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Cosa interrompe la prescrizione di una cartella esattoriale?

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(@angelo-greco)
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Atti interruttivi della prescrizione dei crediti tributari: la cartella esattoriale rinnovata da Agenzia Entrate Riscossione, il pignoramento, il preavviso di fermo o ipoteca e l’istanza di rateazione.

Se hai ricevuto una cartella esattoriale riferita a un debito molto vecchio ti sarai chiesto sicuramente se questa è caduta in prescrizione e se pertanto possa essere contestata dinanzi al giudice. Prima però di fare passi azzardati dovresti verificare se, negli scorsi anni, hai ricevuto qualche raccomandata che abbia interrotto la prescrizione. Ti chiederai allora: cosa interrompe la prescrizione di una cartella esattoriale? E quali sono gli effetti di un atto del genere sui debiti fiscali?

Cerchiamo di fare chiarezza su questo argomento che spesso genera molta confusione: un’informazione non corretta infatti potrebbe alimentare aspettative infondate e soprattutto spingere un contribuente ad affrontare un giudizio inutile. Ma procediamo con ordine.

Cosa fare quando si riceve una cartella esattoriale?

La prima cosa che si dovrebbe fare quando si riceve una cartella esattoriale è verificare la data a cui il debito si riferisce. Questo perché capita spesso che le richieste di pagamento avanzate da Agenzia Entrate Riscossione o dagli Agenti per la Riscossione dei tributi locali arrivino quando ormai il debito è caduto in prescrizione.

Come si verifica questa data? Molto semplice. In ogni cartella c’è un foglio riepilogativo ove è riportata una tabella. In essa vengono specificate le motivazioni della richiesta del pagamento, con l’indicazione del tributo dovuto e dell’anno di riferimento.

Se la cartella è il primo atto ricevuto dal contribuente dopo l’avviso di accertamento, nella tabella viene riportato il nome del tributo (ad esempio Irpef, contributi Inps, Imu, tassa automobilistica, ecc.) e l’anno di riferimento (quello cioè in cui il tributo andava versato).

Se invece la cartella è la rinnovazione di una cartella precedente, nella tabella viene indicato solo il numero di quest’ultima e la data di notifica.

Per verificare se si è compiuta la prescrizione bisogna avere a riferimento tale data (quella del debito o quella della notifica della cartella) e verificare se, a partire da essa, si sono compiuti i termini di prescrizione che vedremo a breve.

Cos’è la prescrizione e come funziona?

La prescrizione, in termini tecnici, si potrebbe descrivere come un cronometro invisibile che, una volta avviato, decreta l’estinzione di un diritto se questo non viene esercitato nel lasso di tempo prestabilito dalla legge. Rappresenta un meccanismo di autodifesa del debitore, un modo per evitare che i diritti si trasformino in spade di Damocle sospese indefinitamente sopra la testa dei debitori.

Se il tempo trascorre senza che vi sia un’azione di riscossione o un sollecito di pagamento, il debito svanisce nel nulla, come neve al sole. È molto importante comprendere che, per far operare la prescrizione, non bisogna fare nulla: è sufficiente solo che decorra il tempo. Se scadono i termini di prescrizione fissati dalla legge il debito decade in automatico, senza dover effettuare particolari procedure. Bisognerà tuttavia contestare la cartella e farla annullare: perché se anche è vero che la prescrizione è automatica, se non ci si rivolge al giudice per far annullare la cartella, questa diventa “definitiva” e, per quanto illegittima, va pagata.

Ma attenzione, ogni debito ha il suo tempo. Nello specifico delle cartelle esattoriali, ossia quei documenti che ti avvisano della presenza di un debito tributario, la prescrizione segue delle scadenze precise.

Dopo 10 anni, si prescrivono tutti i tributi dovuti allo Stato. Questi includono, tanto per fare gli esempi più frequenti, l’Irpef, l’Iva, l’Ires, l’Irap, l’imposta di bollo, l’imposta di registro, il canone Rai, i contributi alla Camera di Commercio.

Scendiamo invece a 5 anni di prescrizione per i tributi dovuti agli enti locali ossia alle Regioni, Province e Comuni. Questi tributi, che includono l’Imu, la Tari, la Tosap, hanno quindi una tempistica di prescrizione più breve. L’eccezione a questa regola è il bollo auto, un caso a parte che analizzeremo in seguito.

