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Delitto di Avetrana – I grandi processi d’Italia

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(@paolo-remer)
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Il resoconto della scomparsa e dell’omicidio di Sarah Scazzi; perché Sabrina Misseri e Cosima Serrano sono state condannate mentre Michele Misseri, che aveva confessato, non è stato creduto.

Nell’estate del 2010 tutta Italia parlava della misteriosa scomparsa di una ragazza di 15 anni, Sarah Scazzi. Il caso divenne subito oggetto di un’enorme attenzione mediatica: molti aspetti determinanti della vicenda vennero rivelati in diretta dalla tv, in trasmissioni come “Chi l’ha visto”. Era il delitto di Avetrana, che divenne uno dei più grandi processi d’Italia, e si è concluso con le condanne all’ergastolo di due donne, la cugina e la zia della vittima: Sabrina Misseri e Cosima Serrano, mentre lo zio Michele Misseri – che si era dichiarato reo confesso, ma non è stato creduto – ha avuto una condanna minore, per il solo reato di occultamento di cadavere, ed è già tornato in libertà.

In questo articolo ripercorreremo gli aspetti salienti di questa triste vicenda e ti spiegheremo perché, nonostante le sentenze definitive di condanna, il caso non può dirsi chiuso: Michele Misseri, scarcerato nel 2024, pur avendo cambiato più volte versione, continua a dire di essere stato l’unico autore dell’omicidio. E se così fosse, sua moglie Cosima Serrano e sua figlia Sabrina Misseri starebbero scontando la pena carceraria dell’ergastolo da innocenti. Altri, invece, pensano che la sua reiterata confessione sia soltanto un maldestro tentativo per scagionare i suoi familiari dall’atroce delitto.

Dalla scomparsa di Sarah Scazzi all’omicidio

La tragica fine di Sarah Scazzi si è rivelata a poco a poco: la quindicenne di Avetrana, in provincia di Taranto, era scomparsa improvvisamente nel primo pomeriggio del 26 agosto del 2010, dopo essere uscita di casa per andare al mare con la cugina Sabrina Misseri (figlia della sorella di sua madre) e altre amiche.

Le ricerche scattarono immediatamente, coinvolgendo tutta la comunità locale e suscitando l’attenzione dei media nazionali: la notizia apriva tutti i telegiornali ed era oggetto di approfondimento in trasmissioni dedicate, come Chi l’ha visto, e nei talk show televisivi.

Dopo un mese, ai primi di ottobre del 2010, arriva la confessione di Michele Misseri, zio di Sarah: dapprima fa ritrovare il telefonino di Sarah, e poi racconta di averla uccisa accidentalmente, durante un tentativo di violenza sessuale. Quindi indica un pozzo come luogo di occultamento del cadavere e vi porta gli inquirenti, seguiti in diretta dalle troupe delle televisioni nazionali collegate in diretta.

A quel punto, era chiaro che si trattava di omicidio, ma chi era il responsabile? Michele Misseri, nel suo confuso racconto, dimostrava di non conoscere i particolari dell’azione delittuosa, aveva un movente poco convincente, e ha cambiato spesso versione, fino ad accusare in una di esse la propria figlia, Sabrina Misseri, che al termine di un lungo interrogatorio è stata arrestata insieme a sua madre, Cosima Serrano, moglie di Michele e zia della vittima.

Com’è stata uccisa Sarah Scazzi?

Sarah Scazzi è stata uccisa per strangolamento, verosimilmente con una cintura: lo hanno confermato le perizie medico-legali svolte sul cadavere rinvenuto nel pozzo indicato da Michele Misseri. È importante notare che sul corpo non sono state trovate tracce di violenza sessuale, così destituendo di fondamento una delle versioni fornite da zio Michele per spiegare l’omicidio, a suo dire dovuto al rifiuto della ragazza di accettare le sue avances nel garage dell’abitazione.

Inoltre sul cadavere non sono stati rinvenuti segni di lotta o ferite da difesa per reagire al soffocamento che si stava compiendo: questo ha portato le Corti che hanno giudicato il caso a ritenere che l’azione omicidiaria non fosse stata opera di un solo soggetto, bensì di due persone in concorso tra loro: una che aveva stretto il nastro al collo, mentre l’altra nel frattempo teneva bloccata la vittima. E le indagini hanno appurato che le uniche due persone presenti in casa in quel frangente erano Sabrina Misseri e Cosima Serrano, mentre Michele era al lavoro nei campi ed è tornato più tardi.

Michele Misseri – che i processi hanno ritenuto estraneo all’omicidio, nonostante le sue autoaccuse – intervenne invece subito dopo, per far sparire il cadavere, trasportandolo dal garage di casa, con la sua autovettura, in un pozzo situato in una campagna di sua proprietà e dove, effettivamente, il corpo di Sarah è stato ritrovato.

Il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi

Il processo per il delitto di Avetrana si è svolto in tre gradi di giudizio, è durato circa 5 anni ed è diventato un’ossessione mediatica quasi quanto le vicende iniziali della scomparsa di Sarah e del ritrovamento del cadavere: Sabrina Misseri – la principale imputata – accusa prima il padre e poi la madre di aver ucciso Sarah, mentre Cosima Serrano tace o si proclama estranea al delitto, e anche Sabrina stessa, tra lacrime e grida, nel corso delle udienze si dichiara innocente.

