Cronica intossicazione da sostanze stupefacenti: ultime sentenze
Capacità di intendere e di volere; malattia psichica; assunzione di sostanze psicotrope; causa di esclusione dell’imputabilità; pericolosità sociale.
Quando la tossicodipendenza è idonea ad escludere l’imputabilità?
Affinché lo stato di tossicodipendenza del prevenuto possa escludere o diminuire l’imputabilità dell’agente, l’intossicazione da sostanza stupefacente deve essere tale da aver determinato condizioni psichiche di alterazione permanente indipendentemente da una nuova assunzione o meno di sostanza, valutando la condizione in ogni caso in relazione al momento di commissione del reato.
Corte appello Napoli sez. III, 06/07/2022, n.10351
Intossicazione da sostanze stupefacenti: quando integra vizio parziale di mente?
L’intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti può influire sulla capacità di intendere e di volere soltanto qualora, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provochi alterazioni psicologiche permanenti configurabili quale vera e propria malattia, dovendo escludersi dal vizio di mente di cui agli artt. 88 e 89 c.p., anomalie non conseguenti ad uno stato patologico (esclusa, nella specie, la possibilità di concedere la richiesta attenuante, in quanto la documentazione medica prodotta dall’imputato non certificava uno stato patologico permanente, non emergendo alcun quadro di compromissione psichica collegato all’assunzione di sostanze stupefacenti).
Cassazione penale sez. IV, 16/02/2022, n.13721
Le intossicazioni esogene
Le intossicazioni c.d. esogene, fra cui rientrano quelle da alcool o da sostanze stupefacenti che incidono sul sistema nervoso, influiscono sulla imputabilità solo quanto influiscano sull’ideazione del fatto criminoso e sulla condotta dell’agente in quanto stabilmente insediate nel soggetto, così da provocare alterazioni patologiche permanenti per la cronicità delle intossicazioni medesime.
Cassazione penale sez. III, 03/06/2021, n.34587
Diminuzione di pena per l’imputato
La ratio del riconoscimento di una diminuzione di pena qualora la condotta costituente reato sia stata commessa in stato di cronica intossicazione da alcol o da sostanze stupefacenti risiede nell’esistenza di uno stato patologico di carattere cronico sulla capacità di intendere e volere al momento del fatto; tale condizione di carattere cronico giustifica la diminuzione di pena per i fatti commessi in tale stato.
La determinazione della misura della diminuzione di pena conseguente all’accertamento della commissione del fatto in stato di cronica intossicazione da alcol deve essere graduata in funzione della gravità della malattia e della sua incidenza nella genesi della condotta antigiuridica, potendosi applicare una riduzione inferiore a quella massima consentita qualora risulti che l’autore sia stato indotto al reato anche da altri fattori, diversi dalla patologia mentale e con essa concorrenti.
Cassazione penale sez. III, 25/01/2021, n.122949
Accertamento della capacità di intendere e volere: documenti attestanti tossicodipendenza cronica
In tema di imputabilità, sebbene l’accertamento della capacità di intendere e di volere di chi è affetto da intossicazione cronica da sostanze stupefacenti spetti al giudice indipendentemente da ogni onere probatorio a carico dell’imputato, grava, tuttavia, su quest’ultimo l’onere di allegazione della documentazione attestante la sua tossicodipendenza cronica.
(Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto corretta la decisione impugnata che aveva escluso il vizio totale di mente invocato dall’imputato che si era limitato a produrre documentazione attestante soltanto la condizione generica di tossicodipendenza).
Cassazione penale sez. V, 30/01/2020, n.12896
Cronica intossicazione da alcool o stupefacenti
La situazione di cronica intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti che influisce sulla capacità di intendere e di volere è solo quella che, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provoca alterazioni patologiche permanenti, ovvero una patologia a livello cerebrale che implica psicopatie che permangono indipendentemente dal rinnovarsi di un’azione strettamente collegata all’assunzione di alcool o di sostanze stupefacenti, tali da fare apparire indiscutibile che ci si trovi di fronte a una vera e propria malattia psichica.
(Nel caso di specie, dalle risultanze processuali è emerso sia che la condotta dell’imputato, già condannato in primo grado per il reato di maltrattamenti in famiglia, era certamente collegata ad un abuso abituale di alcol; sia anche che l’imputato, esauriti gli effetti dell’abuso di tale sostanza, ritornava ad agire secondo la sua personalità, che seppur connotata da una elevata reattività, rientrava nei parametri della normalità).
Corte appello Ancona, 16/09/2019, n.1085
Distinzione tra assunzione abituale e intossicazione cronica
In tema di capacità di intendere e volere la cronica intossicazione da alcool e da sostanze stupefacenti che influisce sulla stessa e si differenzia dall’assunzione abituale di alcool o sostanze stupefacenti è quella che è ineliminabile e cioè permanente ed irreversibile e tale da aver provocato nell’agente una patologia a livello cerebrale implicante psicopatie che permangono indipendentemente dal rinnovarsi dell’assunzione di sostanze o alcool.
