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Cosa succede in caso di morte con il conto cointestato?

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(@angelo-greco)
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Esploriamo le implicazioni legali e finanziarie che emergono dalla morte di un titolare di un conto corrente cointestato: vedremo quali sono le differenze tra firma congiunta e disgiunta.

Quando si parla di conto corrente cointestato ci si riferisce a un conto di proprietà di due o più persone. Le quote dei cointestatari sono uguali, salvo patto contrario. Di norma, si ricorre a questo strumento finanziario all’interno delle famiglie, ad esempio tra coniugi, genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle e così via.

A differenza del conto con delega, qui non è in comune il semplice utilizzo del conto ma la titolarità stessa delle somme giacenti presso la banca. Sicché ciascun contitolare, nei limiti della propria quota, può farne ciò che vuole. Ma cosa succede in caso di morte con il conto cointestato? Quali sono i diritti e le limitazioni che incontra il cointestatario superstite e come si gestisce invece la successione della quota di proprietà del cointestatario defunto? Come fare a sbloccare il conto che, il più delle volte, al momento del decesso, viene congelato dalla banca in attesa del deposito della dichiarazione di successione?

In questo articolo vedremo insieme che cosa succede in caso di morte di uno dei titolari di un conto cointestato. E distingueremo tra il conto a firma congiunta e quello a firma disgiunta: ai due infatti viene applicata una disciplina diversa. Ma procediamo con ordine.

Che cos’è un conto cointestato e come funziona?

Un conto corrente cointestato è un tipo di conto bancario che “appartiene” a più titolari che l’hanno sottoscritto. La cointestazione può essere:

  • originaria: in tal caso il conto nasce cointestato sin dall’origine. Pertanto, per la costituzione del conto, è necessaria la presenza di tutti i cointestatari presso lo sportello della banca;
  • successiva: in tal caso il conto, inizialmente di un solo soggetto, viene da questo cointestato in un momento successivo a un’altra persona (o a più di una). In tale ipotesi, nei rapporti tra le parti si verifica una donazione di una quota.

Le quote spettanti ai cointestatari si presumono essere di pari importo. Ad esempio, in un conto cointestato a due persone, ciascuna delle due sarà proprietario solo del 50%. Le parti però possono convenire, con un accordo scritto, una diversa distribuzione delle somme (ad esempio il 60% all’uno e il 40% all’altro).

Cosa significa conto cointestato a firma disgiunta e congiunta?

I conti correnti cointestati possono essere di tre tipi:

  • a firma congiunta: per eseguire le operazioni c’è bisogno del consenso di tutti i cointestatari. Sicché la banca non può autorizzare un prelievo o un pagamento richiesto da uno dei titolari del conto se non c’è l’autorizzazione anche degli altri. Questa modalità – che certamente offre maggiori garanzie ma nello stesso tempo comporta una gestione più “rigida” del conto – viene per lo più preferita quando non c’è piena fiducia tra le parti (si pensi ai rapporti tra soci o associati);
  • a firma disgiunta: al contrario della precedente ipotesi, qui ciascun contitolare può eseguire operazioni, come prelievi, bonifici o altri pagamenti, senza dover prima chiedere il permesso agli altri. La banca sarà quindi tenuta a rispettare gli ordini impartiti dal singolo correntista;
  • misti: per le operazioni che non eccedono un prefissato limite, vale la regola della firma disgiunta; superata però la soglia, è necessario il consenso di tutti i cointestatari.

Come vengono gestiti i rapporti tra i titolari del conto cointestato e la banca?

È molto importante sapere che la legge disciplina in modo diverso i rapporti tra i cointestatari da un lato e quelli tra questi ultimi e la banca dall’altro.

Salvo nel caso di conto con firma congiunta (di cui abbiamo parlato nel precedente paragrafo), nel conto corrente a firma disgiunta la banca è tenuta a dar seguito alle operazioni richieste dal titolare, anche quando queste superino la sua quota di proprietà. Vale infatti la regola della cosiddetta “solidarietà attiva” in forza della quale ciascun creditore (il singolo cointestatario) può esigere dal debitore (la banca) l’intera somma. Dunque, se uno dei cointestatari spende più di quanto gli appartiene, l’altro non potrà rivalersi nei confronti della banca. La questione deve essere invece risolta nei rapporti interni tra i titolari del conto. Sicché, l’eventuale utilizzo di somme eccedenti la quota del singolo potrà essere fatto valere dall’altro cointestatario il quale potrà agire in giudizio per chiedere la restituzione di tali somme o il ripristino della giacenza iniziale sul conto.

Cosa succede al conto cointestato in caso di morte di uno dei titolari?

Nel momento in cui muore uno dei cointestatari, la quota di questi cade in successione e andrà divisa tra i relativi eredi. La quota invece di spettanza del titolare superstite rimane di quest’ultimo che potrà continuare a disporne per come vuole.

Facciamo un esempio. Immaginiamo un conto cointestato per il 50% alla madre e per l’altro 50% al figlio. Alla morte della donna, la metà del conto verrà divisa tra tutti i suoi eredi (compreso il figlio cointestatario del medesimo conto) mentre l’altra metà resterà nella proprietà esclusiva del figlio.

Come avviene la successione del conto cointestato a firma congiunta?

Se il conto corrente era a firma congiunta, l’intero conto viene bloccato dalla banca, sicché neanche il cointestatario superstite potrà utilizzarlo. Restano in vita tutte le domiciliazioni e i RID (ad esempio il pagamento delle utenze domestiche, del mutuo, ecc.). In pratica i risparmi depositati sul conto vengono “congelati” e nessuna operazione può essere eseguita fino a quando la banca non ha identificato gli eredi e stabilito le quote spettanti. È possibile che gli eredi diventino titolari del conto, ma ciò richiede il consenso di tutti.

Per sbloccare il conto corrente ed effettuare la successione del conto cointestato, gli eredi devono presentare alla banca diversi documenti, tra cui la dichiarazione di successione, l’accettazione dell’eredità, l’eventuale verbale di pubblicazione del testamento.

È importante ricordare che, accettando l’eredità, gli eredi succedono anche nei rapporti debitori del titolare deceduto nei confronti della banca (sicché se il conto presentava un saldo passivo o sussistevano altri rapporti in rosso, la relativa obbligazione viene ripartita tra i vari eredi secondo le rispettive quote).

Una volta sbloccato il conto, il cointestatario superstite ritorna nella disponibilità integrale della sua quota mentre la banca dividerà tra i vari eredi solo la quota del cointestatario defunto.

Come avviene la successione del conto cointestato a firma congiunta?

Se si tratta di un conto con firma disgiunta, il titolare che rimane in vita ha piena autonomia e può gestire il conto come preferisce. Continua infatti a valere il principio della solidarietà attiva, sicché la banca sarà tenuta a rispettare gli ordini di pagamento da questi effettuati. Il superstite potrebbe anche spendere o prelevare l’intera giacenza del conto cointestato, senza che gli eredi possano contestare alcunché alla filiale.

Gli eredi che vogliano ottenere la quota del titolare defunto, per dividerla tra loro, dovranno quindi agire contro il cointestatario superstite che ha effettuato un utilizzo delle somme oltre la propria quota.

 
Pubblicato : 11 Luglio 2023 08:53