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Debiti della Srl cancellata: chi paga?

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(@paolo-remer)
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Quando ed entro quali termini e limiti gli ex soci rispondono dei debiti della società chiusa; cosa succede in caso di notifica di cartelle esattoriali.

Hai messo in liquidazione la tua società, hai chiuso la partita Iva e hai fatto la cancellazione al Registro imprese della Camera di commercio. Pensavi che tutto fosse chiuso, ma poi ti è arrivata una cartella esattoriale, con la quale l’Agenzia Entrate Riscossione ti chiede di saldare alcune imposte non versate. La cartella di pagamento è stata indirizzata proprio a te, nella tua precedente qualità di socio ed amministratore della società. Perciò ti chiedi: chi paga i debiti di una Srl cancellata? Si tratta di una questione molto frequente.

Cancellazione ed estinzione della società

L’art. 2495 del Codice civile stabilisce che, con l’iscrizione nel Registro delle imprese della cancellazione della società, essa si estingue. Prima di arrivare a questo, però, è necessario passare attraverso varie fasi: si inizia con l’individuazione di una delle cause di scioglimento della società previste legge [1], e a quel punto bisogna nominare uno o più liquidatori, che provvederanno a redigere il bilancio di liquidazione finale, nel quale dovranno essere indicati tutti gli elementi patrimoniali attivi e passivi, tra i quali gli eventuali debiti derivanti dal mancato pagamento dei creditori sociali o di tributi. Solo a quel punto si potrà chiedere ed ottenere la cancellazione della società dal Registro delle imprese presso la locale Camera di Commercio.

Quando e come i soci rispondono dei debiti della società

Mentre nelle società di persone i soci talvolta rispondono anche con il loro patrimonio dei debiti sociali, se quello della società non è sufficiente a soddisfarli, nelle società di capitali – come le Srl – la loro responsabilità è limitata al patrimonio conferito. Questo, però, accade durante la vita della società. Quando la Srl “muore”, ossia viene cancellata e si estingue, si verifica una successione che per certi aspetti è analoga a quella degli eredi delle persone.

Si sa che gli eredi subentrano anche nei debiti lasciati dal defunto; nella società chi acquisisce i rapporti patrimoniali attivi e passivi – come i debiti verso i dipendenti ed i fornitori e i tributi non pagati – sono proprio i soci. Però per arrivare ad aggredirli, cioè bussare alla loro porta e chiedere di essere pagati, è fondamentale verificare quando è avvenuta la cancellazione della società. Prima di questo momento formale, la società, seppur non più operativa, è ancora considerata attiva, trovandosi nella fase di liquidazione.

In questo periodo i vari creditori della società, pubblici e privati, possono ancora avanzare, anche in via giudiziaria, le loro richieste di pagamento. E, in particolare, la cartella esattoriale per il pagamento dei debiti sociali può essere validamente notificata ai soci. In tal caso, però, la loro responsabilità è limitata all’importo che residua nell’ultimo bilancio di liquidazione. Pertanto, se quel bilancio è stato chiuso “a zero”, senza un attivo della società da ripartire, i soci non dovranno pagare di tasca loro i debiti tributari della società.

Tuttavia, in deroga a questo principio di fondo, che rimane valido per i creditori privati, la giurisprudenza più recente ammette che i soci della società cancellata possono ancora rispondere dei debiti tributari preesistenti e rimasti insoluti, anche quando non hanno percepito nessun residuo attivo dalla liquidazione. E la loro responsabilità è ultrattiva, in quanto permane fino a cinque anni dopo l’avvenuta cancellazione della Srl. Così il Fisco ha più tempo, rispetto ai creditori privati, per chiedere il pagamento delle imposte dovute dalla società ma non versate.

Responsabilità dei soci della Srl cancellata per imposte e sanzioni

Una nuova ordinanza della Corte di Cassazione [2] ha fissato un’ulteriore limitazione alla responsabilità dei soci della Srl cancellata per i debiti sociali: i soci sono responsabili soltanto per il pagamento delle imposte, ma non delle sanzioni. Anche qui c’è una similitudine con le successioni delle persone fisiche, nelle quali le sanzioni (ad esempio, le multe stradali non pagate dal defunto) non si trasmettono agli eredi.

Nella sua nuova ordinanza, la Suprema Corte ha, infatti, precisato che «l’estinzione delle società, conseguente alla cancellazione dal Registro delle imprese, determina un fenomeno di tipo successorio, in forza del quale i rapporti obbligatori facenti capo all’ente non si estinguono ma si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono, nei limiti di quanto riscosso a seguito della liquidazione, o limitatamente, a seconda del regime giuridico dei debiti sociali cui erano soggetti pendente societate» (cioè quando la società era in vita e operativa).

Tutto ciò avviene con un’unica eccezione: le sanzioni amministrative tributarie – che, come abbiamo appena visto, di regola cadono con la cancellazione della Srl – possono estendersi ai soci della società cancellata nell’ipotesi di loro corresponsabilità, cioè quando essi stessi, con il loro comportamento, hanno causato, o contribuito a causare, la violazione fiscale accertata. Anche per questo motivo il Fisco, in deroga alle norme ordinarie per i debiti privati, ha cinque anni di tempo dalla data di cancellazione della Srl per richiedere il pagamento dei debiti tributari.

Ma – spiega il Collegio – il semplice «ruolo di vertice rivestito nell’organizzazione sociale» (ad esempio, quello di socio amministratore unico) non determina «il sistematico riconoscimento di responsabilità sanzionabile in capo al socio, per violazioni incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo». In definitiva, la responsabilità, o corresponsabilità, dei soci per i debiti tributari sociali pendenti dopo la liquidazione e l’avvenuta cancellazione deve essere accertata caso per caso, e non può presumersi in base al ruolo direttivo o apicale ricoperto all’interno della società ormai cancellata.

Bisogna, infine, ricordare che a norma dell’art. 2476 del Codice civile l’amministratore di una Srl (anche quando non è socio) è direttamente e personalmente responsabile verso tutti i creditori sociali – quindi non solo il Fisco, ma anche quelli privati – in caso di «mala  gestione», cioè quando ha contribuito a disperdere o non conservare l’integrità del patrimonio sociale.

Approfondimenti

Per approfondire l’argomento, ecco una serie di link utili:

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Pubblicato : 14 Ottobre 2022 11:00