Sempre sul gradino dei 5 anni troviamo le multe stradali e tutti gli altri tipi di sanzione, siano esse amministrative (come le violazioni in materia di commercio o il protesto degli assegni e delle cambiali), tributarie (come le “more” che applica il fisco tutte le volte in cui non si pagano le tasse o si commettono altre irregolarità dichiarative) o penali (che sono la conseguenza dell’accertamento di reati).

Sempre in 5 anni si prescrivono i contributi previdenziali dovuti all’Inps e i contributi assistenziali dovuti all’Inail.

Infine, c’è il bollo auto: la famosa tassa automobilista ha un termine di prescrizione di solo 3 anni.

Come verificare se una cartella si è prescritta?

Abbiamo già detto che il calcolo della prescrizione decorre dalla data riportata nella tabella inclusa nella cartella stessa. In buona sostanza, bisogna verificare se dall’ultimo atto ricevuto dall’amministrazione finanziaria (sia esso un avviso di accertamento o una precedente cartella esattoriale) sono decorsi i termini che abbiamo visto sopra.

Ogni atto o raccomandata che interviene in questo lasso di tempo interrompe la prescrizione e la fa decorrere nuovamente da capo.

Quindi, prima di cantare vittoria e di presentare un’opposizione al giudice, volta a far annullare la cartella, bisogna verificare se, nel frattempo, è intervenuto uno dei cosiddetti “atti interruttivi della prescrizione”. Se così fosse infatti il ricorso verrebbe rigettato e si verrebbe per di più condannati al pagamento delle spese processuali.

Ma quali sono gli atti che interrompono la prescrizione? Vediamo qui di seguito.

Cosa interrompe la prescrizione di una cartella esattoriale?

Quando il contribuente riceve uno degli atti interruttivi della prescrizione, il termine di prescrizione si interrompe e, dal giorno successivo, inizia a decorrere nuovamente da capo per un tempo di pari durata.

Ad esempio, una persona con un debito Irpef (con prescrizione di 10 anni) che dopo tre anni dal ricevimento della cartella riceve un sollecito di pagamento vedrà interrompersi la prescrizione e tornare a decorrere nuovamente da capo, per altri 10 anni, a partire dal giorno successivo al ritiro della raccomandata con il predetto sollecito.

Vediamo ora cosa interrompe la prescrizione di una cartella esattoriale.

Banalmente possiamo dire che la prescrizione si interrompe in tre casi:

  • al ricevimento di qualsiasi richiesta di pagamento da parte del creditore (nel nostro caso l’Agente per la Riscossione);
  • all’avvio del procedimento di riscossione esattoriale del credito da parte del creditore;
  • all’ammissione del debito fatta dal contribuente.

In termini pratici, gli atti provenienti dall’Agenzia Entrate Riscossione (o da qualsiasi altra società incaricata di recuperare i crediti fiscali) che interrompono la prescrizione sono i seguenti:

  • cartella esattoriale;
  • intimazione di pagamento (che è una rinnovazione della cartella esattoriale);
  • preavviso di ipoteca (da inviare almeno 30 giorni prima dall’iscrizione della stessa);
  • preavviso di fermo auto (da inviare almeno 30 giorni prima dall’esecuzione dello stesso).

Come anticipato, nella seconda categoria degli atti interruttivi della prescrizione vi sono quelli che mettono in moto la procedura esecutiva e consistono nel:

  • pignoramento dei beni del debitore (ad esempio: pignoramento dello stipendio, del conto corrente, della pensione, della casa, ecc.);
  • azione giudiziale contro il debitore per l’accertamento del credito (in verità poco frequente visto che la cartella è già un “titolo esecutivo” e non necessita di ulteriori accertamenti giudiziali).

Attenzione: è molto importante comprendere che, a differenza di tutti gli altri atti interruttivi della prescrizione, nel caso di pignoramento e dell’azione giudiziale, il termine non inizia a decorrere nuovamente da capo, ma resta sospeso per tutta la durata della procedura esecutiva o del processo. Ad esempio, non perché il pignoramento di una casa resta in vita per dieci anni il debitore può ritenere prescritta la cartella che ha dato vita a tale esecuzione forzata.

Un ultimo atto che interrompe la prescrizione è quello che proviene dal debitore e consiste nella richiesta di rateazione (o “dilazione” che dir si voglia). Nel momento infatti in cui il debitore presenta una domanda con cui chiede di pagare a rate il debito portato dalle cartelle egli sta interrompendo il termine di prescrizione, termine che resta sospeso finché questi rispetta il piano di rateazione. Ma nel momento in cui torna ad essere moroso (ossia decade dalla rateazione), la prescrizione ricomincia a decorrere da capo.

 
Pubblicato : 5 Giugno 2023 07:30