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Come investire i propri soldi

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(@paolo-remer)
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Le regole base della finanza personale: come scegliere i prodotti, i titoli ed i mercati migliori per le proprie esigenze. 

Chiunque ha messo da parte un po’ di risparmi o li sta accumulando nel corso del tempo si pone questa domanda: come investire i propri soldi in modo da farli fruttare al meglio, con un rendimento interessante, e al contempo minimizzando i rischi di perdita del capitale?

È una domanda complessa, ma ci sono delle basilari regole di finanza personale, valide per tutte le età e per tutte le esigenze, che ti illustreremo in questo articolo. Si tratta di variare la composizione degli ingredienti adattandoli alla propria situazione: ad esempio, un anziano pensionato, con reddito stabile e un patrimonio già accumulato, avrà un portafoglio titoli diverso da quello di un giovane lavoratore, che magari deve affrontare notevoli spese per comprare casa e mantenere la propria famiglia.

Iniziamo col dire che i soldi fermi non rendono e vengono erosi a poco a poco dall’inflazione, ma non tutti gli investimenti sono uguali: molti sono troppo rischiosi per la maggior parte delle persone, e comportano il serio rischio di perdere il capitale investito, come è successo a chi ha acquistato determinate criptovalute ed ha assistito, nel 2022, al crollo delle quotazioni. Ma anche il trading online non è adatto a tutti, così come, sul versante opposto, il tranquillo risparmio postale potrebbe far perdere buone opportunità di guadagno a chi è intraprendente e avrebbe migliori possibilità di rendimenti interessanti.

In ogni caso, i prodotti migliori non sono quasi mai quelli offerti dalla propria banca: in un’epoca, come quella attuale, in cui è possibile comprare e vendere titoli e fondi quotati sui mercati azionari, obbligazionari e di materie prime in tutto il mondo, sarebbe un peccato non alzare lo sguardo oltre la soglia di casa e accontentarsi di ciò che ci viene proposto da consulenti spesso interessati a vendere ai clienti ciò che fa guadagnare loro e non gli investitori. Le commissioni di acquisto, gestione e intermediazione erodono il capitale investito molto più dell’inflazione.

Stabilire il capitale da investire

La prima domanda che devi porti è questa: quanti soldi hai da investire? Il tuo capitale di partenza, oppure il flusso di soldi che riesci a risparmiare, condiziona moltissimo la tipologia dei tuoi investimenti. È ben diverso avere, ad esempio, 100.000 euro in partenza (o anche di più, se sei benestante o fortunato) oppure avere 100 euro al mese. Se rientri nella prima categoria, non credere di essere così fortunato: se non fai gli investimenti giusti i tuoi capitali potrebbero sparire come neve al sole. Se, invece, rientri nella seconda categoria, non ritenerti svantaggiato: risparmiando periodicamente e con costanza riuscirai nel corso degli anni a costruire un capitale ragguardevole, a condizione di fare gli investimenti giusti.

Quindi, sia che parti con una grossa somma da investire tutta insieme, sia che inizi a poco a poco con quote costanti, devi stabilire un mix, una composizione del tuo portafoglio che minimizzi i rischi senza pregiudicare i rendimenti auspicati e che faranno incrementare il tuo capitale di partenza. Si chiama diversificazione degli investimenti ed è la prima regola da seguire. Le uova non vanno messe tutte nello stesso paniere. La sicurezza dipende, innanzitutto, da questo ed i modi per realizzarla variano di conseguenza. Sei tu a decidere quanto vuoi rischiare; se sei orientato a mettere la sicurezza al primo posto, continua a leggere, ci concentreremo proprio su questo aspetto.

Perché bisogna evitare troppa liquidità

I modi apparentemente sicuri per preservare il capitale in realtà non lo sono. Pensa al classico caso di tenere i soldi sotto al materasso: a parte il rischio di furti (e di mancata conversione delle banconote con il passaggio all’euro) chi lo avesse fatto 30 anni fa si ritroverebbe, oggi, con una somma svalutata. Significa che 100 milioni di vecchie lire messe da parte nel 1989 varrebbero attualmente appena 100 mila euro. Possiamo dire che valgono la metà perché, con l’erosione del potere d’acquisto provocata dall’inflazione, oggi occorrerebbe più del doppio della somma che occorreva a quell’epoca per fare i medesimi acquisti. I dati Istat parlano chiaro.

Neppure tenere i soldi depositati in banca sul conto corrente è una scelta saggia: i rendimenti sono irrisori e trascurabili, pochi centesimi di punto percentuale all’anno, e non bastano nemmeno a coprire le spese di tenuta del conto (almeno 40 euro all’anno, oltre 35 euro di bolli se la somma depositata supera i 5.000 euro).

