Come difendersi dal redditometro dopo la riforma
Il giudice deve sempre considerare la prova contraria nel processo tributario? Cosa implica l’ordinanza 2746/2024 della Cassazione riguardo alla valutazione delle prove?
La Cassazione, nell’ordinanza 2746 del 2024, ha spiegato come difendersi dal redditometro dopo la riforma del processo tributario: riforma che ha stabilito la regola secondo cui l’onere della prova dell’irregolarità fiscale spetta sempre all’Agenzia delle Entrate. Questa regola, come vedremo a breve, non ha tuttavia scalfito il meccanismo delle «presunzioni» a favore del fisco, quel sistema cioè basato su “indizi” che impongono al contribuente la necessità di fornire sempre la prova contraria agli indizi dell’amministrazione.
Questo significa che, nonostante i cambiamenti nel processo tributario, come appunto quelli introdotti dalla legge 130 del 2022, la responsabilità di dimostrare il contrario in caso di contestazione resta sul contribuente.
In cosa consiste il redditometro?
Il redditometro è uno strumento usato dall’Agenzia delle Entrate per controllare se quello che una persona dichiara di guadagnare corrisponde davvero al suo stile di vita. Funziona un po’ come una bilancia: prende in considerazione le spese che una persona fa nel corso dell’anno fiscale, come l’acquisto di una macchina nuova, viaggi costosi, la casa in cui abita, e altre spese consistenti, e poi le confronta con la dichiarazione dei redditi. Se le spese sono molto alte rispetto ai guadagni dichiarati (devono superare il 20%), l’Agenzia delle Entrate potrebbe pensare che quella persona non abbia dichiarato tutti i suoi redditi, cioè i soldi che effettivamente guadagna, e quindi potrebbe fare ulteriori controlli.
A quel punto il contribuente verrà chiamato presso l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate per chiarire la sua posizione e spiegare da dove proviene quel surplus di denaro con cui si è permesso un tenore di vita superiore rispetto a quello che avrebbe potuto sostenere (almeno stando alla dichiarazione dei redditi). Se le sue spiegazioni non saranno ritenute sufficienti, il fisco gli comunica un avviso di accertamento contro cui comunque il contribuente può opporsi entro 60 giorni.
Quali sono le nuove regole nel processo tributario?
Il processo tributario è stato modificato nel 2022: ora si stabilisce espressamente che l’amministrazione fiscale deve provare le proprie accuse in tribunale. Il giudice baserà la sua decisione sulle prove presentate durante il processo e potrà annullare gli atti impositivi se le prove sono insufficienti. Tuttavia, i contribuenti devono ancora fornire motivazioni valide quando chiedono rimborsi, specialmente se questi non sono legati a contestazioni di accertamenti.
Tuttavia, nonostante questa affermazione – che rischia di rimanere una mera dichiarazione di principio – le cose vanno (ancora) diversamente. Vediamo perché.
Come difendersi dal redditometro
Secondo la Cassazione, al contribuente che voglia difendersi dal redditometro non basta dimostrare di avere abbastanza soldi per giustificare lo stile di vita analizzato; deve anche fornire la prova che quei soldi siano stati effettivamente usati per le spese contestate dall’amministrazione finanziaria.
La Cassazione ha così chiarito che, nel giudizio tributario, le nuove disposizioni che richiedono ai giudici di valutare le prove in accordo con le normative tributarie non eliminano l’obbligo per i contribuenti di fornire prove contrarie quando ci sono presunzioni legali contro di loro. In sostanza, anche con le nuove regole, i contribuenti devono dimostrare la correttezza della loro posizione nei confronti delle presunzioni fiscali.
Nell’ambito così del redditometro, l’onere della prova contraria significa che il contribuente deve dimostrare che i suoi redditi non tassabili sono sufficienti a giustificare il suo tenore di vita, superando così le stime dell’amministrazione fiscale basate su presunzioni. Non basta mostrare di avere altri redditi; occorre indicare che questi sono stati utilizzati per le spese contestate dall’amministrazione. Questo implica un’analisi dettagliata e circostanziata delle proprie finanze, che vada oltre la semplice disponibilità di fondi.
Conclusioni
Le presunzioni legali, ovvero le ipotesi che l’amministrazione fiscale può utilizzare per valutare i redditi dei contribuenti, mantengono la loro validità anche dopo l’introduzione della legge 130 del 2022. Questo significa che, nonostante le nuove disposizioni che puntano a una maggiore equità nel processo tributario, i contribuenti devono ancora affrontare l’onere di smentire tali presunzioni, presentando prove adeguate.
Di fronte a una presunzione legale, il contribuente non può limitarsi a mostrare di avere risorse finanziarie aggiuntive; deve specificamente dimostrare che tali risorse sono state utilizzate per le spese che l’amministrazione fiscale sta contestando.
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