Come pagare rate scadute Agenzia delle Entrate
Quante rate non pagate si possono accumulare senza incorrere nella decadenza; cosa fare per non superare i limiti; come calcolare gli interessi per ritardato versamento.
Molti contribuenti alle prese con il piano di dilazione dei pagamenti con l’Agenzia delle Entrate non riescono a pagare puntualmente il dovuto entro le scadenze mensili prestabilite. Così le rate non pagate si accumulano e questo può comportare dei problemi, come la decadenza dalla dilazione concessa: a quel punto il Fisco potrebbe riprendere le procedure di riscossione coattiva per riscuotere l’intero importo, con i pignoramenti dei beni mobili e immobili del debitore e i fermi amministrativi sui veicoli (che la rateizzazione aveva sospeso).
È bene sapere, dunque, quando e come si possono pagare le rate scadute all’Agenzia delle Entrate, per evitare di vedersi applicare queste pesanti conseguenze, come il blocco di conti correnti, stipendi e pensioni o, se il debito è consistente, la vendita all’asta dei propri beni.
Che succede se salto una rata?
Iniziamo con una buona notizia: saltare una rata del piano di pagamenti previsto non comporta conseguenze, a meno che non sia proprio la prima rata dovuta a seguito dell’accoglimento della domanda di dilazione.
Questa prima rata va pagata entro 30 giorni dalla data di comunicazione di accoglimento del piano da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma in molti casi è bene non aspettare la scadenza e versare subito l’importo previsto.
È soltanto con il pagamento della prima rata, infatti, che si ottiene l’effetto di sospendere le procedure esecutive o cautelari già instaurate, come i pignoramenti ed i fermi, e si impedisce l’applicazione di nuove procedure del genere durante l’intera durata del piano di dilazione concesso (72 rate nei casi ordinari, fino a 120 rate se ci si trova in una situazione di oggettiva e comprovata difficoltà economica).
In altre parole: una rateizzazione accolta, ma senza il pagamento della prima rata, non ha nessun effetto positivo per il contribuente.
Cos’è la lieve tardività?
Un altro istituto che viene in aiuto del contribuente in difficoltà è la lieve tardività nei pagamenti: è considerata tale quella che non supera i 7 giorni dalla data di scadenza della prima rata, e il termine di pagamento di ogni rata successiva che, con l’Agenzia delle Entrate, è trimestrale (a differenza delle cadenze di pagamento delle rateizzazioni con Agenzia Entrate Riscossione, che sono mensili).
In questi casi la legge [1] prevede espressamente che non si decade dalla rateizzazione, e dunque non si perdono i benefici ottenuti. L’unico inconveniente è che l’Ufficio applicherà gli interessi per ritardato versamento (attualmente in misura pari al 3,5% annuo, commisurati ai giorni di ritardo) e una piccola sanzione, che può essere facilmente sanata con il ravvedimento operoso.
Quanto posso aspettare per pagare una rata?
In sostanza, quindi, è possibile procrastinare il pagamento della prima rata fino a una settimana dopo la scadenza indicata nel piano di ammortamento, e per le rate successive si può arrivare, senza essere considerati inadempienti, fino a tre mesi dopo.
Ad esempio, se la tua rata trimestrale scade il 30 aprile, potrai pagarla entro il 31 luglio (con Agenzia Entrate le rate scadono, di default, l’ultimo giorno del trimestre stabilito, mentre con Agenzia Entrate Riscossione la scadenza avviene nel giorno singolo indicato nel piano di accoglimento della dilazione).
Se invece si tratta della prima rata, devi pagarla necessariamente entro 37 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione di accoglimento della rateazione richiesta (i 30 giorni ordinari concessi, più i 7 di lieve tardività), altrimenti perderesti in partenza i benefici del piano.
D’estate si sospendono i pagamenti?
