Come mettere in regola la colf a ore?
La procedura finalizzata all’assunzione della collaboratrice domestica. I livelli di inquadramento e le relative paghe orarie.
Non sempre si ha bisogno del collaboratore domestico per tutta la giornata. A volte basta quella mezza giornata per tenere sempre la casa in ordine, pulita e con un ambiente gradevole. È importante, però, fare le cose alla luce del sole: pagare una colf in nero comporta dei rischi sia con il Fisco sia con la colf stessa. Che succede se un giorno si fa male mentre lavora a casa del datore? Oppure se decide di andarsene via dall’oggi a domani, non avendo un contratto da rispettare? Nel caso in cui non si voglia prendere la collaboratrice domestica a tempo pieno, come mettere in regola la colf a ore?
La premessa obbligatoria da fare è che anche il lavoro domestico è un tipo di rapporto subordinato. Significa che il datore ha gli stessi doveri di tutti gli altri, compresi quelli di versare la retribuzione al dipendente e a corrispondere i contributi previdenziali ed assicurativi.
Il datore di lavoro domestico, però, non è sostituto d’imposta, cioè non è obbligato a trattenere le tasse alla colf in busta paga ed a versarle ogni mese con modello F24.
Per mettere in regola una colf a ore perché la collaborazione domestica serve in via del tutto eccezionale, per retribuire la prestazione lavorativa si può utilizzare il libretto famiglia.
Bisogna stipulare un contratto, o lettera di assunzione, in cui si stabiliscono diritti e doveri delle parti. In particolare, occorre riportare:
- data di inizio del rapporto di lavoro;
- retribuzione, cioè stipendio pattuito (solitamente è indicato in misura oraria);
- mansioni e livello in cui è inquadrata la lavoratrice;
- eventuale convivenza della colf con la famiglia del datore di lavoro;
- orario di lavoro, giorno di riposo settimanale, eventuale collocazione della mezza giornata di riposo settimanale aggiuntiva;
- contribuzione di assistenza contrattuale (si tratta dei contributi aggiuntivi versati alla Cassa Colf, obbligatori per gli aderenti al contratto collettivo nazionale per il Lavoro domestico);
- luogo in cui si deve svolgere l’attività lavorativa, ed eventuali previsioni di temporanei spostamenti (villeggiatura o altri motivi legati alla famiglia);
- ferie annuali spettanti;
- eventuale durata del periodo di prova.
Bisogna anche indicare se la lavoratrice è assunta:
- in regime di convivenza a servizio ridotto (precisando l’orario effettivo pattuito e la sua disposizione temporale);
- l’anzianità di servizio che la colf ha maturato nel livello A, se ha meno di 12 mesi di esperienza professionale e non è addetta all’assistenza di persone.
Se la colf è straniera e proviene da un Paese non comunitario, sono necessari:
- il nulla osta al lavoro;
- il visto d’ingresso;
- il contratto;
- il permesso di soggiorno.
Se, però, la lavoratrice si trova già in Italia ed è in possesso di un regolare permesso di soggiorno, è possibile procedere direttamente all’assunzione, come se si trattasse di una lavoratrice italiana o comunitaria.
L’assunzione non va comunicata ai servizi per l’impiego, ma all’Inps, entro le ore 24 del giorno precedente (festivi compresi) a quello di inizio del rapporto di lavoro.
Come comunicare all’Inps che si mette in regola la colf?
L’assunzione della colf può essere fatta:
- attraverso il portale web dell’Inps, se sei in possesso delle credenziali d’accesso (Spid di secondo livello, Cns carta nazionale dei servizi);
- tramite il call center Inps al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile (a pagamento, secondo la tariffa prevista dal tuo gestore telefonico);
- tramite intermediari abilitati, come i consulenti del lavoro.
Il modulo di comunicazione dell’assunzione all’Inps si chiama Cold Ass e deve contenere le seguenti informazioni:
- codice fiscale, indirizzo, recapito telefonico, estremi del documento d’identità del datore di lavoro
- codice fiscale, indirizzo, recapito telefonico, estremi del documento d’identità della colf;
- data di assunzione ed eventuale data di fine rapporto (per i contratti a termine);
- ore settimanali di lavoro;
- assunzione come colf o come badante;
- retribuzione mensile ed oraria;
- eventuale convivenza col datore di lavoro;
- eventuale fruizione del vitto e dell’alloggio;
- eventuali legami di parentela della colf col datore di lavoro;
- eventuale condizione del datore di lavoro d’invalido di guerra o del lavoro, o mutilato, o invalido civile o cieco civile, con indennità di accompagnamento;
- bisogna infine indicare se il datore di lavoro è sacerdote secolare di culto cattolico.
Qual è l‘inquadramento della colf?
Il contratto nazionale collettivo del lavoro domestico prevede per le colf i seguenti livelli di inquadramento.
- livello A: assistenti familiari, non addetti all’assistenza di persone, che svolgono con competenza le proprie mansioni, relative ai profili lavorativi indicati, a livello esecutivo e sotto il diretto controllo del datore di lavoro;
- livello B: assistenti familiari che, svolgono con specifica competenza le proprie mansioni, ancorché a livello esecutivo;
- livello B super: assistente familiare che assiste persone autosufficienti, ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti;
- livello C super: assistente familiare che assiste persone non autosufficienti (non formato), ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti;
- livello D super: assistente familiare che assiste persone non autosufficienti (formato), ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti.
Quanto prende una colf a ore?
I minimi contrattuali di paga oraria per le colf dal 1° gennaio 2023, secondo il contratto nazionale di categoria, sono i seguenti:
- livello A: 5,27 euro;
- livello B: 6,58 euro;
- livello B super: 6,99 euro;
- livello C super: 7,79 euro;
- livello D super: 9,36 euro.
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