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Come fare ricorso contro una cartella Tari

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(@angelo-greco)
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Come contestare una cartella di pagamento relativa all’imposta sui rifiuti: il ricorso, il giudice e le eccezioni che si possono sollevare. 

Se ti è arrivata una cartella esattoriale per il pagamento della Tari, l’imposta sui rifiuti, prima ancora di individuare i motivi di contestazione devi conoscere i termini entro cui puoi agire. Così come per tutti i tributi, per fare ricorso contro una cartella Tari è necessario notificare l’atto di ricorso all’Agente per la Riscossione esattoriale entro e non oltre 60 giorni dal ricevimento della cartella medesima. Il ricorso deve anche contenere l’invito a tentare una mediazione (la cosiddetta «mediazione tributaria»), attesa l’obbligatorietà di tale procedura. 

Detto ciò vediamo a chi rivolgere il ricorso, come si compila ma, innanzitutto, le contestazioni più comuni che possono essere sollevate.

Come contestare una cartella esattoriale per la Tari

Come tutte le cartelle esattoriali, anche quella relativa alla Tari deve contenere la motivazione, deve cioè indicare il tributo per il quale è stata emessa. E, insieme ad esso, gli importi relativi a sanzioni e interessi, ma distinti dalla sorte capitale in modo che il contribuente possa verificare la correttezza dei calcoli effettuati dal Comune.

La cartella è illegittima se il contribuente non ha prima ricevuto l’avviso di ricevimento del Comune. L’avviso di accertamento è condizione di validità del successivo procedimento di riscossione: senza di esso la cartella di pagamento può essere annullata. 

Tra l’avviso del Comune e la cartella esattoriale non devono essere decorsi più di cinque anni, termine di prescrizione per la Tari; il decorso di un termine superiore renderebbe nulla la cartella e anche questa volta impugnabile dinanzi al giudice.

La cartella va poi notificata al contribuente, a pena di decadenza, «entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui l’accertamento è divenuto definitivo». Questo è il termine di decadenza che va rispettato al pari del termine di prescrizione.

Inoltre la cartella di pagamento Tari deve riportare l’anno di riferimento del tributo in modo che il contribuente capisca a quale periodo si riferisca l’inadempimento e possa eventualmente fornire la prova dell’avvenuto pagamento. Secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di Taranto tuttavia la cartella deve indicare non tanto la data di riferimento del tributo ma la data di notifica dell’avviso di accertamento.

Si tratta di una sentenza piuttosto stringata, che sembra elaborare un principio importante. I giudici tributari affermano che la cartella di pagamento, dovendo recare i medesimi dati del ruolo, deve indicare l’anno del credito. Il Comune sostiene di aver indicato in cartella l’anno 2019, ossia l’anno in cui è stato notificato l’avviso di accertamento Tari dell’anno 2016, a cui non avrebbe fatto seguito né impugnazione né pagamento.

A quale giudice fare ricorso contro la cartella Tari?

Prima di presentare il ricorso al giudice, potrebbe essere utile inoltrare una istanza in autotutela al Comune per verificare se questo, “con le buone”, annulla l’atto illegittimo. Attenzione però: l’autotutela non sospende i termini del ricorso né obbliga l’ente alla risposta. Per cui, in assenza di riscontro prima dello scadere del sessantesimo giorno, sarà opportuno avviare l’azione giudiziaria.

Il ricorso contro la cartella esattoriale Tari, così come tutte quelle per tasse e imposte, si presenta alla Corte di Giustizia Tributaria di primo grado del luogo di residenza del ricorrente. Come anticipato, il ricorso deve essere prima notificato alla controparte, ossia l’Esattore e il Comune, entro il termine di 60 giorni dal ricevimento della cartella. 

Con il ricorso va presentata congiuntamente l’istanza di mediazione tributaria con una proposta per rideterminare l’ammontare della cifra richiesta. La procedura deve essere conclusa entro 90 giorni dalla notifica dell’atto, e solo in seguito – in caso di rifiuto o mancata risposta – è possibile depositare il ricorso in cancelleria della Corte di Giustizia e iscriverlo a ruolo.

Quanto costa fare un ricorso contro una cartella Tari?

Il costo del ricorso si compone principalmente di due voci. La prima è costituita dal contributo unificato ossia la tassa da versare all’erario per il funzionamento della giustizia. Questa varia a seconda dell’importo in contestazione. Ad esempio se la cartella non supera 2.582,28 euro, l’importo del contributo unificato è di 30 euro. Per valori superiori a 2.582,28 ma non oltre 25mila euro, il contributo è pari a 120 euro.

Poi c’è da versare la parcella al professionista difensore che può essere un avvocato, un commercialista o un ragioniere. In teoria, per controversie fino a 3.000 euro, il contribuente potrebbe difendersi anche da solo.

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Pubblicato : 31 Gennaio 2023 07:45