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Controlli su uso permessi legge 104

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(@paolo-remer)
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Quando l’investigatore privato può pedinare e filmare il dipendente che va in giro anziché assistere il disabile; quando l’azienda può licenziarlo per abuso.

Ti assenti spesso dal lavoro per assistere un tuo familiare disabile e vorresti sapere come funzionano i controlli sull’uso dei permessi previsti dalla legge 104.

Andiamo nel concreto. Il tuo datore di lavoro, se sospetta che tu ne stia abusando, può avvalersi di investigatori privati per pedinarti, fotografarti e filmarti, e quindi per vedere dove vai e come impieghi quelle ore, oppure no? E se scopre che anziché assistere il disabile ti rechi altrove, magari in palestra, dall’estetista, al bar o a fare la spesa, può punirti disciplinarmente e addirittura licenziarti? Cerchiamo di rispondere a queste importanti domande.

Permessi 104: come funzionano?

L’articolo 33 della legge n. 104 del 1992 prevede, in favore dei lavoratori dipendenti, sia pubblici sia privati, che assistono un familiare portatore di handicap riconosciuto come grave, il «diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa».

Ti ricordiamo che i permessi 104, in caso di necessità, possono essere anche frazionati ad ore anziché fruiti in giornate intere, fermo restando il limite massimo complessivo di tre giornate lavorative mensili.

Permessi 104: chi può usufruirne?

I familiari portatori di handicap che possono essere assistiti sono il coniuge del lavoratore o altri suoi parenti e affini entro il secondo grado; si arriva al terzo grado di parentela se genitori o il coniuge hanno compiuto 65 anni o sono mancanti, deceduti, o essi stessi invalidi. I genitori che sono entrambi lavoratori dipendenti possono fruire di permessi alternati per assistere il loro figlio disabile.

Nel 2022 è stato eliminato il referente unico dell’assistenza, sicché più lavoratori dipendenti possono ottenere i permessi 104 per assistere il medesimo parente disabile.

In cosa consiste l’abuso dei permessi 104?

L’abuso dei permessi concessi al lavoratore ai sensi della legge 104 si verifica quando il beneficiario impiega le ore e giornate in cui gli è consentito assentarsi dal lavoro per dedicarsi ad attività che non hanno niente a che fare con le cure da prestare al familiare disabile che dovrebbe assistere. Facciamo un esempio.

Anna ottiene 3 giorni al mese di permessi 104, ma anziché assistere la madre, anziana e inferma, li impiega per andare al mare, dall’estetista e a fare shopping nei negozi.

L’abuso, quindi, consiste nell’utilizzare l’arco di tempo ottenuto grazie ai permessi 104 per finalità incompatibili con quelle previste dalla legge per la loro concessione, impiegando quelle ore e giornate in attività che non hanno nulla a che fare con l’assistenza al disabile.

Si può uscire durante i permessi 104?

La regola che abbiamo descritto, però, non è rigida e va intesa in senso flessibile: non significa, cioè, che il lavoratore debba permanere e rimanere continuamente a casa con il disabile in tutte le ore di permesso 104 in cui è assente dal lavoro.

Anzi, le cure e l’ assistenza al familiare portatore di handicap si possono prestare anche facendogli la spesa, pagandogli le bollette, andando in farmacia a prendergli le medicine e facendo altre commissioni in suo favore e per suo conto, quindi il fatto di trovarsi in permesso 104 non richiede una presenza fisica diretta, costante e totale del lavoratore presso la persona da assistere, ma sono ammesse anche le varie attività collaterali esterne, purché compatibili con la finalità dell’assistenza.

Dunque il solo fatto di trovarsi fuori casa negli orari di permesso ottenuto per assistere il disabile non comporta una violazione della norma, perché non vi è la perpetrazione di un abuso. Ti spieghiamo in dettaglio questo delicato aspetto nell’articolo “Permessi 104: cosa rischia chi non assiste il disabile tutto il tempo?“.

