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Come funziona l’acconto Irpef?

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(@paolo-remer)
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Acconto Irpef: chi deve pagarlo, come si calcola, quando va versato, come si ripartisce in più rate. Quali sono le novità della riforma in arrivo.

Molti contribuenti italiani, come i lavoratori dipendenti, i titolari di partita Iva ed i pensionati, si domandano: come funziona l’acconto Irpef? Calcolare le imposte da versare non è semplice e il meccanismo è complicato dalle continue scadenze: c’è chi paga l’acconto Irpef in un’unica rata, chi lo ripartisce in due rate e chi versa direttamente il saldo. E c’è anche chi non deve pagare nulla a titolo di acconto.

In realtà l’obbligo di acconto Irpef non è casuale, e non può neppure essere autodeterminato, ma dipende essenzialmente dall’ammontare dei redditi percepiti durante l’anno e della relativa imposta da versare: fino a 51 euro non c’è acconto, tra 51 e 257 euro l’acconto è monorata e da 258 euro in su è ripartito in due rate, che però non sono di pari importo, perché l’ammontare della seconda dipende dal totale delle imposte da pagare tenuto conto di quanto versato in precedenza.

In tutti i casi, la sottoposizione o meno all’acconto Irpef dipende dal tipo di contribuente: di solito chi ha un sostituto d’imposta e non ha redditi diversi da quello – già soggetto a ritenute – erogato dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico non deve fare nulla, mentre chi percepisce redditi ulteriori potrebbe avere delle sorprese quando compila il modello 730 ed emerge un debito d’imposta.

Dopo questa breve e generale premessa vediamo più in dettaglio come funziona l’acconto Irpef: chi deve pagarlo, come si calcola, quali sono i termini di versamento e in che modo è possibile ripartirlo in più rate. La riforma in arrivo con l’approvazione, da parte del Parlamento, della legge di delega fiscale varata dal Governo dovrebbe portare, nei prossimi anni, ad una maggiore suddivisione degli attuali acconti e saldi Irpef, che saranno versati con periodicità mensile, evitando le pesanti scadenze del 30 giugno e del 30 novembre; ma questo traguardo è ancora lontano.

Irpef: come funziona

L’Irpef – acronimo di imposta sul reddito delle persone fisiche – è un prelievo fiscale operato sul complesso dei redditi percepiti da un contribuente in un determinato anno. L’Irpef è un’imposta generale, perché colpisce tutti i redditi della persona (di lavoro dipendente o autonomo, fondiari, di capitale, d’impresa, da rendite finanziarie, ed anche i redditi provenienti da illeciti, come i proventi di reato), ed è progressiva, perché le aliquote crescono più che proporzionalmente rispetto all’aumentare dei redditi.

Il coacervo dei redditi percepiti nell’anno viene suddiviso in fasce, chiamate scaglioni, e ad ogni scaglione corrisponde una determinata aliquota d’imposta, cioè la percentuale di prelievo fiscale sul relativo scaglione reddituale. Nel 2022 gli scaglioni Irpef sono stati revisionati per “ammorbidire” la curva delle aliquote, evitando i due pesanti scalini che si verificavano nel passaggio da 28mila euro ed oltre i 50mila euro e colpivano soprattutto i ceti medi. Attualmente la ripartizione è la seguente:

  • primo scaglione per redditi fino a 15mila euro: aliquota del 23% (con no tax area fino a 8.174 euro, quindi entro tale fascia l’imposta dovuta è pari a zero);
  • secondo scaglione per la fascia di reddito tra 15mila e 28mila euro: aliquota del 25%;
  • terzo scaglione per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro: aliquota del 35%;
  • quarto scaglione: oltre i 50mila euro di reddito si applica l’aliquota del 43%.

Irpef: come si paga

I versamenti dell’Irpef possono essere, per ogni annualità di imposta, di due tipi: a saldo (relativo all’anno oggetto di dichiarazione: ad esempio, la dichiarazione dei redditi 2022 è riferita ai redditi percepiti nel 2021), oppure in acconto per i redditi che verranno dichiarati l’anno successivo (ad esempio, nell’anno 2022 si paga l’acconto Irpef sui redditi in corso di percezione in quello stesso anno, e nel 2023 gli acconti versati saranno conguagliati a saldo).

