Come verifica il giudice se la retribuzione è equa?
Ecco come il tribunale valuta l’adeguatezza della retribuzione secondo la Costituzione e la legge.:
Il mondo del lavoro è un terreno dinamico dove leggi, contratti e interpretazioni giurisprudenziali cambiano in continuo. Un nodo cruciale è la verifica della retribuzione “proporzionata e sufficiente” per come imposto dall’articolo 36 della Costituzione. La recente sentenza n. 2720 del Tribunale di Bari, datata 13 ottobre 2023, ci illumina su come il giudice accerta il rispetto di tale norma, anche avvalendosi di indicatori economici e statistici e tenendo conto delle nuove direttrici europee.
In buona sostanza, così come ha ormai rimarcato la Cassazione più volte, giudice può disapplicare il contratto collettivo nazionale (che come noto prevede il minimo sindacale) quando la paga ivi indicata è insufficiente a garantire la sopravvivenza del dipendente.
Questo articolo vi guiderà attraverso i meccanismi di tale verifica, fornendovi gli elementi per comprendere come verifica il giudice se la retribuzione è equa. Ma procediamo con ordine.
Come valuta il giudice la retribuzione adeguata?
La verifica della congruità della retribuzione non può basarsi unicamente sulla contrattazione collettiva (il cosiddetto CCNL). Il giudice, come nel caso del Tribunale di Bari, è chiamato a un’analisi più approfondita. Si assume che i contratti collettivi rispettino i principi costituzionali, ma tale presunzione può essere messa in discussione se emergono evidenze di inadeguatezza.
Come chiarito dalla Suprema Corte, il contratto collettivo deve essere la base di partenza per valutare il rispetto, da parte del datore di lavoro, delle regole sulla retribuzione. Ma non è l’unico. E se il tribunale, su ricorso del dipendente, ritiene che il minimo salariale è insufficiente a garantire una esistenza dignitosa al lavoratore e alla sua famiglia, per come l’articolo 36 Cost. impone, allora il tribunale stesso può disapplicare il CCNL.
A quel punto il magistrato provvederà a integrare il salario tenendo conto delle mansioni svolte e della retribuzione prevista da altri contratti collettivi per attività similari.
Quali indicatori utilizza il giudice per verificare se la retribuzione è equa?
Non limitandosi ai contratti collettivi, il giudice può riferirsi ad altri indicatori come stipendi di settori affini, dati economici e statistici, inclusi quelli indicati dalla Direttiva UE 2022/2041. Questo amplia lo spettro di valutazione oltre i confini della negoziazione sindacale.
Non solo. Secondo la giurisprudenza recente, per determinare se una retribuzione è conforme all’articolo 36, il giudice può prendere in considerazione diversi parametri. Uno di questi è la soglia di povertà assoluta, calcolata dall’ISTAT in base a un paniere di beni e servizi essenziali. Questo dato riflette il minimo vitale necessario per una vita dignitosa in Italia.
Un altro parametro è l’importo della NASPI, l’assegno di disoccupazione che dovrebbe garantire un sostegno temporaneo sufficiente a vivere mentre si cerca un nuovo impiego. L’importo precedentemente garantito dal Reddito di Cittadinanza, sebbene ora abolito, forniva un ulteriore riferimento per stabilire una retribuzione minima accettabile.
L’approccio del giudice si sviluppa in più fasi. Innanzitutto, è necessario che il lavoratore fornisca la prova del lavoro svolto e dell’entità della retribuzione. Non è compito del lavoratore dimostrare direttamente l’insufficienza o la non proporzionalità della retribuzione, poiché sono criteri giuridici che il giudice deve utilizzare nell’opera di accertamento.
Una volta fornite queste informazioni, il giudice valuta se la retribuzione corrisponde ai parametri di riferimento e, in caso contrario, determina quale dovrebbe essere la retribuzione adeguata.
Che impatto hanno le direttive europee su questa valutazione?
Le direttive dell’Unione Europea, come la Direttiva UE 2022/2041, giocano un ruolo fondamentale. Esse possono fornire ulteriori parametri economici e statistici utili per la valutazione del giudice. L’applicazione di queste direttive dimostra come il diritto del lavoro sia una materia viva e dinamica, che richiede un aggiornamento costante alla luce delle evoluzioni economiche e sociali.
Ci sono criteri esclusi da questo controllo?
Sì, l’articolo 36 della Costituzione non si estende a tutti gli aspetti della retribuzione, come le maggiorazioni per lavoro straordinario o altri istituti contrattuali che hanno una propria disciplina legale.
Il caso del Tribunale di Bari
Il Tribunale ha valutato un caso specifico in cui un lavoratore sosteneva che il suo stipendio non era conforme all’art. 36 della Costituzione. Comparando la sua retribuzione con quella di settori simili, emergeva che percepiva significativamente meno, un dato che il Tribunale ha ritenuto non adeguato rispetto ai criteri di proporzionalità e sufficienza della retribuzione.
Conclusione
La sentenza del Tribunale di Bari getta luce sull’importanza di una verifica approfondita della retribuzione, che va oltre la semplice applicazione dei contratti collettivi. È un passo verso una giustizia del lavoro che rispetta non solo le leggi in vigore ma anche le direttive europee più recenti, con l’obiettivo di proteggere il diritto a una retribuzione equa. Questo articolo ha delineato come il giudice si muove in tale contesto, un sapere prezioso per lavoratori e datori di lavoro nell’attuale panorama lavorativo.
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