Diritto alle ferie del lavoratore: come funziona?
Il datore può costringere il dipendente a prendersi le ferie? Il lavoratore può prendersi un periodo di riposto senza comunicare nulla al capo?
La legge assicura a ogni lavoratore un periodo annuale di ferie, possibilmente continuativo, secondo quanto stabilito dalla contrattazione collettiva e dalle norme speciali. In buona sostanza, quindi, ogni dipendente ha diritto a un prolungato periodo di riposo, ulteriore rispetto a quello giornaliero e settimanale, regolarmente retribuito dal datore. Come funziona il diritto alle ferie del lavoratore?
Come diremo, le ferie non possono né essere imposte né essere godute senza il consenso del datore, anche quando il lavoratore ne ha pieno diritto. In buona sostanza, le ferie vanno concordate nell’interesse sia del pacifico riposo del dipendente che della produttività aziendale. Ma procediamo per gradi.
Cosa sono le ferie?
Per “ferie” si intende il periodo di riposo prolungato durante il quale l’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa rimane sospeso, senza tuttavia interruzione degli altri effetti giuridici del rapporto di lavoro.
Le ferie consentono al lavoratore di recuperare le energie psicofisiche usurate dal servizio, di partecipare alla vita di relazione familiare e sociale, di consentire il soddisfacimento delle esigenze ricreative e culturali.
Le ferie maturano nel corso del rapporto di lavoro, anche se dura meno di un anno o è in prova.
Durante il periodo di ferie, il lavoratore ha il diritto di ricevere la normale retribuzione.
Quanto durano le ferie del lavoratore?
Il Codice civile [1] dice che il lavoratore ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuito, possibilmente continuativo.
La legge [2] specifica che il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a 4 settimane, consentendo tuttavia alla contrattazione nazionale la facoltà di derogare in senso più favorevole. I contratti collettivi, quindi, possono estendere questo periodo, ma non ridurlo.
Salvo diversa previsione, le ferie devono essere godute per almeno due settimane nel corso dell’anno di maturazione delle stesse e, nel caso di impossibilità, per il residuo nei 18 mesi successivi a tale anno. Il periodo delle ferie deve essere possibilmente continuativo.
Se le esigenze produttive dell’azienda lo richiedono, il datore e il lavoratore possono anche decidere più periodi di ferie separati, secondo quanto è normalmente specificato nei contratti collettivi.
Il datore di lavoro può imporre le ferie?
Secondo la Corte di Cassazione [3], il datore non può imporre unilateralmente le ferie, costringendo il dipendente ad astenersi dalla prestazione lavorativa.
Se infatti è vero che il potere di determinare il periodo di fruizione spetta all’azienda, questa deve comunque tener conto delle esigenze del lavoratore, il quale deve poter programmare le ferie, altrimenti gli verrebbe precluso l’effettivo ristoro delle energie psicofisiche a cui le stesse mirano.
Pertanto, il lavoratore può fare ricorso al giudice e chiedere il risarcimento del danno ogni volta che le modalità di fruizione delle ferie siano determinate dal datore in maniera tale da impedire al dipendente di poterne realmente godere.
Carlo comunica a Paolo, suo dipendente, che dal giorno successivo sarà in ferie per due settimane. Paolo fa ricorso al giudice in quanto lo scarso anticipo con cui le ferie sono state comunicate gli ha reso impossibile organizzare un adeguato periodo di riposo.
In buona sostanza, il potere del datore di lavoro di determinare il periodo delle ferie deve essere esercitato nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, per cui il datore deve comunicare al lavoratore il periodo di ferie con un preavviso che consenta al medesimo stesso di organizzare in modo conveniente il riposo concesso [4].
Il lavoratore può prendersi le ferie senza dire nulla?
Se è vero che il datore non può imporre le ferie al proprio dipendente, è altrettanto vero il contrario, e cioè che il lavoratore non può andarsene in vacanza quando meglio crede, anche se ha regolarmente maturato il diritto a fruire del periodo di riposo continuativo.
Secondo la Corte di Cassazione [5], anche laddove il Contratto collettivo nazionale preveda il diritto del lavoratore a godere delle ferie in presenza di determinate circostanze, è necessario che la relativa richiesta venga approvata dal datore, non essendo ravvisabile un obbligo di concessione automatica delle stesse.
È quindi legittimo il licenziamento del lavoratore che non si reca più al lavoro perché si è messo in ferie da solo, senza il consenso del datore.
Quando si può andare in ferie?
Alla luce di quanto detto sinora è dunque chiaro che le ferie vanno concordate tra datore e lavoratore, nel rispetto dei reciproci interessi.
D’altronde, è lo stesso Codice civile ad affermare che l’imprenditore stabilisce il periodo destinato alle ferie, tenuto conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del dipendente.
Quindi, se da un lato il datore deve necessariamente concedere le ferie, secondo le modalità stabilite dalla legge, dall’altro il dipendente ha diritto di pretenderle, senza però pregiudizio per le esigenze aziendali.
Il periodo destinato alle ferie deve quindi essere il frutto di un bilanciamento tra i contrapposti interessi.
-
Vaccino non obbligatorio senza consenso informato: c’è risarcimento?
2 giorni fa
-
Come fa il datore di lavoro a sapere il motivo della malattia?
4 giorni fa
-
Residenza persone fisiche: nuove regole
4 giorni fa
-
Quando è illegittimo il contratto a termine?
5 giorni fa
-
Proposta di acquisto casa legata alla concessione del mutuo
6 giorni fa