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Connivenza: cos’è e quando è punibile?

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(@mariano-acquaviva)
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Qual è la differenza tra concorso di persone nel reato e connivenza? Qual è la pena prevista per i complici?

La legge non punisce solo coloro che compiono un reato ma anche i soggetti che ne favoriscono la commissione. Si tratta dei cosiddetti “complici”, cioè delle persone che, in un modo o in un altro, aiutano l’autore a portare a termine il suo disegno criminoso. È in questo contesto che si pone la seguente domanda: cos’è e quand’è punibile la connivenza?

Per rispondere al quesito occorre necessariamente spiegare qual è la differenza con il concorso nel reato, il quale è invece sempre sanzionabile. Approfondiamo l’argomento.

Quando c’è il concorso di persone nel reato?

Un crimine può essere commesso da più persone. Si pensi alla banda armata che mette a segno una rapina in banca oppure ai ladri che si organizzano per svaligiare un appartamento.

In questi casi, tutti coloro che hanno preso parte alla realizzazione del reato rispondono alla stessa maniera, come se avessero agito singolarmente. Si parla in queste ipotesi di concorso di persone nel reato.

Il concorso nel reato può essere sia materiale che morale. Vediamo qual è la differenza.

Concorso materiale nel reato: cos’è?

Il concorso di persone nel reato è “materiale” quando i complici hanno concretamente agito per realizzare il crimine.

Si pensi ai ladri che si suddividono i compiti: uno scassina la porta, un altro ruba i gioielli mentre un altro ancora attende in macchina per poter scappare quando il colpo si è concluso.

In un caso del genere, ognuno ha fornito un contributo materiale alla realizzazione del delitto; pertanto, tutti i partecipanti sono colpevoli.

Concorso morale nel reato: cos’è?

È possibile concorrere nel reato altrui anche senza prendere parte alla realizzazione materiale del crimine. È ciò che accade nel caso di determinazione e di istigazione a commettere un delitto. Per la precisione:

  • la determinazione consiste nell’aver fatto nascere nell’autore materiale un proposito criminoso prima inesistente nella sua mente;
  • l’istigazione consiste invece nell’aver rafforzato il proposito criminoso già esistente nell’autore materiale.

Al ricorrere di queste condizioni si parla di concorso morale nel reato, che espone l’istigatore o il “determinatore” alla stessa pena prevista per colui che si è lasciato convincere a commettere il reato.

Si pensi alla classica ipotesi del mandante di un omicidio: la legge punisce egualmente sia il mandante che l’esecutore materiale del delitto.

Lo stesso dicasi per l’ideatore di un colpo in banca, il quale progetta la rapina pur non eseguendola materialmente.

Com’è punito il concorso di persone nel reato?

Come anticipato, chi concorre nel reato è punito come se avesse commesso il crimine, cioè alla stessa stregua dell’esecutore materiale.

Per la legge, quindi, non c’è differenza tra autore principale e complici: tutti rischiano la stessa pena, a meno che il giudice, dopo attenta valutazione, non ritenga che uno di essi abbia avuto una minima importanza nella preparazione o nell’esecuzione del reato [1].

È il caso del complice che si è limitato a fornire alcuni attrezzi (grimaldello, torcia elettrica, ecc.) che nemmeno sono serviti alla realizzazione del crimine.

In sintesi: chi concorre nel reato altrui è ugualmente responsabile del delitto commesso; al massimo può sperare in una diminuzione della pena se il suo contributo è stato minimo.

Cos’è la connivenza?

Si parla di “connivenza” quando una persona si limita ad assistere al reato altrui senza fare nulla per impedirlo.

Si pensi al genitore consapevole del fatto che il proprio figlio nasconde della droga per poterla spacciare, oppure della moglie del ladro che porta la refurtiva in casa.

Il connivente è quindi il soggetto che, di fronte a un reato, rimane inerte.

Connivenza e concorso nel reato: differenza

La differenza tra connivenza e concorso nel reato è evidente: mentre il connivente non impedisce la commissione del reato ma nemmeno la favorisce, il concorrente è un vero complice, in quanto fornisce il suo contributo (materiale o morale) alla realizzazione del crimine.

La connivenza è punibile?

Di regola la connivenza non è una condotta punibile. Non esiste, infatti, nel nostro ordinamento una norma giuridica che preveda un obbligo incombente sui comuni cittadini di impedire il verificarsi di reati da parte di altri soggetti.

L’unico caso in cui il soggetto che non interviene può essere punito è il caso in cui gravi su di lui un obbligo giuridico di impedire l’evento (cioè, la commissione del reato), e quindi, a fronte della qualifica assunta, riveste una posizione di garanzia: ciò è quanto avviene, ad esempio, per i pubblici ufficiali.

È il caso, ad esempio, della mamma che non fa nulla per impedire che il padre usi violenza contro il figlio piccolo.

Se il soggetto riveste una posizione di garanzia e non impedisce un evento che ha l’obbligo giuridico di impedire, dovrà rispondere di concorso omissivo nell’altrui delitto commissivo.

Ci sono poi ipotesi che si trovano al limite tra la punibilità e la non punibilità.

Secondo la Suprema Corte [2], in tema di detenzione di sostanze stupefacenti, nell’ipotesi di convivenza all’interno dello stesso immobile, colui che coabiti con il soggetto autore di attività di spaccio di sostanze stupefacenti ne risponde a titolo di concorso ove abbia quanto meno agevolato la detenzione della sostanza, mentre non ne risponde se si sia limitato a conoscere di tale attività, essendo necessario, quindi, un contributo causale in termini, sia pur minimi, di facilitazione della condotta delittuosa, non integrato dalla semplice conoscenza o anche dall’adesione morale, che si traduca nell’assistenza inerte e priva di iniziative all’altrui condotta delittuosa.

 
Pubblicato : 23 Settembre 2023 16:30