Il conto corrente non è una forma di investimento: bisogna tenere lì solo i soldi che servono per l’utilizzo corrente, cioè i normali prelievi per fronteggiare le spese e nulla di più. Questi depositi bancari sono però “sicuri” nel senso che sono garantiti, fino a 100.000 euro, da un apposito fondo interbancario, previsto dalla legge, che interviene per rimborsare i risparmiatori in caso di fallimento o liquidazione coatta amministrativa delle banche.

Come investire bene con il minimo rischio

Per ottenere la crescita adeguata del capitale investito nel corso del tempo, serve una pianificazione per stabilire una corretta diversificazione della composizione del portafoglio. I soldi non vanno tenuti tutti insieme: come abbiamo visto, questo non rispetterebbe la regola della diversificazione e rischieremmo molto se l’unico paniere dovesse rompersi, cioè se l’unico titolo azionario crollasse (è inutile che ti facciamo esempi, sai già come le borse fluttuino e siano rischiose se si punta su un cavallo solo), se la società emittente della nostra obbligazione fallisse o andasse in default (è successo di recente anche ad alcuni Stati come l’Argentina), se il gestore finanziario o il suo promotore che ci ha venduto un prodotto finisse in default o sparisse dalla circolazione senza più farsi vedere insieme ai tuoi soldi (in passato è successo anche questo).

Il rischio non si può mai eliminare del tutto, ma si può senz’altro ridurre a livelli accettabili. I rendimenti promessi sono nella stragrande maggioranza dei casi un’aspettativa: non sono garantiti, anche se alcuni prodotti finanziari prevedono la garanzia di restituzione e rimborso del capitale investito, se le cose andassero male. Ovviamente, questa protezione ha un costo, che viene pagato – spesso in anticipo – dall’investitore.

Se sei disposto ad ottenere rendimenti bassi per mantenere la garanzia della sicurezza del capitale investito, hai a disposizione varie strade. Tieni presente che l’una non esclude l’altra: la scelta migliore è sempre quella di “spalmare” il tuo capitale in varie parti, ciascuna delle quali sarà investita in impieghi, settori o ambiti geografici diversi in modo da compensare il rischio di eventuale perdita di una componente con i guadagni dell’altra e così evitare le perdite complessive.

In questo modo, potrai realizzare un portafoglio adatto alle tue esigenze: quanto più sei giovane ed hai davanti un “orizzonte temporale” lungo potrai investire una quota in titoli azionari, mentre se sei anziano o sai che i soldi ti occorreranno presto (ad esempio perchè hai programmato di sposarti o di acquistare casa) dovrai preferire impieghi a breve termine in modo da evitare che le oscillazioni ti colpiscano proprio al momento in cui dovrai vendere e disinvestire per tornare in possesso della somma investita e degli interessi maturati.

Quali prodotti scegliere per i propri investimenti?

Dopo l’illustrazione generale delle scelte che deve fare un buon investitore, ecco alcuni dei prodotti che riteniamo utili per chi vuole investire i propri soldi, anche a lungo termine, senza correre troppi rischi:

Conto deposito

In un periodo di prolungati tassi bassi di interesse, il conto vincolato è una buona scelta per chi vuole tenere una parte dei suoi soldi depositati per un periodo programmato: non potrai ritirare i tuoi soldi (salvo penalizzazioni proprio sul tasso di interesse) prima di una scadenza prefissata, che in genere va da 6 mesi a 3 o 4 anni. Quanto maggiore è la durata del vincolo tanto più alto sarà il “premio” in termini di interesse che ti sarà riconosciuto al termine. Attualmente questi prodotti offrono rendimenti compresi tra il 2% e il 3,5% lordo annuo se il deposito viene vincolato ad un solo anno; se il periodo è maggiore, ad esempio 3 anni, si possono spuntare rendimenti che arrivano al 4% lordo all’anno (parliamo di lordo perché c’è la ritenuta fiscale del 26% sugli interessi maturati).

Buoni postali fruttiferi

I tradizionali buoni postali fruttiferi però rimangono sempre una valida soluzione per chi ricerchi soprattutto la sicurezza e sia disposto a rinunciare a quei rendimenti aggiuntivi che solo una dose maggiore di rischio può offrire. Rispetto ai conti deposito, offrono poi il vantaggio che non hanno spese di sottoscrizione, gestione o rimborso ed in qualsiasi momento si può richiedere il rimborso del capitale investito. C’è poi la tassazione agevolata al 12,50% anzichè al 26% dei prodotti bancari.

Anche i buoni postali prevedono una forma vincolata in alternativa a quella semplice (il buono ordinario rende, attualmente, l’1,50% lordo all’anno): ad esempio c’è l’offerta 3×4 per chi è disposto ad investire fino a 12 anni, ed offre rendimenti crescenti alla scadenza di ogni triennio. Ci sono poi i buoni indicizzati all’inflazione che non offrono un tasso fisso e predeterminato come i precedenti, bensì un tasso variabile che cerca di “coprire” l’andamento dell’inflazione italiana misurata secondo gli indici Istat dei prezzi al consumo.

