruppo. Anche in questa ipotesi si configura la diffamazione e dunque il reato.

 

 
Pubblicato : 25 Maggio 2023 09:30