Dimissioni e Naspi: cosa sapere
La NASpI è l’indennità di disoccupazione per i lavoratori dipendenti. Spetta anche in caso di dimissioni? Ecco quando e come richiederla.
La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS ai lavoratori che hanno perso involontariamente il proprio impiego. Ma cosa succede in caso di dimissioni? Si ha comunque diritto alla NASpI? Questo articolo chiarisce quando la NASpI spetta in caso di dimissioni e in che modo presentare la domanda.
Come avremo modo di vedere a breve, le ragioni per cui ci si licenzia dal lavoro possono influire sul diritto a ricevere l’assegno di disoccupazione, poiché la normativa prevede specifiche condizioni per l’accesso a tale indennità. Ma procediamo con ordine.
Quando spetta la NASpI in caso di dimissioni?
In generale, la NASpI è concessa ai lavoratori che perdono il lavoro in modo involontario ossia non per loro scelta. Questo significa che, di regola, la disoccupazione spetta solo a chi viene licenziato, anche se per giusta causa, fallimento o crisi aziendale.
È quindi escluso dalla NASpI chi rassegna le dimissioni volontarie proprio perché la decisione di interrompere il rapporto, in questo caso, dipende dal lavoratore e non dal suo datore.
Tale volontà però non deve essere “viziata”, non deve cioè derivare da una imposizione dell’azienda o da altra situazione intollerabile per il dipendente (come nel caso di vessazioni da parte dei superiori, violenze verbali o morali, maltrattamenti, mobbing, violazione dei diritti del lavoratore, discriminazioni, abusi, ecc.). Se così fosse, le dimissioni sarebbero involontarie e garantirebbero il diritto alla NASpI. In tali circostanze si parla infatti di dimissioni per giusta causa che consentono di ottenere l’assegno di disoccupazione.
Dimissioni per giusta causa e NASpI
Le dimissioni per giusta causa rappresentano una delle principali eccezioni alla regola generale. La giusta causa si verifica quando il lavoratore è costretto a dimettersi a causa di comportamenti gravi del datore di lavoro, dei suoi superiori o degli stessi colleghi: comportamenti che rendono impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Alcuni esempi di giusta causa includono:
- mancato pagamento della retribuzione per un periodo prolungato (ad esempio, oltre 60 giorni);
- omesso versamento dei contributi previdenziali;
- molestie sessuali;
- mobbing;
- clima stressogeno e tossico negli ambienti di lavoro;
- mancato pagamento degli straordinari;
- mancato rispetto delle pause e dei riposi;
- mancata concessione delle ferie;
- variazione sostanziale e ingiustificata delle mansioni, ossia assegnazione a compiti di livello inferiore rispetto a quello previste dal contratto.
- comportamenti offensivi o ingiuriosi da parte del datore di lavoro o dei superiori;
- spostamento del lavoratore ad altra unità produttiva (ufficio, sede, negozio, ecc.) senza giustificati motivi tecnici, organizzativi o produttivi (così come invece richiede il codice civile).
In questi casi, il lavoratore ha diritto alla NASpI, poiché la cessazione del rapporto di lavoro è considerata involontaria.
Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro
Un’altra eccezione riguarda la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Se la risoluzione avviene nell’ambito di una procedura di conciliazione presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro il lavoratore può comunque accedere alla NASpI.
Rifiuto del trasferimento
Altra tipica ipotesi in cui, nonostante le dimissioni volontarie, è comunque possibile accedere alla NASpI è quella del trasferimento. Se, in linea di massima, il dipendente non può rifiutarsi di prendere posto presso la nuova sede se l’ordine di servizio è giustificato da comprovate ragioni organizzative e produttive, le dimissioni si ritengono invece legittime se la nuova sede di lavoro:
- è distante oltre 50 chilometri dalla sua residenza;
- oppure se per raggiungerla sono necessari almeno 80 minuti coi mezzi pubblici.
Solo in questi due casi è possibile ottenere la NASpI.
Requisiti per ottenere la NASpI
Non basta rassegnare le dimissioni per giusta causa o per gli altri motivi appena indicati al fine di ottenere la disoccupazione. Bisogna anche possedere i requisiti contributivi richiesti dalla legge. In particolare, per ottenere l’assegno di disoccupazione è necessario:
- avere almeno 13 settimane di contributi versati;
- nei 4 anni prima dell’inizio della disoccupazione stessa.
Leggi sul punto Tutti i casi in cui spetta l’assegno di disoccupazione (NASPI)
Procedura e tempistiche
Per ottenere la NASpI, il lavoratore deve presentare domanda all’INPS entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. La trasmissione è solo in via telematica. Per presentare la domanda, è necessario accedere al sito web dell’INPS con le proprie credenziali (SPID, CIE, CNS) e seguire le istruzioni fornite.
L’indennità decorre dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto, se la domanda è presentata entro tale termine, o dal giorno successivo alla presentazione della domanda, se questa è presentata successivamente.
Il lavoratore che intende dimettersi per giusta causa deve indicarlo nell’atto di dimissioni inviato telematicamente all’Inps e deve essere in grado di dimostrare la sussistenza delle condizioni che giustificano tale scelta. È consigliabile raccogliere documentazione, registrazioni video/audio e testimonianze che possano supportare la richiesta di NASpI in caso di contestazione da parte dell’INPS.
-
Rischi di chi guida un’auto altrui e fa un incidente con colpa
2 ore fa
-
Impossibilitato a pagare: cosa dice la legge
3 ore fa
-
Arma già denunciata: l’erede deve ripetere la denuncia?
4 ore fa
-
Si può prolungare un contratto di lavoro stagionale oltre 6 mesi?
6 ore fa
-
In che modo la trasferta influisce sulla carriera?
6 ore fa