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Come togliere il mantenimento alla moglie

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(@angelo-greco)
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Metodi per non pagare gli alimenti all’ex moglie dopo la separazione o il divorzio: la guida completa. 

L’assegno di mantenimento all’ex coniuge può costituire un peso economico difficilmente sostenibile per chi ha un reddito basso. E se a ciò si aggiunge anche quello per i figli la situazione può farsi davvero complicata. Ecco perché non poche persone si chiedono come togliere il mantenimento alla moglie. Quali sono gli escamotage e i trucchi per ridurre o cancellare l’assegno mensile?

Non è detto che il mantenimento sia perpetuo. Se cambiano le condizioni economiche degli ex coniugi in forza delle quali il giudice aveva concesso tale misura assistenziale è possibile ricorrere nuovamente al tribunale affinché modifichi il precedente provvedimento. Non bisogna ricorrere però al “fai da te”: non ci si può cioè arrogare il potere di scegliere quando smettere di pagare se prima non si è ottenuta l’autorizzazione del magistrato.

Esistono diversi motivi che consentono di togliere il mantenimento all’ex moglie. Ne parleremo qui di seguito. Ma prima alcuni chiarimenti.

Quando spetta l’assegno di mantenimento?

L’assegno di mantenimento spetta tutte le volte in cui non solo vi è una sproporzione di reddito tra i due ex coniugi ma anche quando il richiedente versi in una condizione economica, non attribuibile a sua colpa, tale per cui non può mantenersi da solo. 

Tre quindi sono i presupposti:

  • sproporzione tra le rispettive capacità economiche;
  • impossibilità del richiedente di mantenersi da solo;
  • non imputabilità della colpa di tale divario al richiedente.

Chiaramente, il coniuge richiedente non deve essere ritenuto responsabile per la fine del matrimonio. Non deve cioè aver subito il cosiddetto addebito che ricorre, ad esempio, in caso di tradimento, abbandono della casa familiare, violenze e vessazioni. 

Quindi, tanto per fare un esempio, dinanzi a una moglie con uno stipendio da insegnante e un marito con un ricco reddito d’impresa, la prima non potrà ottenere l’assegno. Difatti, seppur sussiste la sproporzione economica, la donna è comunque autosufficiente. Manca quindi il secondo requisito.

Invece, nel caso di una donna che ha sacrificato la propria carriera lavorativa per badare alla casa e ai figli, il mantenimento è sempre dovuto perché, come chiarito dalla Cassazione a Sezioni Unite nel 2018, in tal caso il coniuge ha diritto ad un contributo per aver consentito all’ex di dedicarsi al lavoro. La scelta tuttavia di fare da “casalinga” deve essere stata condivisa con l’ex coniuge.

Allo stesso modo spetta il mantenimento alla donna con una disabilità che non le consente di lavorare. Mentre non ha diritto all’assegno la donna che, nonostante sia giovane e formata, sia disoccupata: in un’ipotesi del genere sussiste la colpevolezza per lo stato di disagio economico. La donna deve infatti mettere a frutto le proprie capacità lavorative, anche accontentatosi di un lavoro non in linea con le sue aspirazioni.

Come si calcola il mantenimento?

Il mantenimento non va più calcolato, come un tempo, sulla base del tenore di vita che la coppia aveva quando ancora era unita. Il giudice deve tenere conto solo dell’importo necessario al coniuge richiedente per sostenersi in modo decoroso, ossia per badare alle proprie necessità, al di là del maggior reddito dell’ex. 

La Cassazione ha poi detto che chi ha trattenute in busta paga non può pretendere, solo per questo, che il giudice calcoli l’importo del mantenimento sul netto. Il magistrato deve prima verificare per quale ragione è stato richiesto il finanziamento. Difatti quando si tratta di un debito voluttuario o addirittura simulato, non bisogna tenere conto di tali indebitamenti e gli alimenti vanno calcolati sullo stipendio al lordo delle trattenute. Quando invece l’esborso è necessario (come l’acquisto della casa), il giudice deve tenerne conto. 

