Cos’è il reato di stesa
Come vengono punite le sparatorie compiute per strada nei centri abitati da bande armate e motorizzate: un fenomeno tipico della camorra e non solo delle baby gang.
Bande di ragazzi armati che scorrazzano in macchina o in moto nei centri cittadini e sparano colpi di pistola, di mitra o di fucile in aria e intorno. Lo fanno non certo per scherzo – con le armi da fuoco non si deve scherzare mai – ma per spaventare, e soprattutto per farsi notare dalla gente e così acquistare una caratura criminale. Potremmo definire così, con questo pittoresco ma purtroppo reale abbozzo, cos’è il nuovo reato di stesa.
Il fenomeno è molto diffuso in alcune zone del Sud Italia, specialmente in quelle infestate dalla criminalità organizzata, ed è un metodo tipico delle organizzazioni di stampo camorristico. Il governo guidato da Giorgia Meloni ha voluto contrastare questa pericolosa usanza, e, ritenendo che le leggi esistenti non bastassero a reprimere il fenomeno, a ottobre 2023 ha varato un decreto legge che ha inasprito le pene per chi si rende responsabile di questi comportamenti. Il mese successivo il parlamento lo ha convertito in legge, sicché ora è vigente nel nostro ordinamento il nuovo reato di stesa, punito con pene detentive molto severe. Vediamo in cosa consiste e quali pene prevede.
Cos’è la stesa?
Innanzitutto definiamo a livello sociale il diffuso e pericoloso fenomeno cui abbiamo accennato all’inizio. Il termine “stesa” è un neologismo inventato recentemente dai giornalisti di cronaca nera.
La stesa avviene quando alcune persone riunite attraversano le vie cittadine a bordo di motociclette, vespe, motorini o autovetture, sparando all’impazzata. Di fronte a ciò, chi è sui balconi deve ritirarsi, chi ha le finestre aperte le chiude, e chi si trova per strada fa bene a ripararsi o a buttarsi a terra, per evitare di essere colpito dai proiettili.
Stesa è il participio passato del verbo stendere, e descrive in maniera sintetica ed efficace, questa incresciosa situazione vista dal lato delle vittime, che nel nostro caso sono i passanti.
A cosa serve la stesa? Che scopo ha?
La stesa non è solo un gesto simbolico, ma ha un significato molto efficace: quello di intimidire la popolazione. Chi compie la stesa non vuole uccidere i passanti (anche se accetta il rischio che ciò si verifichi), ma chi assiste al fenomeno o vive in quelle zone si rende conto che ci sono criminali organizzati, armati e capaci di tutto. E che possono girare indisturbati, sparando a casaccio anche nelle trafficate vie cittadine, in qualsiasi orario del giorno e della notte.
La stesa serve, quindi, a lanciare un messaggio eloquente e forte di capacità criminale, che si manifesta nel pieno controllo del territorio, e questa attività può essere esercitata impunemente: quando le pattuglie della Polizia e dei Carabinieri accorrono sul luogo della sparatoria, gli autori sono già fuggiti a bordo dei loro mezzi, ed è difficile trovare testimoni in grado di identificarli. Intanto l’azione istantanea ha già manifestato i suoi effetti di eclatante intimidazione.
Secondo lo scrittore Maurizio De Giovanni, l’autore di “Romanzo criminale”, «le stese sono un fenomeno camorristico preciso, una forma di governo del territorio che viene ristabilito e consolidato da nuovi clan in alcune parti della città, e dunque vanno stroncate dall’antimafia, dalla magistratura, dalle forze dell’ordine in maniera decisa».
Perché le stese sono diverse dalle baby gang?
Il fenomeno delle stese che abbiamo descritto non può essere ridotto a quello delle baby gang, che pur essendo ormai presenti in tutte le zone d’Italia non sono organizzate come la camorra. Di solito non sono soltanto i “paranza”, come vengono chiamati a Napoli i giovanissimi arruolati dalla camorra (o i “maranza” che dir si voglia, presenti a Milano e nel nord in genere) a compiere le stese, anche perché ai raid con sparatorie partecipano spesso adulti più o meno giovani, e non soltanto minorenni.