In estrema sintesi: ogni contribuente deve versare ogni anno il saldo Irpef relativo all’anno precedente e un acconto Irpef riferito all’anno in corso. Tutto ciò avviene con le modalità che ora descriveremo.

Acconto Irpef: quando va versato?

L’acconto Irpef è dovuto se l’imposta dovuta sui redditi dichiarati – calcolata al netto delle detrazioni, dei crediti d’imposta e delle ritenute operate dal sostituto – supera la cifra di 51,65 euro.
In tale caso si deve versare l’acconto Irpef nella misura pari al 100% dell’imposta dichiarata nell’anno, ma il versamento è ripartito in una o due rate, a seconda dell’importo dovuto. Precisamente:

  • se l’acconto è inferiore a 257,52 euro, l’acconto Irpef va versato in un’unica rata, entro il 30 novembre di ogni anno;
  • se l’acconto è pari o superiore a 257,52 euro, si versa una prima rata d’acconto (pari al 40% dell’importo complessivo) entro il 30 giugno, insieme al saldo Irpef dovuto per l’anno precedente, ed una seconda rata di acconto (per il restante 60% dell’importo dovuto) entro il 30 novembre.

Si può verificare facilmente se l’acconto Irpef è dovuto controllando, al rigo RN34 della dichiarazione dei redditi, l’importo che compare: se è pari o superiore alle cifre che abbiamo descritto, è necessario fare il versamento. Secondo questo calendario ordinario di scadenze (che può subire eccezioni in periodi particolari, come è avvenuto con il congelamento dei versamenti durante la pandemia Covid) il saldo e l’eventuale prima rata di acconto Irpef vanno versati entro il 30 giugno dell’anno in cui si presenta la dichiarazione, mentre il termine per il pagamento della seconda (o unica) rata di acconto Irpef cade il 30 novembre. Ai versamenti eseguiti oltre i termini ma entro i 30 giorni si applica una maggiorazione dello 0,40% che evita le sanzioni per ritardato o omesso versamento.

Acconto Irpef: eccezioni e regole particolari

La regola base sulle scadenze di versamento dell’acconto Irpef subisce una significativa eccezione: se il contribuente prevede di dichiarare, nell’anno successivo, una minore Irpef – ad esempio perché sa che percepirà redditi più bassi, o che avrà maggiori oneri detraibili – può determinare gli acconti in base alla minore imposta prevista, comunicando preventivamente tale opzione all’Agenzia delle Entrate.

Inoltre, i soggetti titolari di partita Iva che applicano gli Indici sintetici di affidabilità (i cosiddetti “Isa“) o che che rientrano nel regime forfettario versano l’acconto Irpef in unica soluzione, entro il 30 novembre, se l’importo totale non supera i 206 euro.

Acconti Irpef: la riforma

A giugno 2022 la Camera dei Deputati ha espresso il primo via libera alla legge di riforma fiscale, che è passata al Senato per il prosieguo dell’iter approvativo. A riforma approvata, cambieranno le norme che prevedono di pagare il saldo Irpef ed il primo acconto entro il 30 giugno ed il secondo o unico acconto entro il 30 novembre: diventerà possibile eseguire i pagamenti in modo rateale, con interessi del 4% annuo, e rata finale entro il 30 novembre (anticipata al 16 novembre per i titolari di partita Iva).

Quando tale meccanismo andrà a regime, ci sarà la periodicità mensile per pagare gli acconti ed i saldi Irpef, evitando la concentrazione dei versamenti in due sole date annuali. L’obiettivo della legge delega, infatti, è quello razionalizzare e semplificare il sistema tributario, soprattutto alleggerendo gli adempimenti dichiarativi e di versamento a carico dei contribuenti.

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Pubblicato : 25 Dicembre 2022 15:00