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Come funziona l’eredità in caso di testamento?

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(@angelo-greco)
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Come si gestisce l’eredità con e senza testamento? L’articolo spiega i diritti degli eredi e le quote di legittima.

Il Codice Civile italiano stabilisce due forme di successione: la “successione legittima”, quella cioè che scatta senza che il defunto abbia lasciato un testamento o quando lo stesso venga dichiarato nullo, e la “successione testamentaria” che invece ricorre in presenza di un valido testamento. La legge regola così le quote spettanti ai vari eredi e le modalità di attribuzione dell’eredità.

In questo articolo, esamineremo in dettaglio come funziona l’eredità in caso di testamento, offrendo una guida chiara e semplice per comprendere questo importante aspetto del diritto civile. Scopriremo chi sono i legittimari e quali quote spettano ad essi anche in caso di diversa volontà da parte del testatore. Ma procediamo con ordine.

Cosa succede all’eredità se c’è un testamento?

Quando una persona redige un testamento, può decidere di lasciare il suo patrimonio (o parte di esso) a uno o più individui specifici. Esistono due possibilità:

  • l’istituzione di erede, con cui il testatore dispone dell’intero suo patrimonio o di una quota di esso lasciando agli eredi delle percentuali;
  • il legato, con cui il testatore destina uno o più beni specifici a determinate persone. Il legato è una sorta di “donazione” fatta però con testamento.

L’erede risponde anche dei debiti del defunto; il legatario solo nel caso in cui gli eredi non siano solvibili e sempre nei limiti del valore del legato ricevuto.

Cosa succede in assenza di testamento?

In assenza di testamento, si verifica la “successione legittima”. In questo caso, il Codice Civile (articoli 565 e seguenti) prevede che ereditino:

  • il coniuge o la parte dell’unione civile;
  • i figli;
  • i genitori;
  • i fratelli e le sorelle;
  • i parenti fino al sesto grado.

L’esistenza dei parenti più prossimi esclude quelli di grado lontano.

Le quote di eredità variano in base ai soggetti coinvolti. Ad esempio, la presenza di figli esclude dai diritti ereditari sia i genitori che i fratelli e le sorelle dell’estinto. Se non ci sono eredi legittimi e manca un testamento, l’eredità è devoluta allo Stato.

Quali sono i diritti del coniuge e del convivente di fatto?

Il coniuge ha sempre diritto all’abitazione nella casa coniugale e all’uso dei mobili. Questo vale anche per il coniuge separato, a meno che la separazione non gli sia stata addebitata (ad esempio in caso di infedeltà o abbandono del tetto coniugale).

Il convivente di fatto ha solo diritto di abitare nella casa comune per un periodo minimo di due anni o, se maggiore, per un periodo pari alla convivenza, ma non oltre cinque anni.

Se però nella casa vivono anche figli minori o figli disabili del convivente superstite, il convivente ha diritto di continuare ad abitare nella casa di comune residenza per un periodo non inferiore a tre anni.

Cosa accade se c’è un testamento?

Se esiste un testamento olografo (scritto di pugno dal testatore), chiunque ne sia in possesso deve consegnarlo a un notaio per la sua pubblicazione. Se non lo fa, gli altri eredi possono agire contro di lui in tribunale affinché il giudice lo obblighi a farlo. Gli eredi potrebbero anche evitare le spese notarili ed evitare la pubblicazione solo se si mettono d’accordo sulla divisione dell’eredità. Ma se l’asse ereditario contiene immobili, la trascrizione nei pubblici registri da parte del notaio è essenziale per poter poi cedere l’immobile a terzi (ad esempio per una successiva vendita o donazione).

Chi sono gli eredi in caso di testamento?

Se c’è un testamento gli eredi sono le persone nominate nel testamento stesso, ma è importante ricordare che la legge italiana prevede delle “quote minime” riservate ai parenti più prossimi (coniuge, figli, genitori in assenza di figli) chiamati “legittimari”. Questi ultimi non possono mai essere diseredati ed hanno sempre diritto alla cosiddetta “legittima” (ossia la quota minima del patrimonio del defunto di cui parlavamo sopra).

Pertanto, se non citati nel testamento o se ricevono una quota inferiore a quella legale, i legittimari possono agire nei confronti degli altri eredi e di coloro che hanno ricevuto donazioni dal defunto quando ancora era in vita. Tale azione si chiama «azione di riduzione» e può essere intrapresa fino a 10 anni dalla morte del testatore.

Una volta sottratte le quote di legittima spettanti ai legittimari, la restante parte del patrimonio del testatore (la cosiddetta “quota disponibile”) può essere da questi lasciata a chi vuole.

Chi ha diritto alla quota di legittima?

I legittimari che hanno diritto alla quota di legittima sono:

  • il coniuge o partner dell’unione civile,
  • i figli (naturali, adottivi, di precedenti matrimoni),
  • in assenza di figli, i genitori.

Quali sono le quote di legittima spettanti ai legittimari?

La quota di legittima varia a seconda della composizione familiare. Vediamo quali sono:

  • in presenza del solo coniuge, a questi spetta metà del patrimonio (la residua parte è la quota disponibile che il testatore può lasciare a chi desidera);
  • in presenza del coniuge e di un figlio, 1/3 del patrimonio va al coniuge e 1/3 va al figlio. Il residuo terzo è la quota disponibile 1/3;
  • in presenza del coniuge e due o più figli, 1/4 va al coniuge e 2/4 ai figli;
  • in presenza di un solo figlio (senza coniuge), a questi va metà del patrimonio mentre l’altra metà è la quota disponibile;
  • in presenza di due o più figli (senza coniuge), a questi spettano i 2/3 del patrimonio da dividere in parti uguali. Il residuo terzo è la quota disponibile;
  • se ci sono solo ascendenti legittimi, la legittima a questi spettante è pari a 1/3 del patrimonio;
  • in presenza del coniuge e degli ascendenti legittimi (senza figli), metà del patrimonio deve andare al coniuge e un quarto agli ascendenti. L’altro quarto è la quota disponibile.

Come anticipato, un testamento che non rispetta la quota di legittima può essere impugnato dai legittimari tramite l’azione di riduzione. Tale azione può portare alla riduzione delle disposizioni testamentarie o, se necessario, anche delle donazioni fatte in vita dal testatore, per assicurare ai legittimari la loro quota.

 
Pubblicato : 1 Novembre 2023 11:15