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Disoccupato e proprietario di beni di lusso: quali rischi

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(@angelo-greco)
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Chi possiede beni di lusso può essere soggetto ad accertamento fiscale, indipendentemente da chi dichiara di mantenerlo. Vediamo come la Cassazione ha deciso in un caso specifico.

Hai mai pensato a cosa succederebbe se fossi il proprietario di beni di lusso, ma senza un lavoro fisso? Potrebbe sembrare un paradosso, ma può accadere. E se dovesse succedere, come reagirebbe l’Agenzia delle Entrate? Non ci vuole molto a comprendere che un disoccupato non può intestarsi auto di grossa cilindrata o appartamenti, a meno che non abbia una persona ricca che la mantenga. La Cassazione ha più volte detto che l’Agenzia delle Entrate, nel valutare gli acquisti fatti da un contribuente, non deve tenere conto solo della sua dichiarazione dei redditi ma anche di quella dei suoi conviventi. Attenzione però perché a volte dietro queste situazioni si possono nascondere gravi evasioni o elusioni fiscali. Vediamo allora quali rischi corre un disoccupato proprietario di beni di lusso, per tali intendendosi un’auto o una casa (anche se di modeste dimensioni).

È possibile un accertamento fiscale se possiedo beni di lusso, ma sono disoccupato?

Sì, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 701 del 13 gennaio 2017, ha stabilito che è legittimo l’accertamento fiscale a carico del contribuente disoccupato ma proprietario di beni di lusso. Questo accertamento rimane valido anche se il contribuente dichiara che è il suo compagno o compagna, professionista e benestante, a mantenere tali beni senza però essere in grado di dimostrarlo. E questo perché l’accertamento si allargherebbe anche al reddito di quest’ultimo che deve essere in grado di poter sopportare il peso economico di tali beni.

Come avviene l’accertamento fiscale verso i disoccupati?

Più volte l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, nonostante l’individuazione di «liste selettive» di contribuenti a maggior rischio evasione, ciò non esclude che nei controlli possano finire anche soggetti apparentemente privi di alcuna “importanza fiscale” come i lavoratori dipendenti e i disoccupati. Del resto, il fisco controlla i redditi, i patrimoni e gli spostamenti di denaro di ciascun cittadino grazie all’Anagrafe tributaria. È proprio tramite questo database che l’ufficio delle imposte è in grado di sapere quali beni sono intestati a uno specifico contribuente. Senza dimenticare l’Anagrafe dei rapporti finanziari che rivela tutti i movimenti sui conti correnti. Passando infine per i Registri Immobiliari che indicano gli immobili intestati a ciascun italiano.

Non dimentichiamo che le spese che sostiene ciascun contribuente e per le quali viene emessa fattura o ricevuta con codice fiscale (si pensi a un contratto di locazione, a un mutuo bancario, a un viaggio in aereo, ecc.) vengono comunicate all’Agenzia delle Entrate che le immagazzina in un software chiamato Redditometro. Se dal Redditometro dovesse risultare che una persona spende almeno il 20% in più di quanto guadagna, questa verrebbe chiamata a dare spiegazioni all’ufficio della disponibilità di tali somme extra. È il cosiddetto contraddittorio in via amministrativa che consente al contribuente di difendersi prima di ricevere l’accertamento fiscale. E se questi non fornisce risposte, documenti o tali difese dovessero risultare insufficienti, allora scatteranno le sanzioni.

Come funziona il controllo delle spese dei disoccupati?

La Cassazione ha motivato la sua decisione specificando che l’ufficio delle imposte può determinare il reddito complessivo netto in relazione alla spesa per incrementi patrimoniali. Questo significa che se una persona disoccupata è proprietaria di beni di lusso, l’ufficio può considerare tali beni come un aumento del patrimonio e quindi una fonte di reddito.

Che cosa è necessario provare in un caso del genere?

Nel contesto dell’accertamento fiscale, il contribuente può presentare prove contrarie che riguardano non solo la disponibilità di redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte, ma anche l’entità di tali redditi e la durata del loro possesso. Queste sono circostanze che possono indicare che la spesa contestata sia stata sostenuta con redditi esenti o soggetti a ritenuta. Si pensi al caso di chi dimostri che il proprio partner ha accumulato, negli anni, sul proprio conto corrente numerosi risparmi.

Che cosa succede se dichiaro che i miei beni sono mantenuti da un’altra persona?

La Cassazione ha stabilito che è insufficiente dichiarare che i beni di lusso sono mantenuti da un’altra persona, come un compagno o una compagna di vita. Questo perché le proprietà e le disponibilità finanziarie vengono considerate elementi indicativi della capacità contributiva del soggetto a cui sono riferibili. Bisogna anche dimostrare come quest’ultimo se li è procurati, eventualmente con il lavoro o i risparmi. Insomma, una ricostruzione faticosa, ma non impossibile.

 
Pubblicato : 5 Giugno 2023 17:00