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Come fare un esposto al Comune per schiamazzi?

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(@raffaella-mari)
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Rumori da movida per locali notturni: come ottenere risarcimenti dal Comune.

Sei stanco dei rumori notturni causati dalla movida che disturbano la tua vita? Hai mai considerato di chiedere risarcimenti al Comune? In questo articolo, esploreremo come fare un esposto al Comune per schiamazzi e così ottenere tutela legale e indennizzi per i disagi derivanti dalla vita notturna che ruota intorno a locali, pub, discoteche, ristoranti e luoghi di ritrovo.

Vedremo le azioni possibili, i presupposti per ottenere risarcimenti e cosa fare se il Comune non adotta le misure necessarie per garantire la quiete pubblica. Si tratta peraltro di difendere il diritto alla salute, alla vita familiare e alla tranquillità della tua proprietà, tutti tutelati dalla Costituzione.

Cosa è la “movida” e quali sono i suoi effetti?

La “movida” è un fenomeno urbano caratterizzato dalla presenza di numerosi locali notturni in una stessa area, che attirano una folla di avventori e producono rumore costante. Questo disturbo, soprattutto nelle ore notturne, può compromettere la quiete pubblica e quindi il diritto a godere del riposo che le quattro mura dell’abitazione dovrebbero garantire. Il che finisce per incidere sulla salute del proprietario, sulla sua capacità di lavorare il giorno successivo, sulla tranquillità della vita familiare e su tutta una serie di diritti legati alla casa. Cosa si può fare per contrastare legalmente questo fenomeno?

Il rumore è un reato?

La legge garantisce da un lato il libero esercizio delle attività commerciali, senza le quali l’economia si fermerebbe, e dall’altro lato il riposo delle persone, senza il quale non si potrebbe neanche lavorare. È un circolo vizioso.

Dunque, alla fine, è il giudice a valutare caso per caso se il rumore è intollerabile alla luce di una serie di parametri come: l’orario, l’entità del rumore, la persistenza dello stesso, l’area geografica ove gli schiamazzi vengono consumati (poiché, in una zona residenziale, risultano di certo più intollerabili che in un centro urbano caratterizzato, già di per sé, da un elevato rumore di fondo proveniente dal traffico).

Quando il rumore disturba poche abitazioni non si può parlare di reato. Si avrà un semplice illecito civile per il quale ricorrere al giudice chiedendo una condanna che interdica il responsabile dalla prosecuzione della condotta ed eventualmente lo condanni al risarcimento del danno.

Quando il rumore disturba un numero indeterminabile di persone esso rappresenta un reato, quello di disturbo alla quiete pubblica. Per la punizione della condotta però è oggi necessario che vi sia la querela di almeno uno dei soggetti molestati, non essendo più un reato procedibile d’ufficio. In altre parole, la polizia, i Carabinieri o lo stesso Comune hanno le mani legate se prima non ricevono una formale richiesta di punizione da parte del privato.

Responsabilità del gestore del locale

La Cassazione ha stabilito che il gestore del locale è responsabile del comportamento dei clienti e deve evitare condotte che violino le norme sui rumori e sulla sicurezza pubblica (Cass. sent. n. 20927/2015). Ciò significa che puoi agire legalmente contro il titolare dell’attività di ristorazione o di ritrovo se i rumori eccessivi sono causati da clienti indisciplinati. Agire sia in via civile che in via penale, per come indicato sopra.

Il titolare del locale si può mettere in regola non solo affiggendo cartelli che invitino i clienti a osservare il silenzio, ma predisponendo anche un servizio di sorveglianza che allontani i più rumorosi.

Quando il Comune può essere chiamato in causa

La novità interessante è che anche il Comune può essere ritenuto responsabile per i danni causati dalla movida ai cittadini residenti nelle zone interessate. Il Comune ha il dovere di gestire il fenomeno in modo da non ledere i diritti dei residenti. Questo include il mantenimento di livelli accettabili di rumore. Insomma, il Comune può essere tenuto a risarcire i residenti se non ha adottato le opportune misure per impedire ai locali di fare schiamazzi durante le ore del riposo.

C’è quindi una responsabilità concorrente tra il gestore del locale che non ha allontanato i clienti molesti e l’amministrazione comunale che non ha fatto i controlli sui locali.

Come chiarito dalla giurisprudenza, presupposto della condanna è un’indagine volta a stabilire se il Comune abbia posto in essere tutto quanto era in suo potere per ricondurre le immissioni rumorose entro i limiti previsti per ciascuna zona, secondo la sua classificazione acustica, e, in generale, per evitare o contenere gli altri effetti nocivi della movida, attraverso l’accertamento del nesso causale tra i danni patiti dai privati e le azioni o le omissioni del Comune secondo i canoni generali dettati dall’articolo 2043 del Codice civile (Tribunale di Torino, sentenza 1261 del 13 marzo 2021).

Procedura di risarcimento contro il Comune

Per ottenere risarcimenti dal Comune, è necessario innanzitutto metterlo in mora con una formale diffida inviata con raccomandata a.r. o con Pec. In caso di mancata attivazione puoi ricorrere contro il Comune dinanzi al tribunale civile per ottenere il risarcimento per il danno alla salute e al riposo. A tal fine devi dimostrare un nesso causale tra i danni subiti e le azioni o omissioni del Comune. Questa indagine determina se il Comune ha fatto tutto il possibile per ridurre i disagi causati dalla movida.

Giurisdizione sulla controversia

È importante notare che la controversia riguardante i risarcimenti non rientra nella giurisdizione amministrativa ma in quella ordinaria. Questo significa che il giudice ordinario deve valutare la responsabilità del Comune per il danno subito dal privato.

Misure per tutelare i residenti dai rumori

La domanda di cessazione delle immissioni che superino la normale tollerabilità non vincola necessariamente il giudice ad adottare una misura determinata, ben potendo egli ordinare l’attuazione di quegli accorgimenti che siano concretamente idonei a eliminare la situazione pregiudizievole. In altri termini, il limite di tollerabilità delle immissioni non ha carattere assoluto, ma è relativo alla situazione ambientale, variabile da luogo a luogo, secondo le caratteristiche della zona e le abitudini degli abitanti (Cassazione, 20553/2017).

 
Pubblicato : 12 Settembre 2023 15:45