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Cosa si rischia per evasione fiscale

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(@angelo-greco)
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Quali conseguenze per chi non paga le tasse? Reati tributari con le soglie di punibilità, cartelle di pagamento, riscossione coattiva di tributi e sanzioni.

Nel 1931, Al Capone fu condannato a 11 anni di carcere e ad una multa di 50.000 dollari, non per delitti di mafia e omicidi, ma per evasione fiscale. Ciò che non era riuscita a fare la polizia, lo aveva fatto il Fisco. Ma la convinzione che chi non paga le tasse va in galera non è sempre corretta: la famosa frase «manette agli evasori» è poco più di uno slogan, ripetuto da quarant’anni, quando venne introdotta la prima legge penale in materia, che poi è stata modificata e rivista diverse volte.

Ma allora adesso, in Italia, cosa si rischia per evasione fiscale? Da noi, l’evasione costituisce sì un reato, ma solo al superamento di determinate soglie. Chi invece sottrae all’Erario importi inferiori a quelli che fanno scattare le pene detentive subisce una sanzione amministrativa e, ovviamente, il procedimento di esecuzione coattiva, che può arrivare all’espropriazione forzata dei beni. Il penale scatta soltanto nel caso di grosse evasioni, tipiche degli imprenditori e non dei piccoli contribuenti. 

L’evasione fiscale può essere costituta da vari comportamenti, a ciascuno dei quali corrisponde un illecito tributario diverso. C’è, ad esempio, il mancato invio della dichiarazione dei redditi; c’è l’omesso pagamento delle imposte, pur correttamente liquidate nella dichiarazione, o il mancato versamento dell’Iva; c’è poi l’occultamento di alcuni redditi nella dichiarazione (è questo l’illecito più frequente) o l’utilizzo di detrazioni o deduzioni a cui non si avrebbe diritto; l’emissione di fatture false, il conseguimento di crediti e rimborsi non spettanti, e così via. Ma procediamo con ordine e vediamo, per ciascuno di questi comportamenti, cosa si rischia per evasione fiscale.

Evasione fiscale: quando non è reato

Come anticipato, la piccola evasione fiscale non costituisce reato. È ad esempio quella di chi non versa l’Imu, il bollo auto, di chi sporadicamente si fa pagare in nero da un cliente senza emettere fattura o scontrino fiscale; è quella di chi non ha conseguito guadagni rilevanti e perciò non fa la dichiarazione dei redditi, sperando che il Fisco non se ne accorga e non lo controlli; è quella di chi affitta un appartamento senza dichiararlo all’Agenzia delle Entrate; è quella di chi compie una prestazione un lavoro nei confronti di un soggetto di cui non è dipendente, senza emettere la ricevuta di prestazione occasionale; è quella di chi dichiara il coniuge a carico per usufruire delle detrazioni quando questi invece percepisce un reddito; è anche quella di chi non versa l’Iva o l’Irpef per importi modesti (vedremo a breve quali sono).

In tutti questi casi, per l’evasione fiscale non si rischia il penale. Siamo nell’ambito di semplici illeciti amministrativi per i quali si subiscono solo sanzioni pecuniarie. In pratica, alle imposte non versate si aggiunge un ulteriore importo come punizione per l’evasione, solitamente calcolato in percentuale sull’importo sottratto a tassazione: a seconda delle imposta evase e della tipologia di violazione, le sanzioni amministrative pecuniarie variano dal 30% al 240%, più interessi fino alla data del pagamento ed eventuali spese di riscossione.

Il contribuente che non salda il conto neanche dopo l’accertamento fiscale, subisce la cosiddetta riscossione esattoriale che viene portata avanti dall’Agente della Riscossione. Quest’ultimo, per le imposte statali (ad es. Irpef, Iva, Ires, ecc.) è Agenzia Entrate Riscossione (in breve, Ader). Invece, per le imposte locali (ad es. Imu, Tari, bollo auto), se l’Ente impositore non si è affidato ad Ader, l’Agente è la società privata con cui l’ente locale ha firmato una convenzione per la riscossione dei propri tributi.

