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Cosa rischia il lavoratore che non comunica la malattia al capo?

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(@angelo-greco)
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Conseguenze per il dipendente che non informa tempestivamente il datore di lavoro sulla sua assenza a causa della malattia o infortunio.

Essere imprenditore significa far funzionare ogni giorno la propria azienda in modo che l’attività non abbia a subire interruzioni. Ecco perché la legge stabilisce che, fermo restando il diritto di ogni dipendente di assentarsi se sta male, il datore di lavoro deve saperlo immediatamente in modo da sostituirlo finché questi non guarisce. Ma cosa rischia il lavoratore che non comunica la malattia al capo? Può essere licenziato? In verità è difficile fornire una risposta secca: la materia è spesso regolamentata dai contratti collettivi nazionali che, per le infrazioni più frequenti commesse dal lavoratore, prevedono specifiche sanzioni. Sul punto però si è già pronunciata la giurisprudenza e in particolare la Cassazione, ragion per cui potremo dare contezza di quelle che sono state le istruzioni fornite dai giudici supremi. Questo articolo ti guiderà nel capire i rischi legali e professionali che un lavoratore può incorrere se non comunica tempestivamente una malattia o un infortunio al proprio datore di lavoro.

Quali sono le responsabilità del lavoratore in caso di malattia o infortunio?

In caso di malattia o infortunio, il lavoratore è tenuto a informare il datore di lavoro il prima possibile. Questo obbligo nasce dall’esigenza di mantenere un rapporto di correttezza e buona fede con il datore di lavoro.

Come comunicare la malattia al datore di lavoro?

La legge lascia ai contratti collettivi la possibilità di regolamentare le modalità con cui il dipendente deve comunicare l’assenza per malattia al proprio datore. Il più delle volte sono previste forme molto informali come la telefonata, l’sms, la chat, l’email, il telegramma, il fax, la Pec.

Sarà bene leggere nel proprio contratto collettivo per verificare cosa preveda. In assenza di indicazioni, sarà sempre bene telefonare e lasciare una traccia scritta, come un messaggio sul cellulare o un’email, da conservare poi debitamente per i successivi mesi (oltre i quali la contestazione disciplinare non sarebbe più legittima perché tardiva).

Cosa succede se il lavoratore non comunica tempestivamente la malattia al datore di lavoro?

Come anticipato, è il CCNL a stabilire le sanzioni per il caso di mancata comunicazione della malattia al datore. Di certo, questi può considerare il dipendente che non si presenta sul lavoro senza fornire comunicazione e motivazioni come “assente ingiustificato”. E l’assenza ingiustificata può comportare sanzioni tanto più elevate e gravi quanto più essa si protrae.

Tanto per fare un esempio la sanzione sarà lieve se la comunicazione della malattia è solo ritardata di un giorno. Se invece si protrae per oltre tre o quattro giorni, si può arrivare alla sospensione o al licenziamento.

Il datore di lavoro, prima di procedere al licenziamento per assenza ingiustificata, potrebbe – ma non è tenuto a farlo – inviare una comunicazione al lavoratore con cui gli chiede chiarimenti circa la sua assenza. In proposito la Cassazione, con la sentenza 795/2017, ha detto che se il lavoratore non risponde tempestivamente alla lettera del datore di lavoro in cui si chiedono spiegazioni su un’assenza ingiustificata, può essere licenziato. 

La sentenza si riferisce al caso di un lavoratore di un’azienda che non ha comunicato un infortunio al datore di lavoro, risultando assente senza giustificazione. Questa condotta è stata considerata un “notevole inadempimento” da parte del lavoratore.

Come può essere interpretata l’assenza del lavoratore?

L’omissione del lavoratore nel comunicare la malattia al datore di lavoro può essere interpretata come un «notevole inadempimento» da parte del lavoratore agli obblighi di correttezza e buona fede. Il datore non può però interpretare l’assenza come un atto di dimissioni volontarie e dovrebbe prima chiedere al dipendente di motivare la propria condotta.

Immagina il caso di Paolo, un lavoratore che ha subito un infortunio sul lavoro ma non lo ha comunicato tempestivamente al suo datore di lavoro. Paolo, invece di informare immediatamente il suo capo, decide di restare a casa senza fornire alcuna spiegazione. Quando il datore di lavoro gli chiede delucidazioni, Paolo dichiara falsamente di aver già inviato una comunicazione. In questo caso, Paolo rischia il licenziamento per il suo comportamento ingiusto e subdolo.

Ecco perché è sempre bene comunicare la malattia non solo tempestivamente ma anche in una forma che possa lasciare una traccia per dimostrare l’adempimento di tale onere (ad esempio per iscritto o email).

Che succede in caso di impossibilità oggettiva a comunicare l’assenza?

Se il dipendente non può comunicare l’assenza per ragioni gravi e oggettive, come un ricovero, deve poterlo dimostrare. Di recente però la Cassazione ha detto che può essere licenziato il dipendente che, arrestato, non comunica al datore di lavoro di non potersi recare in azienda. Questo precedente lascia ben intendere il rigore con cui i giudici interpretano l’obbligo del dipendente di informare il capo della propria assenza. 

Come può difendersi il lavoratore in caso di contestazione da parte del datore di lavoro?

In caso di contestazione da parte del datore di lavoro, il lavoratore dovrebbe fornire la prova della sua comunicazione tempestiva entro 5 giorni dal ricevimento della stessa lettera di contestazione. Se il datore procede ugualmente a irrogare la sanzione questa va contestata con una comunicazione scritta entro 60 giorni e poi impugnata in tribunale entro 180 giorni.

 
Pubblicato : 2 Giugno 2023 18:00