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Come integrare la pensione con un Pip?

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(@carlos-arija-garcia)
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Conviene sottoscrivere un Piano individuale pensionistico? Quanto dura e come viene tassato? Quando si può avere i soldi?

Il Pip è un Piano individuale pensionistico di tipo assicurativo che consente di disporre alla scadenza di un capitale da affiancare all’assegno erogato dall’Inps. Una forma di previdenza complementare che garantisce, soprattutto a chi sa di avere un domani una pensione non proprio brillante, maggiore tranquillità. I soldi investiti vengono gestiti dall’impresa di assicurazioni che sottoscrive il contratto in maniera separata rispetto al patrimonio dell’impresa stessa. In termini pratici, come integrare a pensione con un Pip?

L’adesione a questo tipo di piano di investimento permette di:

  • ricevere una pensione complementare, anche reversibile (cioè, in favore del coniuge o di altri beneficiari designati);
  • affrontare eventuali difficoltà come spese sanitarie, acquisto e ristrutturazione di un immobile, ecc.;
  • agevolare l’uscita dal mondo del lavoro e il passaggio verso il pensionamento;
  • collegare, a seconda del piano scelto, la rivalutazione della propria posizione individuale a una gestione separata, a uno o più fondi interni o organismo di investimento collettivo di risparmio, oppure a una combinazione di queste due modalità.

Va anche sottolineato che questa forma di previdenza complementare, come le altre, beneficia di agevolazioni fiscali.

Come funziona un Pip?

I Piani individuali pensionistici (Pip) sono destinati a tutti coloro che, indipendentemente dalla situazione lavorativa, vogliono costruirsi una pensione integrativa. L’adesione è individuale ma è possibile iscrivere anche i familiari fiscalmente a carico, sempre che il piano lo preveda.

Chi sottoscrive un Pip può versare il suo contributo o anche, se si tratta di un lavoratore dipendente, il proprio Tfr che gli spetterà alla fine del rapporto di lavoro. Le quote vengono investite dal gestore del piano. L’importo dei versamenti può essere sempre modificato nel corso del periodo dell’adesione.

In sostanza, chi sottoscrive un Pip può accumulare una certa cifra con la cadenza stabilita e distribuire il frutto dell’investimento ne modo desiderato (ad esempio, attraverso una rendita vitalizia) al momento di andare in pensione. Oppure si può decidere che i soldi vadano agli eredi, poiché, in caso di decesso del beneficiario, il piano è reversibile a favore di altre persone designate.

Quando si possono riscattare i soldi del Pip?

Da precisare che, trattandosi di uno strumento di investimento previdenziale, i frutti del Pip si possono godere a pieno quando si raggiunge l’età della pensione. In quel momento, e a condizione di avere versato delle quote per almeno cinque anni, è possibile ricevere:

  • tutto il capitale accumulato in rendita, che costituirà la pensione complementare;
  • fino a un massimo del 50% del montante accumulato in capitale e il restante in rendita;
  • tutta la posizione in capitale, ma solo se il 70% del montante accumulato (capitale iniziale e interessi maturati nel tempo) garantisce una rendita annua inferiore al 50% dell’assegno sociale.

In caso di decesso del beneficiario durante la fase di accumulo il capitale può essere riscattato dai tuoi eredi o dalle persone designate.

È anche possibile riscattare anticipatamente il capitale e gli interessi maturati prima del raggiungimento dell’età pensionabile in caso di:

  • spese sanitarie straordinarie documentate e connesse a interventi e terapie conseguenti a gravissime condizioni (anche dei familiari): fino al 75% del capitale accumulato, con una tassazione dal 9% al 15% in base agli anni di partecipazione al Piano individuale pensionistico;
  • acquisto e ristrutturazione documentati della prima casa di abitazione (anche per i familiari): fino al 30% del capitale accumulato, dopo almeno otto anni di partecipazione al piano e con una tassazione del 23%;
  • motivi personali e familiari: fino al 30% del capitale accumulato, dopo almeno otto anni di partecipazione al piano e con una tassazione del 23%.

Le richieste di anticipazione possono essere ripetute, per lo stesso motivo, purché le somme ottenute non superino il limite massimo erogabile.

Per altre situazioni è invece possibile riscattare in tutto o in parte la posizione individuale, cioè in caso di:

  • invalidità permanente o inoccupazione superiore ai 48 mesi, dimissioni o licenziamento, decesso dell’aderente: tutta la posizione individuale con una tassazione del 23% se per dimissioni e licenziamento e dal 9% a 15% a seconda del numero di anni di partecipazione alla previdenza complementare;
  • inoccupazione tra 12 e 48 mesi, in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a mobilità, cassa integrazione guadagni, ordinaria o straordinaria: fino al 50% della posizione individuale con una tassazione dal 9% a 15% a seconda del numero di anni di partecipazione alla previdenza complementare.

In alternativa al riscatto, se mancano fino a cinque anni alla pensione di vecchiaia, è possibile chiedere il pagamento di una rendita integrativa temporanea anticipata (nome «di battaglia», cioè tecnico: Rita). È necessario, però:

  • aver cessato l’attività lavorativa;
  • avere almeno cinque anni di partecipazione alla previdenza complementare;
  • avere 20 anni di contribuzione alla previdenza obbligatoria.

È possibile anche richiederla fino a dieci anni prima dell’età pensionabile se il beneficiario è inoccupato da più di 24 mesi.

In entrambi i casi, la rendita verrà corrisposta fino al conseguimento dell’età per la pensione di vecchiaia prevista nel sistema pensionistico obbligatorio.

Pip: quali agevolazioni fiscali?

Oltre a garantire un’integrazione alla pensione o, nei casi che abbiamo citato, a venire incontro a necessità economiche impreviste, il Piano individuale pensionistico garantisce delle agevolazioni fiscali.

Intanto, i contributi che versati al Pip sono deducibili dal reddito Irpef fino a 5.164,57 euro l’anno, quindi si riesce a risparmiare sulle imposte sui redditi. Entro lo stesso limite, è possibile portare in deduzione anche i versamenti effettuati a favore di familiari fiscalmente a carico.

Inoltre:

  • i rendimenti della gestione finanziaria sono tassati con un’aliquota massima del 20% anziché del 26% come per la maggior parte delle forme di risparmio finanziario;
  • la pensione complementare e il capitale sono tassati con un’aliquota agevolata che varia tra il 9% e il 15% in base agli anni di partecipazione al piano;
  • le anticipazioni o riscatti della posizione individuale per far fronte a spese impreviste personali o familiari sono tassati con un’aliquota agevolata dal 9% al 15%, anche qui a seconda del tempo di partecipazione al Pip. Come abbiamo visto, però, alcune forme di riscatto anticipato, come quella per la ristrutturazione o l’acquisto della prima casa, vengono tassare al 23%.

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Pubblicato : 5 Febbraio 2023 15:00