(Nel caso di specie il soggetto aveva disturbi psichiatrici a carico dell’ideo percezione e dell’affettività ma era affetto da disturbi secondari da assunzione di alcool).
Tribunale Nola sez. I, 12/04/2018, n.880
Compromissione delle capacità intellettive e volitive
Solo un’intossicazione cronica da sostanze stupefacenti che abbia compromesso le capacità intellettive e volitive dell’imputato può incidere sulla capacità d’intendere e volere. (Nel caso di specie, trattandosi di reato di maltrattamenti in famiglia era risultato che le aggressioni fisiche e verbali avvenivano anche quando il soggetto non era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti).
Tribunale Napoli Nord, 02/02/2015, n.791
Quando può ritenersi esclusa o diminuita l’imputabilità dell’agente?
Affinché si possa ritenere esclusa o diminuita la imputabilità dell’agente, l’intossicazione da sostanze stupefacenti deve essere caratterizzata dalla permanenza e dall’irreversibilità e, cioè, da condizioni psichiche che permangono indipendentemente dal rinnovarsi dell’assunzione o meno di sostanze stupefacenti, condizioni che, in ogni caso, debbono essere valutate con riferimento al momento in cui il fatto-reato è stato commesso.
Cassazione penale sez. II, 15/10/2013, n.44337
Intossicazione da sostanze stupefacenti e guarigione
L’intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti può influire sulla capacità di intendere e di volere soltanto qualora, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provochi alterazioni psicologiche permanenti configurabili quale vera e propria malattia, dovendo escludersi dal vizio di mente di cui agli art. 88 e 89 c.p. anomalie non conseguenti ad uno stato patologico.
Cassazione penale sez. VI, 24/10/2013, n.47078
Lo stato patologico permanente e l’imputabilità
In tema di imputabilità, la tossicodipendenza non costituisce condizione, di per sé integrante causa di esclusione della imputabilità, a meno che non ricorra l’ipotesi di cronica intossicazione da sostanze stupefacenti, ai sensi dell’art. 95 c.p. e l’abuso di droga abbia prodotto nel tossicomane un vero e proprio stato patologico permanente idoneo ad alterarne i processi intellettivi o cognitivi.
Corte appello Catanzaro, 12/03/2012
Ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario
A seguito della parziale illegittimità costituzionale sia dell’art. 206 c.p. pronunciata dalla Corte costituzionale con sentenza 29 novembre 2004 n. 367 che dell’art. 222 c.p. pronunciata dalla Corte costituzionale con sentenza 18 luglio 2003 n. 253, il tribunale di sorveglianza in funzione di giudice d’appello ai sensi dell’art. 680, 2 comma c.p.p. può applicare all’imputato prosciolto in primo grado per infermità psichica o per intossicazione cronica da alcool o da sostanze stupefacenti -in riforma della sentenza impugnata soltanto per il capo concernente l’applicazione del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario- una misura di sicurezza meno contenitiva che sia concretamente idonea ad assicurargli adeguate cure ed a fronteggiarne la pericolosità sociale.
Tribunale Bari sez. sorveglianza, 18/07/2011
Alterazione psichica permanente
Ai fini dell’esclusione della capacità di intendere e di volere del tossicodipendente, non è sufficiente la condizione generica di tossicodipendenza, ma occorre che l’intossicazione da sostanze stupefacenti sia cronica e abbia prodotto un’alterazione psichica permanente, ossia una psicopatologia stabilizzata non strettamente correlata all’assunzione di sostanze psicotrope.
Cassazione penale sez. IV, 13/02/2007, n.15218
Vizio di mente: la valutazione del giudice di merito
In tema di intossicazione acuta dovuta all’uso di sostanze stupefacenti, per la sussistenza del vizio di mente (totale o parziale) non è sufficiente che il giudice di merito riconduca l’azione dell’imputato ad un modello di infermità apoditticamente affermata, ma, proprio ai fini della corretta qualificazione del vizio, è necessario che indichi e valuti motivatamente i dati anamnestici, clinici, comportamentali, evincibili dalle stesse modalità del fatto, ragionevolmente rivelatori dell’asserito quadro morboso, agli effetti della sua “graduabilità” rispetto all’imputabilità.
Cassazione penale sez. VI, 15/06/2004, n.31483
Concorso in violenza sessuale in danno di minorenne e di corruzione di minorenne
Sono ravvisabili, rispettivamente, i delitti di concorso in violenza sessuale in danno di minorenne e di corruzione di minorenne nella condotta di due soggetti i quali costringono una bambina a subire su di sé atti sessuali e ad assistere ad atti sessuali compiuti tra loro due. L’aggravante di cui all’art. 94 non è ravvisabile, ed è invece applicabile l’attenuante di cui agli art. 94 e 89 c.p., ove il soggetto al tempo del fatto fosse affetto da cronica intossicazione da sostanze stupefacenti, tale da renderlo parzialmente incapace di intendere o volere.
Tribunale Pescara, 17/03/2000
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