Ricordiamo, poi, che dal 2010 la legge 104 è stata modificata e non vi è più l’obbligo di prestare «assistenza continuativa ed esclusiva» al disabile durante le assenze dal lavoro, quindi è consentito, entro un certo limite, svolgere anche attività personali, se comunque l’assistenza al disabile viene garantita nell’arco della giornata, anche al di fuori delle ore di permesso.

Indagini per abuso di permessi 104

Il datore di lavoro può avviare indagini per abuso dei permessi 104 quando per qualsiasi ragione (ad esempio, per la segnalazione di un collega) sospetta che il lavoratore beneficiario ne faccia un uso improprio e vuole acquisire elementi di prova per confermare tale sospetto.

Per munirsi delle prove necessarie, il datore di lavoro può incaricare uno o più investigatori privati, affidandogli il compito di raccogliere foto e video ritraenti le condotte del lavoratore durante le ore di permesso. Le immagini e i filmati saranno raccolti e commentati in una relazione investigativa che verrà consegnata a chi ha commissionato l’incarico.

Questi elementi potranno valere come prova oggettiva e valida per irrogare una sanzione disciplinare, che può arrivare, nei casi più gravi, al licenziamento per giusta causa del dipendente e anche alla sua denuncia penale per il reato di truffa in danno dell’Inps (che retribuisce le giornate di permesso indebitamente fruito, e dunque subisce un danno).

Cosa può fare l’investigatore privato?

L’investigatore privato incaricato dal datore di lavoro di controllare come il dipendente impiega le ore di permesso 104 può compiere pedinamenti e appostamenti occulti, senza necessità di avvisare il lavoratore osservato, in tutti i luoghi esterni e aperti al pubblico ma in nessun luogo di privata dimora.

Quindi il detective potrà, ad esempio, scattare foto e filmare video del dipendente per strada, quando si trova nei centri commerciali o al bar, mentre guida l’autovettura o prende il sole in spiaggia, ma non potrà riprenderlo mentre si trova a casa sua (o in qualsiasi altra abitazione) e nelle pertinenze di essa, come il balcone, il giardino e il garage.

Dunque in linea generale chi usufruisce di permessi 104 può essere controllato mentre si trova all’esterno dei luoghi di lavoro, proprio per verificare se nell’utilizzo dei permessi vi siano abusi tali da comportare l’infedeltà del dipendente che può giustificare il suo licenziamento; è il contrario di quanto accade per il lavoratore presente all’interno dell’azienda, che non può essere sottoposto a controlli a distanza (lo vieta l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori).

Controlli per abuso permessi 104: quale esito?

La giurisprudenza, investita di numerosi casi in cui i lavoratori avevano proposto ricorso contro il licenziamento, si è occupata in diverse occasioni dell’abuso dei permessi della legge 104, stabilendo importanti principi. In particolare, la Corte di Cassazione ha affermato che:

  • il lavoratore, durante l’arco di tempo dei permessi 104 fruiti, può «ritagliarsi un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personali» [1], a comprova del fatto che, come dicevamo prima, l’assistenza al disabile non deve essere necessariamente continuativa, ma va intesa in senso flessibile;
  • l’abuso dei permessi 104 può comportare il licenziamento se la violazione delle regole di correttezza e buona fede che devono presiedere il rapporto di lavoro è talmente grave da ledere irrimediabilmente il vincolo di fedeltà del dipendente e la correlativa fiducia del datore [2];
  • quando l’uso improprio dei permessi 104 è limitato e circoscritto a un ristretto periodo di tempo, il licenziamento è illegittimo, in quanto eccessivo e sproporzionato [3];
  • si verifica un abuso dei permessi 104 di gravità tale da comportare il licenziamento quando il dipendente li utilizza per andare a lavorare in altre attività, o per recarsi per proprie personali esigenze nei centri commerciali e al mare, lasciando il disabile solo e privo di assistenza [4].
 
Pubblicato : 7 Gennaio 2024 08:30