Va ricordato che per legge [2] il termine di 30 giorni per il pagamento della prima rata (non delle successive) è sospeso tra il 1° agosto e il 4 settembre di ogni anno: in quel periodo vige, per le rateazioni con l’Agenzia delle Entrate, un istituto analogo a quello della sospensione feriale dei termini processuali e amministrativi di vario genere.
Come pagare la rata in ritardo?
Per pagare la rata in ritardo, ma comunque entro i termini che abbiamo esposto, si può utilizzare il bollettino, o il QR code, già fornito in allegato alla comunicazione di accoglimento, che contiene il piano di ammortamento con l’importo e la scadenza di ciascuna rata.
Se necessario, si può consultare il servizio comurate sul sito dell’Agenzia delle Entrate, per calcolare gli importi delle rate scadute e dei relativi interessi maturati, per ottenere gli esatti codici tributo da riportare e per stampare i modelli F24 con cui effettuare i versamenti.
Quando si decade dalla rateizzazione?
Le cose cambiano, invece, se le rate non pagate si accumulano. E, purtroppo, ne bastano soltanto due. Spieghiamo meglio questo importante concetto. Con l’Agenzia delle Entrate la decadenza dalla rateizzazione si verifica, in maniera automatica, quando si superano i termini che abbiamo indicato nel paragrafo precedente (37 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione per la prima rata, e la scadenza della rata successiva per tutte le altre, quindi un trimestre pieno).
Perciò un contribuente che salta due rate trimestrali qualsiasi (o non paga la prima rata e neppure la seconda), a seconda del piano) incorre, inevitabilmente, nella decadenza dal piano di rateazione.
Cosa cambia rispetto ad Agenzia Entrate Riscossione?
Mentre con Agenzia Entrate Riscossione è possibile arrivare fino a 8 rate (anche non consecutive) non pagate senza incorrere nella decadenza, con l’Agenzia delle Entrate il margine è molto più ristretto.
Tuttavia bisogna considerare che le rate di Agenzia Entrate Riscossione sono mensili, mentre quelle dell’Agenzia Entrate sono trimestrali (le dilazioni per debiti fino a 5mila euro possono arrivare fino a 8 rate trimestrali, e quelle oltre i 5mila euro possono arrivare ad un massimo di 20 rate trimestrali di pari importo).
Però, in fin dei conti, ipotizzando un contribuente che smette di pagare i rispettivi piani, con l’Agenzia Entrate si decade dalla rateizzazione dopo appena 3 mesi, e precisamente quando scade anche la seconda rata non pagata, mentre con la Riscossione si può arrivare fino a 8 mesi di inadempienza protratta: quindi nel nostro caso il regime risulta sfavorevole al contribuente.
Cosa succede con la decadenza?
Al verificarsi della decadenza, l’Agenzia delle Entrate iscrive a ruolo tutti gli importi dovuti e non saldati entro i termini, più sanzioni e interessi calcolati sulla somma residua, quindi al netto delle quote già pagate. L’iscrizione a ruolo del carico debitorio comporta il passaggio ad Agenzia Entrate Riscossione per il recupero coattivo del dovuto.
L’iscrizione a ruolo non avviene se, come abbiamo detto, il contribuente si avvale del ravvedimento operoso entro il termine di pagamento della rata successiva, o entro 90 giorni dalla scadenza, se si tratta dell’ultima rata del piano.
Riforma fiscale: più tempo per pagare
Le cose, però, dovrebbero cambiare entro il 2025, con l’applicazione della riforma fiscale che ha stabilito il superamento del tradizionale modello di bipartizione tra Agenzia Entrate e Agenzia Entrate Riscossione (l’ex Equitalia): la legge delega già approvata nel 2023 dal Parlamento [3] prevede, infatti, l’unificazione dei due Enti in capo all’Agenzia delle Entrate, con conseguente scomparsa di Agenzia Entrate Riscossione.
Con l’emanazione dei decreti attuativi (indispensabili, perché la legge delega ha fissato solo i principi generali) è prevedibile, quindi, che anche il regime di rateizzazione sarà unificato, in modo da eliminare le disparità di trattamento che abbiamo evidenziato.
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