Come segnalare un abuso profilo Facebook
Tutela dai furti d’identità e di immagine sui social network.
A molti sarà capitato di vedere un profilo Facebook in cui compaia una propria foto, o il proprio nome, o altri dati riconducibili a se stessi, ovviamente ottenuti ed utilizzati senza alcun consenso. Cosa si può fare in tali casi?
Qualsiasi abuso sul proprio profilo Facebook è reprimibile ed ovviamente riguarda sia abusi sull’intero profilo, sia singoli contenuti non autorizzati o commenti ingiuriosi e diffamatori.
Ma procediamo per ipotesi ed individuiamo i singoli rimedi, che fin da ora possiamo distinguere in interni ed esterni, secondo la spiegazione che vedremo in seguito.
Il furto d’identità digitale
È certamente l’abuso più grave, che si concretizza nella sottrazione o nell’uso improprio e/o non autorizzato del nostro profilo.
Spesso alcuni hackers [1] riescono ad inserirsi in un profilo privato per servirsi delle informazioni [2] in esso celate ovvero per utilizzarlo a scopi non conformi a quello del titolare.
Le tecniche usate sono svariate:
- attraverso il phishing, una tecnica che si serve di email o messaggi online camuffati da comunicazioni ufficiali per indurre le vittime a fornire informazioni riservate;
- utilizzando malware, come virus o keylogger, che possono contenere anche codici in grado di catturare le password degli utenti;
- intercettando i dati durante la navigazione in rete o rubandoli direttamente dai dispositivi elettronici in possesso del titolare.
Spesso l’identità rubata (si parla di hackeraggio, appunto intesa come atto di pirateria informatica volto a violare profili, reti, etc) è a danno di personaggi noti, in maniera tale che le informazioni e/o i contenuti ottenuti presentino un certo valore; oppure con lo scopo di infangare il personaggio, ottenerne un compenso o per mero fine di sfida, ricatto, dileggio.
Ma le identità rubate potrebbero anche appartenere a persone comuni e, il più delle volte, ciò viene fatto o con le stesse finalità di cui sopra (carpire informazioni ed ottenere contropartite in denaro, talvolta anche virtuale: criptovalute tipo bitcoin) oppure per vendetta o per azione di stalkeraggio [3].
I rimedi interni ed esterni
Come si diceva in premessa, esistono, come azioni contro tali abusi, dei rimedi che predispone lo stesso social ed altri che sono esterni allo stesso.
Il profilo falso può essere segnalato all’amministrazione di Facebook la quale, aprendo una vera e propria procedura di reclamo, effettuati i dovuti controlli, può sopprimere il profilo falso e/o hackerato.
Ma tale rimedio, che certamente assicura un intervento rapido se messo in opera tempestivamente, talvolta non risulta né efficace né esaustivo: difatti, molte volte può capitare che la segnalazione venga ignorata o processata con molto ritardo dall’effettuazione e, in qualche raro caso, possa coinvolgere lo stesso profilo hackerato, che potrebbe venire represso, facendo perdere al titolare tutti i dati e le informazioni in esso contenuti.
Ma, soprattutto, esso non conduce mai all’individuazione del responsabile.
La denuncia alla Polizia Postale, viceversa, assicura non solo la cessazione dell’abuso ma, ove possibile, anche l’individuazione e la punizione del responsabile (certamente nel caso il soggetto si trovi sul territorio italiano). Difatti tale sezione speciale della polizia, attraverso una complessa ed accurata operazione di tracciamento, è in grado di risalire all’autore dell’abuso, ponendo in essere un’azione repressiva e punitiva del comportamento perpetrato.
Chiaramente tale soluzione, che ha un iter burocratico abbastanza semplice (basta una segnalazione del profilo unita all’identificazione del denunciante), ha dei tempi più lunghi, ma un’efficacia decisamente maggiore e decisiva.
Abusi sui contenuti del proprio profilo
Esistono poi tutta una serie di abusi minori (ma non per questo di scarsa rilevanza) sui contenuti racchiusi nel proprio profilo.
Anzitutto contenuti non voluti, che il titolare può rimuovere semplicemente eliminando il contenuto indesiderato (spam, inserzioni pubblicitarie, commenti sgraditi, etc.).
A proposito dell’ultima tipologia indicata – in particolare contenuti che vadano contro gli Standard della Community o commenti dal carattere indecoroso e/o ingiuriosi/diffamatori – il titolare dell’account, oltre all’azione repressiva sopra menzionata, può perseguire l’autore dell’abuso penalmente.
I cosiddetti Standard della Community sono indicati con grande precisione dallo stesso social: si va da contenuti violenti o di istigazione alla violenza, alle frodi ed ai raggiri; dall’istigazione al suicidio ed autolesionismo allo sfruttamento sessuale in tutte le sue manifestazioni (abusi e nudi di minori, sfruttamento sessuale di adulti) fino al bullismo, alle intimidazioni, all’incitamento all’odio.
È chiaro che tali contenuti sarebbero vietati allo stesso titolare del profilo ma, maggiormente, a chi nel profilo altrui provi ad inserirli.
È assolutamente opportuno menzionare che contenuti oltraggiosi, come offensivi ed istigatori, possano costituire in sé una serie di comportamenti di rilevanza penale che vanno dall’istigazione a delinquere (art. 115 codice penale) a quella al suicidio (art. 580 c.p.) alla violenza (art. 610 c.p.) o minaccia (art. 612 c.p.), all’ingiuria (art. 594 c.p.) ed alla diffamazione (art. 595 c.p.), che costituiscono tutti comportamenti che si possono attuare tramite il web.
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