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Detrazione figli a carico non conviventi: quando spetta?

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(@paolo-remer)
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Come indicare in dichiarazione dei redditi le spese sostenute per i ragazzi maggiorenni che vivono fuori di casa ma non hanno ancora redditi propri.

I genitori di ragazzi e ragazze già maggiorenni, ma non ancora economicamente indipendenti, che per qualsiasi motivo vivono fuori di casa – ad esempio, perché sono studenti universitari fuori sede – devono sapere quando spetta la detrazione per figli a carico non conviventi.

L’assegno unico e universale, entrato in vigore a marzo 2022, ha cambiato parzialmente il quadro delle detrazioni Irpef, ma per la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2023 – riguardante l’anno d’imposta 2022 – vigono ancora le vecchie regole per i carichi di famiglia, che tengono conto del numero dei figli, della loro età e della convivenza o meno con il nucleo familiare.

Quando i figli sono fiscalmente a carico?

I figli sono considerati fiscalmente a carico quando hanno meno di 24 anni di età e non percepiscono redditi propri per un ammontare superiore a 4.000 euro annui. Per i figli di età superiore a 24 anni la soglia di reddito scende a 2.840, 51 euro.

Questi requisiti valgono anche se i figli non sono più conviventi con il genitore che usufruisce della detrazione Irpef, come nel caso degli studenti universitari fuorisede e dei ragazzi che comunque, per motivi di lavoro o altre ragioni, sono andati a vivere autonomamente, in un luogo diverso dall’abitazione della famiglia di origine.

Ricordiamo che il limite di reddito previsto per i figli di età fino a 24 anni è più elevato di quello degli altri familiari eventualmente a carico, come il coniuge, i genitori o i nonni: per essi la soglia massima per essere considerati fiscalmente a carico è di 2.840, 51 euro di redditi annui, la stessa prevista per i figli aventi più di 24 anni di età.

Detrazione per i figli a carico: come funziona

La detrazione per figli (e per altri familiari) a carico opera in diminuzione del reddito imponibile Irpef: quindi abbassa l’importo dell’Irpef da versare. Gli scaglioni di reddito ai fini Irpef crescono con l’aumentare del reddito e a ciascuno di essi corrisponde un’aliquota d’imposta; partono dal 23% per i redditi fino a 15mila euro annui e arrivano al 43% per i redditi superiori a 50mila euro.

La riforma fiscale in corso di elaborazione da parte del Governo e del Parlamento prevede, per i prossimi anni, l’accorpamento delle aliquote sugli scaglioni intermedi, in modo da diminuire un po’ il prelievo fiscale per chi percepisce redditi compresi tra 20mila e 35mila euro all’anno.

Detrazione figli a carico: a quanto ammonta

La detrazione di base per i figli a carico è pari a 1.220 euro per ogni figlio di età inferiore a tre anni e di 950 euro per ciascun figlio di età pari o superiore a 3 anni. Se in famiglia ci sono tre o più figli a carico, gli importi sono aumentati di 200 euro per ciascun figlio, compreso il primo.

Chi ha un figlio disabile con handicap grave, riconosciuto con verbale della Commissione medica ai sensi dell’art. 3 della Legge n. 104 del 1992, ha diritto a un’ulteriore detrazione Irpef di 400 euro, che si aggiunge alle precedenti: ad esempio, il genitore di un figlio portatore di handicap con età inferiore a tre anni avrà una detrazione di 1.620 euro, e di 1.350 euro se ha compiuto tre anni.

L’importo effettivo della detrazione viene parametrato al reddito complessivo del contribuente, applicando una formula che moltiplica la detrazione teorica per il coefficiente di 95.000, sottrae il reddito complessivo lordo – nel quale però non rientra l’abitazione principale – e divide il risultato per 95.000. Quando i figli sono più di uno, il coefficiente di 95.000 viene aumentato di 15.000 per ogni figlio a partire dal secondo: così diventa pari a 110.000 euro nel caso di due figli a carico, a 125.000 per tre figli,  140.000 per quattro.

Applicando la formula, ad esempio, un contribuente con reddito imponibile Irpef di 30mila euro annui e un figlio di 8 anni di età ha una detrazione base di 950 euro, che con le operazioni descritte diventa infine pari a 650 euro, essendo il coefficiente di moltiplicazione pari a 0,6842 (se il suo reddito fosse doppio, il coefficiente scenderebbe a 0,3684 e la detrazione finale risulterebbe di 350 euro).

Detrazione per i figli a carico: ripartizione tra i genitori

La detrazione per i figli a carico si ripartisce di regola al 50% tra i genitori che non sono legalmente separati, ma i coniugi possono decidere di attribuirla a chi dei due ha il reddito più elevato, in modo da sfruttarla meglio.

Per i genitori separati, in caso di affidamento congiunto dei figli la detrazione spetta al 50% ciascuno, salvo diverso accordo delle parti. Con l’affidamento esclusivo dei figli ad un solo genitore sarà il genitore affidatario ad usufruire dell’intera detrazione.

Detrazioni figli a carico e assegno unico 

L’assegno unico universale, entrato in vigore a marzo 2022, ha sostituito tutte le detrazioni fiscali e le altre agevolazioni previste per i figli a carico, ad eccezione del bonus per l’asilo nido. Infatti con il nuovo regime l’assegno è parametrato al valore Isee, con un massimo di 175 euro per ogni figlio minorenne a carico (85 per i maggiorenni fino a 21 anni di età), per le famiglie con Isee non superiore a 15mila euro. L’importo scende gradualmente e proporzionalmente al crescere del reddito fino a un minimo di 50 euro per ciascun figlio minore (25 euro per i maggiorenni) quando l’Isee supera i 40mila euro o non viene presentato. Le coppie di genitori che sono entrambi lavoratori hanno una maggiorazione di 30 euro per ogni figlio.

L’assegno unico per i figli maggiorenni è previsto fino al compimento dei 21 anni di età (non più fino a 24 anni, come avveniva fino al 2021), se il figlio:

  • frequenta un corso di formazione scolastica o professionale, oppure un corso di laurea;
  • svolge un tirocinio, il servizio civile universale o un’attività lavorativa con un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro;
  • è registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego.

Detrazione figli a carico ma non conviventi

Nonostante l’entrata in vigore dell’assegno unico, per i conteggi Irpef dell’anno 2022 si possono ancora far valere, nella dichiarazione dei redditi da presentare nel 2023, le detrazioni per i figli a carico che abbiamo esaminato, come ha riconosciuto anche l’Agenzia delle Entrate [1].

In ogni caso tali detrazioni rimangono applicabili, per l’intero anno d’imposta, ai figli di età pari o superiore a 21 anni (che non beneficiano più dell’assegno unico), anche quando non convivono più con i genitori, purché rispettino i limiti di redditi propri che abbiamo descritto (4.000 euro fino a 24 anni e 2.840,51 euro se di età superiore).

Ti ricordiamo che se i figli frequentano l’Università è possibile la detrazione Irpef, nella misura del 19%, delle spese di istruzione sostenute ed anche, a particolari condizioni, dell’affitto per gli studenti fuori sede.

 
Pubblicato : 9 Aprile 2023 17:00