L’Esattore invia al contribuente la cartella esattoriale con cui gli intima, entro 60 giorni, il pagamento delle imposte non versate, delle sanzioni e, infine, degli interessi nel frattempo maturati.  Se il contribuente non paga neanche la cartella esattoriale subisce una serie di misure come: l’ipoteca sulla casa (per debiti da 20mila euro in poi), il fermo auto, il pignoramento del quinto dello stipendio o della pensione, il pignoramento del conto corrente, il pignoramento della seconda casa (per debiti da 120mila euro in poi).

Evasione fiscale: quando è reato

Quando l’evasione fiscale supera determinate soglie, diventa reato. In questo caso, l’ordinamento prevede determinate sanzioni penali, per le quali, però, quasi mai si va effettivamente in carcere, perché sono previste delle misure alternative alla detenzione (te ne parliamo ampiamente in “evasione fiscale: come essere assolti“). Le soglie sono diverse a seconda del tipo di illecito tributario. Ecco dunque cosa si rischia in questi casi.

Dichiarazione fraudolenta

La dichiarazione fraudolenta consiste nella falsificazione delle dichiarazioni dei redditi o Iva inserendo elementi passivi fittizi (falsa fatturazione) o alterando le scritture contabili (per i soggetti obbligati).

Se la dichiarazione fraudolenta si compie mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, la pena è la reclusione da 4 a 8 anni, che si riduce a un range compreso tra 1 anno e 6 mesi a 6 anni quando l’ammontare è inferiore a 100.000 euro.

Se la violazione è commessa con «altri artifici» diversi dalle fatture la pena è la reclusione da 3 a 8 anni e il reato di configura al superamento di queste soglie di punibilità: imposta evasa superiore a 30mila euro; ammontare complessivo degli elementi attivi sottratti all’imposizione (anche mediante indicazione di elementi passivi fittizi) superiore al 5% degli elementi attivi indicati in dichiarazione, o, comunque, superiore ad 1.500.000 euro; ammontare dei crediti e delle ritenute fittizie superiore al 5% del totale, o comunque a 30mila euro.

Dichiarazione infedele

La dichiarazione infedele consiste in dichiarazioni non veritiere al di fuori dei casi precedenti: dunque senza un impianto fraudolento, ma comunque consapevolmente e volontariamente, ed anche mediante omissione. Si pensi al caso di chi percepisce un reddito o un canone di locazione senza riportarlo nella dichiarazione dei redditi o fa un lavoro in nero. Il reato sussiste se:

  • l’imposta evasa è superiore a 100mila euro (prima del 2020 il limite era era di 150mila euro);
  • e i redditi non dichiarati superano il 10% del totale o comunque i 2 milioni di euro (prima era di 3 milioni).

La sanzione è la reclusione da 2 anni a 4 anni e 6 mesi. Essendo questo il reato più comune nella pratica, per approfondire ti rinviamo all’articolo specifico: “Dichiarazione dei redditi infedele: quando è reato“.

Dichiarazione omessa

La dichiarazione omessa consiste nella mancata presentazione delle dichiarazioni dei redditi, Iva e anche del Modello 770 (previsto per i sostituti d’imposta che effettuano ritenute fiscali su stipendi e compensi) entro 90 giorni dalla scadenza. Il reato sussiste se l’imposta evasa è superiore a 50mila euro (prima era 30mila).

La sanzione è la reclusione da 2 a 6 anni.

Omesso versamento Iva

Il reato di omesso versamento Iva scatta solo se il debito è superiore a 250mila euro.

La sanzione è la reclusione da 6 mesi a 2 anni.

Omesso versamento di ritenute

È punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni chiunque non versa, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto di imposta, ritenute dovute sulla base della stessa dichiarazione o risultanti dalla certificazione rilasciata ai sostituiti, per un ammontare superiore a 150mila euro per ciascun periodo d’imposta.

Emissione di fatture false

Il reato scatta per l’emissione di fatture o ricevute per operazioni inesistenti al fine di consentire a terzi l’evasione dell’imposta sui redditi o dell’Iva, a prescindere dall’utilizzazione o meno dei documenti falsi da parte del soggetto ricevente e dall’importo.

