Denuncia per estorsione
Ricatto: cos’è e quando costituisce un crimine? La minaccia di far valere un proprio diritto è reato? Chi può sporgere denuncia per estorsione?
Esistono alcuni reati che sembrano possano essere commessi soltanto dalla criminalità organizzata oppure dai terroristi: si pensi agli omicidi, agli attentati, al sequestro di persona. Si potrebbe credere che tra questi reati rientri anche l’estorsione. In realtà, non è così: come vedremo, si tratta di un delitto che può essere commesso molto più facilmente di quanto si possa pensare.
Facciamo un esempio. Hai da poco aperto un’attività commerciale. Un giorno si presenta un signore dicendoti che se non gli paghi mensilmente una somma di danaro ti costringerà a chiudere, anche usando la forza, se necessario. Ebbene, in un caso del genere, chi ti chiede il “pizzo” sta commettendo il reato di estorsione e, dunque, potrai denunciarlo anche se non hai ceduto al ricatto. Se l’argomento ti incuriosisce, prosegui nella lettura di questo articolo: vedremo insieme come fare denuncia per estorsione.
Estorsione: cosa dice la legge?
Il codice penale [1] punisce con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da mille a 4mila euro chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo la vittima a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Si tratta appunto del reato di estorsione.
Ricatto: quando è reato?
Elemento fondamentale dell’estorsione è la condotta volta a forzare la volontà altrui per piegarla alle proprie richieste.
A tanto si giunge mediante l’uso della violenza o della minaccia, cioè in un comportamento illecito consistente nel prospettare un male ingiusto alla vittima.
Perché si abbia un ricatto è necessario la minaccia o la violenza sia fatta per ottenere un vantaggio ingiusto per sé, a danno della persona offesa.
Il vantaggio ingiusto può consistere tanto in un beneficio di tipo economico (pensa al classico “pizzo” chiesto ai commercianti) quanto in qualsiasi altra specie di illecito privilegio (pensa a chi è costretto a rinunciare al proprio posto di lavoro per cederlo a colui che l’ha minacciato).
Di conseguenza, la persona ricattata può essere costretta tanto a cedere dei beni (denaro o beni mobili o immobili), quanto a concedere altri tipi di vantaggio (come detto, pensa a chi non risponda a una chiamata di lavoro per favorire il ricattatore).
In pratica, il vantaggio che persegue l’estorsore non deve necessariamente essere di tipo patrimoniale; l’importante è che al vantaggio del ricattatore segua il contestuale svantaggio (danno) del ricattato.
Minaccia di far valere un proprio diritto: è ricatto?
Abbiamo detto che l’estorsione consiste nel minacciare o fare violenza a qualcuno per ottenere un ingiusto profitto a danno altrui.
Mettiamo il caso di chi minacci un’altra persona non per raggiungere un vantaggio ingiusto ma per ottenere qualcosa che gli spetta di diritto.
Ebbene, in un caso del genere l’estorsione non ricorre, in quanto la minaccia di far valere un proprio diritto non è un ricatto. Ciò è sempre vero? Facciamo alcuni esempi.
Tizio presta a Caio una somma di denaro. Dopo molto tempo, nonostante le numerose richieste, Caio non restituisce il prestito; Tizio allora lo minaccia di condurlo in tribunale.
Matteo vanta un credito nei confronti di Carlo; forte della sua posizione, Matteo minaccia Carlo di adire il tribunale per far valere il suo diritto di credito se, oltre ad estinguere il debito, non gli cede anche la sua auto.
Nella prima ipotesi non ricorre il reato di estorsione, visto che il creditore minaccia il debitore di citarlo in tribunale, cosa ovviamente ammessa dalla legge; nel secondo caso, invece, è evidente la condotta estorsiva del creditore, il quale approfitta del proprio credito per ottenere un vantaggio ingiusto.
Dunque, anche la minaccia di esercitare un proprio diritto (come, ad esempio, il ricorso al tribunale) può costituire un’illegittima intimidazione idonea a integrare il reato di estorsione, quando la minaccia sia finalizzata al conseguimento di un profitto ulteriore, non giuridicamente tutelato [2].
Estorsione del datore di lavoro: quando è reato?
Anche il datore di lavoro può commettere un’estorsione: secondo la giurisprudenza, il datore che, prospettando il licenziamento, costringe i dipendenti ad accettare una retribuzione minore o comunque non adeguata alla prestazione effettuata, commette il reato di estorsione[3].
Dunque, i dipendenti che, dietro la minaccia del licenziamento, sono costretti ad accettare condizioni lavorative peggiori di quelle che spetterebbero loro di diritto (ad esempio, in ragione dell’applicazione dei contratti collettivi nazionali), possono sporgere denuncia per estorsione.
L’estorsione del pubblico ufficiale
Il codice penale [4] punisce l’estorsione del pubblico ufficiale prevedendo un reato ad hoc: la concussione.
Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe qualcuno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni.
L’estorsione del pubblico ufficiale si caratterizza per lo sfruttamento indebito della propria posizione di superiorità nei riguardi del comune cittadino al fine di ottenere un ingiusto vantaggio.
Classico esempio di concussione è quello del poliziotto che, minacciando ingiuste ritorsioni nei confronti dell’automobilista, lo costringe a consegnargli una somma di danaro.
Denuncia per estorsione: come farla?
Se sei stato vittima di un’estorsione, hai assistito a un ricatto o ne hai avuto solamente notizia, quello che puoi fare è presentarti alle forze dell’ordine (polizia, carabinieri, guardia di finanza, ecc.) e sporgere denuncia.
Poiché l’estorsione è un reato procedibile d’ufficio, chiunque può segnalare alle autorità questo delitto, anche una persona diversa dalla vittima.
Questo aspetto è molto importante perché a volte la persona ricattata, per timore delle conseguenze che una segnalazione alle forze dell’ordine possa avere su di lui e sulla propria famiglia, rinuncia a sporgere denuncia.
Trattandosi di delitto procedibile d’ufficio, la denuncia potrà essere sporta senza limiti di tempo: ciò significa che un’estorsione può essere segnalata anche dopo molti mesi, perfino anni (salvo il limite costituito dalla prescrizione del reato).
Una volta esercitata l’azione penale, se la persona dovesse essere rinviata a giudizio per estorsione, solamente la vittima potrebbe costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento del danno patito dalla condotta delittuosa.
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