Ti parliamo ampiamente di questi aspetti nell’articolo “Come investire soldi in Posta“.

Titoli di Stato

Quanto ai vari titoli di Stato italiani, quelli più adatti al risparmiatore medio sono i Btp (Buoni del Tesoro Poliennali) che pagano una cedola semestrale e hanno durate comprese dai 3 ai 50 anni a seconda dell’emissione (attualmente le emissioni sono a 3, 5, 7,10, 15, 20, 30 e 50 anni), perché la cedola, e quindi il tasso di rendimento periodico, è fissa per tutta la durata: quindi anche se dopo l’acquisto i tassi di interesse dovessero mutare, a causa dell’inflazione e delle condizioni dell’economia e dei mercati, il sottoscrittore continua a ricevere l’importo predeterminato. Solo se il Btp viene rivenduto sul mercato prima della scadenza, e nel frattempo i tassi di interesse sono saliti, si otterrà un prezzo inferiore a quello nominale, perché si sta offrendo un titolo che paga una cedola più bassa rispetto a quella dei titoli di nuova emissione. Basta che i tassi di interesse salgano di un solo punto percentuale per far perdere circa il 10% del capitale a chi rivende i Btp con scadenze più lontane, di 10 anni ed oltre.

Negli ultimi anni si sono diffusi anche i Btp agganciati all’inflazione: si chiamano Btp Italia ed hanno una cedola variabile anziché fissa. Con i Btp Italia – chiamati anche BtpI – si ha la certezza di ricevere ogni 6 mesi una cedola variabile nell’ammontare, ma che garantisce sempre un adeguamento costante al tasso di inflazione corrente. In questo modo il capitale non viene eroso: il Btp Italia lo protegge dall’inflazione e garantisce anche un rendimento minimo costante in termini reali, il cui ammontare varia a seconda delle emissioni (l’ultima, di novembre 2022, ha avuto un tasso minimo del 1,6% ed è stata molto richiesta dai piccoli risparmiatori)

Fondi comuni di investimento

I fondi comuni di investimento offrono la possibilità di acquistare, anche con piccoli importi, ad esempio 100 euro mensili se si sottoscrive un piano di accumulo del capitale (Pac) un “paniere” composto da una vasta quantità di strumenti finanziari. Sono divisi per tipologie, dall’azionario all’obbligazionario, ed hanno molteplici categorie per individuare l’area geografica o settoriale di interesse, su cui puntare per investire: ad esempio le azioni Nord America o quelle del settore tecnologico.

Diversamente da quanto si pensa, anche i fondi obbligazionari sono rischiosi, perché le quotazioni dei titoli che compongono il paniere sono esposte all’andamento dei tassi di interesse e dunque oscillano tanto più quanto è lunga la loro durata. Basta un innalzamento di un solo punto percentuale sui tassi di interesse per deprimere le loro quotazioni di oltre il 10% se si tratta di titoli decennali.

I fondi comuni si possono acquistare e rivendere in qualsiasi momento sul mercato (sono quotati giorno per giorno) e il loro rendimento finale sarà dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita, tolte le commissioni del gestore. Controllale bene in modo da minimizzarne l’incidenza: puoi comparare le varie marche prima di decidere di acquistare verificando le performance su siti appositi come Morningstar che dà la classifica dei migliori basata sui rendimenti ottenuti in passato (con l’ovvia avvertenza che questo non rappresenta una garanzia di ottenerne analoghi in futuro).

Perchè è meglio acquistare quote di un fondo anzichè sottoscrivere un unico titolo, come un Bot o un Btp? Innanzitutto, per diversificare il rischio, come abbiamo visto, ma anche per evitare di dover vincolare la somma fino alla scadenza: puoi senz’altro vendere il tuo singolo titolo prima che scada, in qualsiasi momento sul mercato quotato, ma potresti avere la sorpresa che proprio quel giorno la quotazione sia inferiore al prezzo al quale lo avevi acquistato. Un rischio che, invece, come abbiamo visto, è molto più limitato attraverso i fondi che investono in parecchi titoli contemporaneamente.

Trading online

Concludiamo questa carrellata con il trading online, uno strumento adatto agli investitori più esigenti ed in grado di operare con le moderne tecnologie informatiche che consentono di operare in tempo reale sui mercati di tutto il mondo. Non è consigliabile a tutti, ma soltanto a chi ha cultura finanziaria e consapevolezza dei prodotti finanziari di vario genere che sta acquistando, altrimenti c’è il rischio di lasciarsi trascinare dal “gioco” delle quotazioni e degli scambi continui, e così di perdere tutto. Te ne parliamo ampiamente nell’articolo “Quanto si può guadagnare con il trading online“.

 
Pubblicato : 29 Agosto 2023 17:15