Nel frattempo Michele Misseri cambia più volte versione, accusando ora la figlia, ora la moglie, ora di nuovo se stesso, come aveva fatto inizialmente, ma aggiungendo ogni volta nuovi particolari, che però non vengono riscontrati e anzi queste ulteriori dichiarazioni vengono prese come dimostrazione ulteriore del fatto che non aveva partecipato direttamente all’omicidio e non era a conoscenza di dettagli importanti presenti sulla scena del crimine.

Il movente del delitto rimane incerto, anche se la pista più accreditata e recepita nelle sentenze è che Sarah è stata uccisa da Sabrina, con la complicità di sua madre, durante un violento litigio dovuto a motivi di gelosia: Sabrina accusava la giovanissima cugina di insidiare un ragazzo, Ivano Russo, del quale lei era innamorata senza essere ricambiata. In effetti i testimoni escussi in dibattimento parlano di un violento diverbio tra le due ragazze, avvenuto la sera prima della scomparsa di Sarah.

Delitto di Avetrana: le condanne e le pene

Nel 2017 la Corte di Cassazione ha confermato integralmente la sentenza emessa due anni prima dalla Corte d’assise d’appello di Taranto: condanna all’ergastolo di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, in concorso tra loro, per l’omicidio di Sarah Scazzi ed anche per il suo sequestro di persona, ritenendo che fosse stata prelevata in strada contro la sua volontà e portata nell’abitazione ove è stata uccisa poco dopo. Michele Misseri viene condannato a 8 anni di reclusione soltanto per il reato di soppressione di cadavere (in concorso con altre due persone che lo avevano aiutato ad occultare il corpo), ed è tornato in libertà nel febbraio 2024.

Sabrina è stata descritta nella sentenza della Cassazione come «astuta e fredda pianificatrice» perché avrebbe depistato gli inquirenti e orientato i media con «comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, verso piste fasulle», per allontanare da sé i sospetti ed ottenere l’impunità dall’atroce delitto commesso.

Sabrina e la madre sono state ritenute anche immeritevoli di attenuanti e sconti di pena (di cui, invece, ha beneficiato Michele Misseri). In particolare, per Cosima la Corte ha osservato che, pur essendo una donna matura, non è intervenuta a placare «l’aspro contrasto sorto» tra Sabrina e Sarah, bensì «si era resa direttamente protagonista» prima del sequestro di persona e poi dell’omicidio della nipote, in concorso con la figlia.

Il ruolo di Michele Misseri

Le varie e successive confessioni di Michele Misseri, le sue ritrattazioni e i suoi depistaggi hanno alimentato il clamore mediatico sul delitto di Avetrana, che perdura ancor oggi, a distanza di anni. Così, vista la testardaggine di Michele – che ancora oggi, da uomo tornato libero, continua a dichiararsi colpevole – per alcuni l’omicidio di Sarah rimane un caso controverso, con dubbi aperti e domande rimaste senza risposta.

Le motivazioni delle sentenze di condanna, ormai divenute definitive, comunque appaiono robuste e difficilmente controvertibili dalle affermazioni di Michele Misseri, che la Cassazione ha ritenuto «oscillanti e prive di costanza», e determinate dalla volontà «di coprire e sollevare da responsabilità la figlia» Sabrina.

Nel corteo probatorio che ha portato alla condanna definitiva di Sabrina e di Cosima ci sono numerosi e forti elementi, tra cui le impronte digitali di Sarah sul telefono di Sabrina, le intercettazioni telefoniche e ambientali, gli orari dei messaggi inviati da Sabrina a Sarah il giorno dell’appuntamento (ritenuti dagli inquirenti inviati quando Sarah era già morta, e dunque per crearsi un falso alibi), le tracce di Dna della vittima rinvenute dai Ris in casa Misseri, dove le due donne sicuramente erano il giorno e nell’orario del delitto (Cosima aveva affermato di non essersi mai recata nel garage, ma le analisi delle celle telefoniche la smentiscono), la testimonianza delle amiche di Sabrina (tra cui una alla quale, proprio il giorno della sparizione di Sarah, Sabrina aveva stranamente detto: «L’hanno presa») e del fioraio di Avetrana (che tra le 14 e le 14,20 del giorno della sparizione avrebbe visto per strada Cosima costringere Sarah a salire su una macchina dove vi era una ragazza dall’aspetto simile a Sabrina, per poi ritrattare in dibattimento, dicendo che si era trattato soltanto di un sogno).

Tutti questi elementi di prova che abbiamo sinteticamente riepilogato sono elementi di prova che, considerati congiuntamente, sembrano inchiodare definitivamente le due donne alle loro responsabilità penali per il delitto commesso. Ma il difensore di Sabrina Misseri, il celebre avvocato Franco Coppi, non ci sta: non condivide la ricostruzione probatoria dei giudici e ritiene questa condanna una clamorosa ingiustizia. Il suo ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo è stato giudicato ammissibile ed è in attesa di discussione. Coppi – che già nel 2016 intervenne per sollecitare un’ispezione ministeriale al tribunale di Taranto, dato che dopo un anno le motivazioni della sentenza di condanna non erano state ancora depositate – lamenta i lunghi tempi della giustizia, e teme che l’auspicata pronuncia che scagionerà Sabrina e sua madre Cosima arriverà troppo tardi.

 
Pubblicato : 15 Febbraio 2024 20:00