forum

Cosa succede quando...
 
Notifiche
Cancella tutti

Cosa succede quando è impossibile pagare le tasse?

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
44 Visualizzazioni
(@paolo-remer)
Post: 1000
Famed Member Registered
Topic starter
 

L’omesso versamento delle imposte può essere giustificato quando c’è una crisi di liquidità imprevedibile e inevitabile: la forza maggiore esclude le sanzioni.

Ti abbiamo già spiegato in un apposito articolo cosa succede se non paghi le tasse. Le conseguenze sono pesanti: il Fisco pretende il pagamento del dovuto, più le maggiorazioni previste per il ritardo, e scattano le sanzioni amministrative previste. Oltre certe soglie di imposte non versate si commette anche un reato tributario e, quindi, si va nel penale.

Rimane il fatto che molti contribuenti italiani non riescono a pagare le imposte entro le scadenze: proprio non ce la fanno. Può trattarsi di imprenditori e professionisti, che percepiscono un reddito variabile e incerto, ma anche di lavoratori dipendenti o pensionati che prendono troppo poco e devono fare i conti con molteplici spese da affrontare. Costoro, quindi, si chiedono: cosa succede quando è impossibile pagare le tasse?

Cosa fare se non riesco a pagare le tasse?

Se non riesci a pagare le tasse puntualmente entro le scadenze previste, puoi ricorrere ad alcuni modi previsti dalla legge che ti consentono di dilazionare e scaglionare il debito a rate. Precisamente puoi:

  • chiedere all’Agenzia delle Entrate di suddividere l’importo degli acconti e del saldo Irpef in un numero di rate mensili compreso tra 2 e 5, anziché versare la somma, o subire la trattenuta, in un’unica soluzione: puoi esercitare l’opzione semplicemente barrando l’apposita casella nella sezione V del modello 730, anche con la procedura di dichiarazione precompilata;
  • rateizzare il debito con l’Agenzia delle Entrate e così chiudere i debiti versando le somme dovute, fino a 8 rate trimestrali se la cifra non supera i 5.000 euro e fino a 20 rate trimestrale se è superiore;
  • per i debiti tributari che si sono già trasformati in cartelle esattoriali, puoi evitare le procedure esecutive e cautelari (pignoramenti, ipoteche, fermi amministrativi sui veicoli) chiedendo la rateizzazione all’Agenzia Entrate Riscossione: fino a 120.000 euro di debito l’accoglimento è automatico e il piano di dilazione arriva a 72 rate mensili, per le somme superiori puoi ottenere un piano straordinario, fino a 120 rate mensili, se dimostri una situazione di difficoltà economica.

Non riesco a pagare le tasse: come giustificarmi?

Se non si riesce a pagare le varie imposte e tasse per cause di forza maggiore, obiettive e documentabili, è possibile evitare almeno di dover versare le sanzioni? La realtà dei fatti dimostra che in molti casi i contribuenti, al di là della buona volontà e delle intenzioni, sono impossibilitati a versare le imposte per un’inevitabile mancanza di soldi (le aziende la chiamano crisi di liquidità). E questo avviene nonostante siano stati ligi negli adempimenti fiscali: parliamo di soggetti che non sono veri e propri evasori fiscali, in quanto hanno presentato correttamente la dichiarazione, indicando i redditi e le imposte dovute. 

Per loro manca solo il versamento, che talvolta risulta praticamente impossibile da eseguire, se non ci sono soldi sufficienti. La buona notizia è che in determinati casi, la cosiddetta forza maggiore riesce a far “assolvere” il contribuente che non ha adempiuto, ma senza sua colpa. Talvolta queste situazioni assumono valore esimente dagli obblighi tributari: e allora per le tasse non pagate a causa di circostanze dovute a forza maggiore le sanzioni potrebbero essere annullate.

La giurisprudenza si è occupata spesso di questi casi e, di recente, ha manifestato un’apertura, come dimostra l’ultima sentenza della Corte di Cassazione sul tema [1]: gli Ermellini hanno ravvisato la forza maggiore in una vicenda in cui un’azienda vantava consistenti crediti dalle pubbliche amministrazioni, ma era stata saldata con notevole ritardo. L’impresa è riuscita a dimostrare che l’omesso versamento delle imposte era dipeso proprio da questo inadempimento nei suoi confronti, altrimenti ce l’avrebbe fatta. I giudici di piazza Cavour hanno richiamato a sostegno della propria decisione la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, che riconosce e  giustifica queste circostanze, perché imprevedibili e inevitabili. 

Forza maggiore: definizione 

La forza maggiore è un’esimente, cioè una causa di non punibilità, che opera in diversi rami del nostro ordinamento giuridico: nasce nel diritto civile e in quello penale, per poi estendersi al settore tributario. La forza maggiore viene definita come un evento imprevedibile, eccezionale e straordinario, che si verifica per cause non imputabili al debitore [2] e rende praticamente impossibile l’adempimento della prestazione alla quale è obbligato, a meno di non incorrere in un sacrificio eccessivo e umanamente inesigibile.

In altre parole, la forza maggiore è un evento che non si può prevenire e al quale non si può resistere, un po’ come un terremoto, uno tsunami o una tempesta. Non vale, quindi, per chi non ha saputo fare bene e in anticipo i suoi conti: le varie imposte e tasse da pagare vanno sempre calcolate nel budget, e di per sé non sono affatto imprevedibili.

