È lecita una penale nel contratto di assunzione?
Cosa rischia il dipendente che, dopo aver accettato il lavoro, vi rinuncia e non prende servizio entro la data concordata nella lettera di assunzione?
Hai mai ricevuto una lettera di assunzione con una data d’inizio differita? E se così fosse, avresti mai considerato le conseguenze di non rispettarla? Un recente caso ha sollevato molte domande riguardo la possibilità, per il datore di lavoro, di chiedere un risarcimento. Di qui la domanda: è lecita una penale nel contratto di assunzione che scatti nel caso in cui il dipendente non prenda servizio nel giorno concordato.
Nel seguente articolo, esploreremo una sentenza del Tribunale di Forlì del 21 marzo 2023, che riguarda proprio questo aspetto.
Cos’è una clausola penale nelle lettere di assunzione?
Il contratto di lavoro siglato all’atto dell’assunzione può prevedere il pagamento di un risarcimento, già predeterminato in via forfettaria – tale è appunto la penale – se il dipendente non prende servizio nel termine stabilito dalle parti. Si tratta di una sanzione economica che non inficia il contratto stesso e che non può determinare ulteriori conseguenze di tipo disciplinare (come il licenziamento, la sospensione o il richiamo).
In sintesi, tale clausola potrà prevedere che qualora il prestatore, «per motivi a lui imputabili», non prenda servizio entro la data concordata di inizio del rapporto di lavoro, dovrà versare un risarcimento dell’importo che le parti avranno stabilito, dovendo sul punto evidenziare la possibilità della riduzione della penale da parte del Giudice.
Tale clausola non sempre è presente nel contratto di assunzione.
Qual è stato il caso esaminato dal Tribunale di Forlì?
Un dirigente, ancora dipendente presso un’altra azienda, aveva accettato un nuovo incarico. Tuttavia, prima della data prevista per iniziare, aveva deciso di rinunciare all’offerta e rimanere nel suo attuale posto. La nuova azienda, vista la rinuncia, gli aveva richiesto il pagamento di una penale prevista nel contratto, di oltre 50.000 euro. Il Dirigente si è opposto, sostenendo che la lettera non costituiva un contratto definitivo e che avrebbe dovuto avere la libertà di rescindere durante il periodo di prova.
Qual è stata la decisione del Tribunale?
Il Tribunale di Forlì ha respinto le argomentazioni del dirigente. Ha affermato che la clausola penale nella lettera di assunzione è valida ai sensi dell’art. 1322 cod. civ. e che la disciplina del contratto di lavoro può convivere con l’autonomia contrattuale delle parti. La penale prevista era quindi legittima e indipendente dal patto di prova.
Qual è la differenza tra clausola penale e patto di prova?
Mentre la clausola penale riguarda la tutela dell’azienda rispetto all’assunzione del dipendente e al danno causato dalla mancata presa di servizio, il patto di prova riguarda la capacità delle parti di valutare la reciprocità dell’accordo. Solo quando il rapporto di lavoro è effettivamente iniziato, il patto di prova può essere invocato.
Perché le aziende potrebbero aver bisogno di questa clausola penale?
Le aziende spesso investono risorse significative nella ricerca e selezione di personale, specialmente quando si tratta di ruoli dirigenziali o specializzati. Questi costi possono diventare particolarmente onerosi quando le aziende utilizzano servizi esterni come gli Head Hunters. Pertanto, per proteggere il loro investimento, molte aziende inseriscono clausole penali nelle lettere di assunzione, specialmente quando l’inizio effettivo del lavoro è posticipato.
Conclusione
Questa recente sentenza del Tribunale di Forlì evidenzia l’importanza per le aziende di proteggersi da possibili ripensamenti dei nuovi assunti e, al tempo stesso, sottolinea la necessità per i lavoratori di essere pienamente consapevoli delle clausole dei contratti che firmano. La prudenza e l’informazione sono essenziali per entrambe le parti.
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