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Cosa rischia chi accudisce randagi dandogli da mangiare

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(@angelo-greco)
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Scopri le responsabilità legali per chi si prende cura di animali randagi, tra custodia e lesioni personali.

Occuparsi di animali randagi può sembrare un gesto di pura generosità, ma comporta delle responsabilità legali significative, specie quando questi possono essere potenzialmente pericolosi per l’incolumità altrui come i cani. La Cassazione ha stabilito specifici criteri che definiscono le conseguenze di tale comportamento sotto un profilo civile (risarcitorio) e penale. Vediamo dunque cosa rischia chi accudisce randagi dandogli da mangiare. Lo faremo commentando una pronuncia della Suprema Corte che, come vedremo a breve, attribuisce la responsabilità per le lesioni procurate da animali non solo al titolare dell’animale stesso. Ma procediamo con ordine.

Si può dare da mangiare ai gatti randagi in condominio?

Un regolamento condominiale, a meno che non sia stato approvato all’unanimità, non può vitare ai condomini di detenere animali domestici negli appartamenti. Può però vietare di lasciare cibo negli spazi comuni come il giardino al fine di garantire la pulizia negli spazi comuni.

Se invece tale previsione non è contenuta nel regolamento, secondo la giurisprudenza il condominio non può vietare di dare da mangiare ai gatti randagi dinanzi all’edificio, a patto che pulisca subito la zona dove sono eventualmente rimasti i residui di cibo. Questo per non compromettere la sicurezza e l’igiene dei residenti. Bisogna infatti evitare che ad accorrere all’odore degli avanzi possano essere topi o cani, questi ultimi spesso temuti da alcuni condomini.

Quali sono le responsabilità se si accudiscono cani randagi?

Accudire cani randagi, specialmente quelli aggressivi e senza microchip, comporta la responsabilità penaleper eventuali lesioni da essi causate a terzi. Dare cibo e ospitarli nel proprio giardino implica infatti l’obbligo di custodia, come stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 17145 del 5 aprile 2017.

La sentenza ha rigettato il ricorso di un uomo responsabile per l’aggressione di due passanti da parte dei suoi cani. L’imputato è stato ritenuto responsabile nonostante l’assenza di microchip e la mancata registrazione degli animali come suoi. Il fatto quindi di non essere proprietario del cane non rileva affatto quando si ha con essi un rapporto di “custodia” temporanea, come nel caso di chi dà spesso da mangiare ai randagi.

Come chiarito dalla Cassazione, l’obbligo di custodia – che determina una responsabilità sia penale per le aggressioni e i morsi del cane, sia civile per i conseguenti danni con obbligo di risarcimento – sorge non solo in presenza di un rapporto di proprietà, ma anche in casi di semplice detenzione dell’animale. Secondo la Corte, infatti, la registrazione all’anagrafe canina o la presenza di un microchip sono irrilevanti ai fini della responsabilità.

Del resto il codice civile è abbastanza chiaro nell’affermare tale circostanza: all’articolo 2052 stabilisce infatti la responsabilità per i danni cagionati dall’animale non solo in capo al proprietario, ma anche a chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso; e ciò si intende ad esempio il dog-sitter o il partner del titolare che lo porta a passeggio magari senza museruola.

Quali precauzioni sono richieste al detentore di un cane?

Il detentore di un cane deve adottare tutte le cautele necessarie per prevenire possibili aggressioni, anche all’interno della propria abitazione. È del tutto irrilevante il fatto che l’animale aggredisca una persona in un luogo pubblico o privato, a meno che ovviamente non si tratti di un intruso che abbia cercato di forzare la porta di casa altrui per commettere una rapina.

La legge impone di controllare e custodire l’animale, indipendentemente dalla sua natura feroce o mansueta.

In conclusione, prendersi cura di animali randagi può avere implicazioni legali importanti. È cruciale essere consapevoli delle proprie responsabilità per evitare conseguenze legali non desiderate.

 
Pubblicato : 7 Dicembre 2023 10:45