Dove avvengono le stese?
La stesa è molto diffusa negli ambienti dominati dalla criminalità e in particolare dalla camorra, un’organizzazione che è solita compiere gesti eclatanti: quindi gli episodi di stesa si verificano soprattutto nel territorio di Napoli e provincia e in altri paesi della regione Campania.
Sono celebri le prime stese compiute nel rione Sanità e nel quartiere Traiano di Napoli: questi raid si sono, poi, presto estesi al centro storico di Napoli ed alle città limitrofe. Nell’estate 2023, i brutali episodi di violenza avvenuti nel parco di Caivano, con violenze e abusi su minori e sparatorie tra le quali quelle nei pressi della chiesa del Parco Verde hanno indotto il governo a procedere severamente, riformando in senso restrittivo le norme penali, per porre un freno a questi gravi episodi.
Cosa prevede il nuovo reato di stesa?
Il nuovo reato di stesa è stato introdotto dal decreto legge denominato “Caivano”. Tecnicamente, è stato introdotto nel Codice penale l’articolo 421 bis, con una previsione normativa che lo rende un reato autonomo (quindi non più una circostanza aggravante di altri reati), diversamente da quanto avveniva in passato.
Il testo della norma incriminatrice attuale – articolo 421 bis del Codice penale, intitolato «Pubblica intimidazione con uso di armi» – stabilisce che commette il reato di stesa «chiunque, al fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, fa esplodere colpi di arma da fuoco o fa scoppiare bombe o altri ordigni o materie esplodenti».
Quali sono le caratteristiche del reato di stesa?
Il reato di stesa presenta le seguenti caratteristiche salienti. È un reato:
- comune, perché può essere commesso da chiunque e non soltanto da particolari categorie di soggetti qualificati;
- di pura condotta, che è costituita dall’esplosione volontaria di colpi di arma da fuoco o dallo scoppio di bombe, ordigni o materiali esplodenti;
- a dolo specifico, caratterizzato dallo scopo, alternativo, di incutere pubblicamente timore, o di suscitare tumulti e disordini, o di attentare alla sicurezza pubblica;
- di pericolo, perché non richiede la verificazione di un evento lesivo o mortale in danno di persone o animali e neppure di danni a cose: è sufficiente il compimento della condotta che abbiamo descritto.
Com’è punito il reato di stesa?
La pena per il delitto di stesa è la reclusione da un minimo di 3 ad un massimo di 8 anni, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, come potrebbe avvenire, ad esempio, se durante la sparatoria viene ucciso qualcuno (in tal caso chi ha premuto il grilletto che ha sparato il colpo mortale, o gli autori in concorso tra loro, se i colpi sono multipli, risponderanno di omicidio volontario connotato da dolo eventuale, o, quantomeno, di omicidio preterintenzionale).
Da quando è in vigore il reato di stesa?
Le nuove norme, introdotte dal Decreto Caivano convertito in legge, che prevedono e puniscono il reato di stesa sono entrate in vigore il …. [data di pubblicazione in GU, ancora non avvenuta].
Com’era punito il reato di stesa prima del Dl Caivano?
Prima dell’emanazione e della conversione in legge del decreto Caivano, le condotte che ora rientrano nel reato di stesa potevano essere punite ai sensi dell’art. 6 della legge n. 895 del 1967, destinata (insieme ad una successiva legge, la n. del 1975), al controllo delle armi detenute e portate in pubblico: «Chiunque, al fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, fa esplodere colpi di arma da fuoco o fa scoppiare bombe o altri ordigni o materie esplodenti, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la reclusione da uno a otto anni».
La nuova norma introdotta dal Dl Caivano ha abrogato la suddetta norma e, come abbiamo visto, ha lasciato inalterata la descrizione della condotta, ma ha inasprito la pena elevando il minimo edittale e precisamente triplicandolo: da uno a tre anni di carcere. Per il principio di irretroattività della legge penale quando la sua applicazione risulta sfavorevole al reo, le condotte compiute sino al giorno prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto Caivano sono punite ancora con le pene stabilite dalla precedente normativa.
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