La sanzione varia da 4 a 8 anni di reclusione, ma se l’ammontare complessivo è inferiore a 100mila euro è compresa tra un minimo di 1 anno e 6 mesi ed un massimo di 6 anni.

Occultamento o distruzione di documenti contabili

Il reato scatta in caso di distruzione o occultamento di scritture contabili o altri documenti di cui è obbligatoria la conservazione per non consentire la ricostruzione dei redditi o del volume d’affari.

La sanzione è la reclusione da 3 a 7 anni.

Utilizzo di fatture false

L’emissione o l’utilizzo di fatture false costituisce sempre reato. La pena è la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni e si applica nei confronti di chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, si avvale di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e indica in una delle dichiarazioni dei redditi o Iva, costi fittizi.

Sanzioni amministrative e penali per evasione: tabella

Di seguito ti forniamo una tabella delle sanzioni amministrative e penali per i vari tipi di evasione in materia di imposte sui redditi. Per maggiori dettagli sui reati tributari, consulta la tabella delle soglie di punibilità penale.

  Violazione 

  tipo di sanzione

  Sanzione

Ritardato od omesso versamento diretto (acconti, conguagli, versamenti periodici, saldi) delle imposte risultanti dalla dichiarazione  dei redditi:
– ritardo non superiore a 15 giorni amministrativa 1% dell’importo non versato per ogni giorno di ritardo
– ritardo superiore a 15 giorni ma non a 90 giorni amministrativa 15% dell’importo non versato
– ritardato od omesso versamento fuori dai casi precedenti amministrativa 30% dell’importo non versato
– omesso versamento, entro il termine per l’acconto relativo al periodo d’imposta successivo, dell’IVA da dichiarazione  per importo superiore a € 250.000 per ogni periodo penale reclusione da 6 mesi a 2 anni
– omesso versamento, entro il termine per la dichiarazione dei sostituti, di  ritenute dovute o certificate  per importo superiore a € 150.000 per ogni periodo d’imposta penale reclusione da 6 mesi a 2 anni
    una rata  diversa dalla prima entro il termine di versamento della successiva per importi derivanti da accertamento con adesione e da conciliazione giudiziale amministrativa 45% sul residuo importo dovuto a titolo di tributo
Errato utilizzo di crediti in compensazione in F24
– omessa presentazione del mod. F24 con compensazione a saldo zero amministrativa – per ritardo non superiore a 5 giorni lavorativi: € 50
– per ritardo superiore: € 100
– compensazione per importo superiore al limite annuale amministrativa 30% dell’importo oltre il limite
– compensazione per importo annuale superiore a € 15.000 senza il visto di conformità amministrativa 30% dell’importo
– compensazione di credito IVA infrannuale superiore a € 5.000 senza preventiva presentazione del modello da cui emerge amministrativa 30% dell’importo
– compensazione orizzontale in presenza di debiti erariali iscritti a ruolo o passati in carico all’agente della riscossione e scaduti per importo superiore a € 1.500 amministrativa 50% del debito scaduto e non pagato fino a concorrenza dell’importo compensato
– compensazione di crediti inesistenti (o in misura superiore a quella spettante) rilevata in sede di controllo automatico della dichiarazione amministrativa 30% dell’importo eccedente
– compensazione di crediti inesistenti (o in misura superiore a quella spettante) non rilevabile in sede di controllo automatico della dichiarazione amministrativa 50% dell’importo
– compensazione di crediti inesistenti per importo annuo superiore a € 50.000 penale reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni
– compensazione di crediti non spettanti per importo annuo superiore a € 50.000 penale reclusione da 6 mesi a 2 anni
Incompletezza dei modelli di versamento quando non contengono elementi necessari per l’identificazione del soggetto che li effettua o per l’imputazione del versamento  amministrativa da € 100 a € 500
Alienazione simulata  o altri atti fraudolenti,
– per ammontare complessivo del debito superiore a € 50.000 Penale Reclusione da 6 mesi a 4 anni
– per ammontare complessivo del debito superiore a € 200.000 Penale Reclusione da 1 anno a 6 anni
 
Pubblicato : 6 Marzo 2023 20:15