Di recente la Cassazione [3] ha chiarito che la forza maggiore, quando viene riscontrata nel caso concreto, si traduce in una vera e propria «inesigibilità» del tributo, ma deve sempre trattarsi di un avvenimento «imponderabile» e dunque non prevedibile dal contribuente con l’ordinaria diligenza. Non basta, quindi, una mera situazione di difficoltà economica nel fronteggiare i pagamenti.

Misure straordinarie che consentono di non pagare le tasse

Talvolta il legislatore interviene con aiuti e misure tampone, specialmente quando arriva una crisi economica generalizzata. Un esempio recente è costituito dall’emergenza Covid: un fattore imprevedibile ed eccezionale, che ha inciso negativamente su molti operatori economici, specialmente quelli operanti nei settori ai quali il lockdown ha imposto la chiusura forzata dei locali per un lungo periodo.

In quel caso il Governo è intervenuto con sospensioni e dilazioni dei versamenti d’imposta, prorogando notevolmente le scadenze. In altri casi, come per terremoti, alluvioni ed altre calamità naturali, viene disposta una sospensione o un’esenzione straordinaria dagli obblighi di versamento delle imposte e tasse a favore dei contribuenti residenti nelle zone colpite.

Forza maggiore: quando evita le sanzioni?

La normativa fiscale [4] individua la forza maggiore tra le «cause di non punibilità» e dispone che «non è punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore»: dunque, non può essere sanzionato chi – esclusivamente per per tale motivo – ha omesso, o ritardato, il versamento dei tributi. Nota che questa norma si riferisce solo alle sanzioni: rimane sempre fermo l’obbligo di pagare le imposte dovute, appena sarà possibile. 

La giurisprudenza della Corte di Giustizia europea [5] ha precisato che la forza maggiore richiede due elementi:  

  • uno, di natura oggettiva, che riguarda gli eventi anomali verificatisi al di fuori della sfera di controllo del contribuente debitore, e che pertanto non possono essergli imputati; 
  • l’altro, di tipo soggettivo, che concerne l’obbligo dell’interessato di prevedere questi eventi, con la dovuta ragionevolezza e nei limiti del possibile; inoltre, bisogna premunirsi contro di essi e fronteggiare le conseguenze adottando le misure appropriate, ma «senza incorrere in sacrifici eccessivi». 

Forza maggiore e crisi aziendale 

Tradotti in concreto, questi principi dettati in tema di forza maggiore significano che il contribuente, specialmente se è un operatore economico ed imprenditore commerciale, deve sempre cercare di prevedere le possibili emergenze e tentare di farvi fronte. Bisogna, cioè, distinguere un’oggettiva impossibilità, che è insormontabile, da una mera difficoltà, che è soggettiva ed superabile, sia pure a prezzo di sforzi.

Ad esempio, le crisi di liquidità aziendale sono ragionevolmente prevedibili in quanto insite nel naturale rischio d’impresa: non si può, a posteriori, dire di non aver potuto pagare le tasse perché non c’erano soldi sufficienti in cassa, quando magari tutto dipende da scelte aziendali incaute e sbagliate, o da spese eccessive sostenute su altri fronti.

Così come non vale sostenere l’alternativa: pagare gli stipendi ai dipendenti oppure le tasse allo Stato; entrambi sono obblighi ampiamente prevedibili e, dunque, occorre fare tutto il possibile per poterli fronteggiare in anticipo, prima delle scadenze. In qualche raro caso, però, imprenditori che non erano riusciti ad effettuare i versamenti tributari preferendo, con i pochi soldi disponibili in cassa, pagare i dipendenti ed i collaboratori, sono stati assolti dalle accuse di reato tributario per mancanza di dolo di evasione.

Quando non si riesce a pagare le tasse per colpa della PA

Molte imprese lavorano con le Pubbliche Amministrazioni, fornendo loro beni o prestando servizi: pensiamo, ad esempio, alle imprese appaltatrici di opere pubbliche, o alle farmacie che vengono rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale.

Spesso, la sopravvivenza economica di queste aziende “esposte” verso il settore pubblico dipende dalla tempestività degli accrediti, che dovrebbero avvenire entro 30 o 60 giorni dal ricevimento della fattura, ma questo termine viene raramente rispettato. I frequenti e protratti ritardi nei pagamenti bloccano il flusso finanziario delle aziende (che, nel frattempo, hanno già anticipato i costi per le prestazioni fornite) e, talvolta, rendono impossibile l’adempimento degli obblighi tributari.  

Nella sentenza cui abbiamo fatto cenno prima, la Corte di Cassazione [1] ha ravvisato un caso di forza maggiore proprio nell’accumulo di ritardi nei pagamenti dovuti dalla PA ad un’impresa appaltatrice di alcuni lavori pubblici. L’Agenzia delle Entrate aveva emanato l’avviso di accertamento con l’irrogazione delle sanzioni, ma l’impresa ha sostenuto che gli omessi versamenti dei tributi erano dovuti alla carenza di liquidità, provocata dal grave ritardo dell’Amministrazione nel pagare quanto dovuto. 

I giudici di piazza Cavour, però, hanno ragionato con cautela: pur riconoscendo che quel ritardo della PA costituisce un caso di forza maggiore, non hanno (ancora) annullato le sanzioni irrogate all’impresa, rimettendo il giudizio alla Commissione tributaria per verificare se, nel caso concreto, l’impresa fosse impossibilitata ad adottare misure idonee ad evitare quella crisi di liquidità, ad esempio cedendo a terzi il proprio credito fiscale. Ciò significa che la forza maggiore non opera in automatico, ma deve essere sempre riscontrata nel caso concreto.

 
Pubblicato : 29 Settembre 2023 17:08