Come eliminare il mantenimento alla moglie

Se la coppia si è separata ma non ha ancora divorziato, il marito che vuol interrompere il mantenimento alla moglie può procedere con la cosiddetta riconciliazione. La riconciliazione si verifica quando i coniugi tornano insieme. Non basta un paio di notti nello stesso letto. È necessario che sia ricostituita l’unione coniugale, un legame sincero e stabile. Per accertare l’avvenuta riconciliazione i coniugi devono avere tenuto un comportamento non equivoco incompatibile con lo stato di separazione. Si deve dare rilievo alla concretezza degli atti, dei gesti e dei comportamenti dei coniugi, valutati nella loro effettiva capacità di dimostrare la loro disponibilità a riprendere la convivenza e a costituire una rinnovata comunione.

Uno degli effetti della riconciliazione è far venir meno la separazione e, con essa, anche l’obbligo di pagare il mantenimento. Difatti, la coppia che dopo la riconciliazione decidesse di divorziare ugualmente dovrebbe procedere a una seconda e ulteriore separazione.

La riconciliazione non richiede atti formali o comunicazioni particolari: è una situazione che si verifica in automatico con il semplice comportamento del marito e della moglie. 

Proprio di recente la Cassazione [1] ha detto che perde l’assegno di divorzio chi per un periodo si riconcilia con l’ex coniuge ripristinando una nuova comunione di vita.

Come ridurre il mantenimento all’ex moglie

Come dicevamo in apertura, anche dopo la separazione o il divorzio è sempre possibile chiedere la revisione delle condizioni economiche stabilite dal giudice con la precedente sentenza. Ma ciò solo a condizione che si verifichi un nuovo sostanziale squilibrio tra le condizioni delle parti. In pratica ci deve essere un elemento sopravvenuto di cui il giudice non poteva prendere prima conoscenza. 

Per cui se la moglie riesce a ottenere un contratto di lavoro part-time, l’ex marito può ricorrere in tribunale affinché revochi la precedente sentenza e riduca l’importo del mantenimento alla luce delle mutate condizioni economiche della donna.

Come non pagare più gli alimenti all’ex moglie

Il mutamento delle condizioni economiche di uno dei due coniugi può essere anche più radicale. Si pensi al marito che, dovendo pagare il mantenimento, perdi il lavoro: in tal caso potrà chiedere al giudice di esonerarlo dall’obbligo di pagamento dell’assegno. O, al contrario, si pensi alla donna che ottiene un contratto di lavoro full-time. 

Affinché possa procedersi al giudizio di revisione dell’assegno, è necessario che il giudice accerti un mutamento sopravvenuto delle condizioni patrimoniali delle parti. In sede di revisione il giudice non può procedere ad una nuova valutazione dei presupposti o dell’entità dell’assegno, sulla base di una diversa valutazione delle condizioni economiche delle parti già compiuta in sede di divorzio. Egli può solo limitarsi a verificare se, e in che misura, le circostanze sopravvenute e dimostrate dalle parti, abbiano alterato l’equilibrio raggiunto raggiunto e adeguare l’importo o lo stesso obbligo delle contribuzioni, alla nuova situazione patrimoniale-reddituale accertata.

Anche in questo caso, però, non è possibile autosospendere il pagamento dell’assegno: è sempre necessario ricorrere prima al tribunale che modifichi il precedente provvedimento.

Altra situazione che può influire sulla revoca del mantenimento si verifica quando la moglie, benché disoccupata, non dimostri di essersi fatta parte diligente nella ricerca di un lavoro. Se infatti questa è giovane e non ha disabilità che le impediscano di occuparsi, anche dopo il riconoscimento dell’assegno deve comunque cercare di rendersi indipendente per non gravare in eterno sulle spalle del marito [3]. 

Annullamento del matrimonio

Se non sono passati tre anni dall’inizio della convivenza è sempre possibile rivolgersi a un tribunale ecclesiastico (la cosiddetta Sacra Rota) per ottenere l’annullamento del matrimonio. In tal modo, con la successiva convalida della sentenza presso la Corte di Appello, il matrimonio è come se non fosse mai esistito. Sicché qualsiasi obbligo di corrispondere gli alimenti viene meno. 

Altri trucchi

Ci sono altri espedienti che spesso vengono usati per non pagare il mantenimento. Ad esempio, il fatto di farsi licenziare dal datore di lavoro o farsi ridurre lo stipendio. Ma è chiaro che se il coniuge percepisce redditi in nero, l’ex potrà chiedere un accertamento da parte della Finanza per verificare il suo effettivo patrimonio. 

Di tanto abbiamo già parlato in Trucchi per non pagare il mantenimento

 
Pubblicato : 9 Marzo 2023 08:30