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Come costruirsi una pensione integrativa

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(@roberto-scavo)
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Quali sono le forme di previdenza integrativa e perché conviene aderirci. I vantaggi fiscali.

Con un mercato del lavoro a dir poco incerto e una pensione che, a riuscire a prenderla, non sempre garantisce di arrivare dignitosamente alla fine del mese, diventa opportuno pensare ad una forma di previdenza complementare da affiancare all’assegno erogato dall’Inps. Un investimento che può pesare relativamente poco durante gli anni di accantonamento ma che farà la differenza al momento di riscattare la somma finale, sia in una soluzione unica sia sotto forma di vitalizio. Come costruirsi una pensione integrativa?

In linea generale, è possibile crearsi una forma di pensione complementare aderendo ad una dele soluzioni proposte dal mercato assicurativo, cioè:

  • un fondo negoziale chiuso, destinato a categorie previste da contratti o accordi collettivi aziendali;
  • un fondo aperto all’adesione collettiva o individuale per qualsiasi categoria, salvo accordi specifici;
  • un piano individuale pensionistico (il cosiddetto Pip), cioè un contratto assicurativo sulla vita con finalità previdenziale, ad adesione solo individuale.

La pensione integrativa permette anche di chiedere il riscatto totale o parziale del capitale in caso di:

  • necessità di affrontare delle spese impreviste;
  • perdita dei requisiti per adesione individuale sulla base di una posizione lavorativa o di un determinato contratto nazionale di categoria.

Infine:

  • può essere sottoscritta a favore di un familiare maggiorenne fiscalmente a carico;
  • è reversibile in caso di decesso dell’aderente.

Pensione integrativa: i fondi chiusi

Il fondo chiuso è una forma di pensione integrativa istituita grazie agli accordi collettivi tra i lavoratori e i datori di lavoro.

Rappresenta un soggetto giuridico autonomo dagli aderenti ed è dotato di organi propri, cioè:

  • l’assemblea;
  • gli organi di amministrazione e di controllo;
  • il responsabile del fondo.

Gli organi di amministrazione e controllo sono costituiti:

  • per metà, dai rappresentanti dei lavoratori iscritti;
  • per l’altra metà, dai rappresentanti dei datori di lavoro.

Pensione integrativa: i fondi aperti

I fondi aperti sono le forme di pensione integrativa costituite direttamente:

  • dalle banche;
  • dalle compagnie di assicurazione;
  • dalle società di gestione del risparmio.

Successivamente vengono collocati presso il pubblico.

Rappresentano, al contrario dei fondi chiusi, una forma di previdenza individuale, potendovi aderire anche:

  • singoli lavoratori autonomi;
  • liberi professionisti;
  • lavoratori dipendenti.

La somma da destinare al fondo è decisa dall’interessato.

Esiste una Commissione controllata dal ministero del Lavoro, che vigila sulla trasparenza e convenienza delle modalità di offerta del prodotto derivante da questa forma di risparmio.

Pensione integrativa i Piani individuali pensionistici (Pip o Fip)

I Piani individuali pensionistici vengono attuati mediante la stipula di contratti di assicurazione sulla vita.

Il piano dei versamenti è flessibile e personalizzabile, quindi è possibile in qualsiasi momento aumentare o ridurre l’importo di ogni pagamento, così come sospenderlo o effettuare versamenti aggiuntivi.

Il lavoratore autonomo può scegliere la modalità di adesione individuale tramite:

  • un fondo pensione aperto (Fpa), istituito da banche, Sim o Sgr;
  • un Piano individuale pensionistico (Pip), istituito da una impresa di assicurazione.

Al momento dell’adesione, il lavoratore (autonomo o libero professionista) stabilisce liberamente l’importo e la periodicità della contribuzione e nel corso del tempo può modificare le proprie scelte.

Pensione integrativa: il trattamento fiscale

I contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro alle forme di previdenza complementare sono deducibili dal reddito complessivo fino a un importo annuo di 5.164,57 euro. Significa che il risparmio di imposta è tanto più alto quanto più elevata è l’aliquota Irpef marginale del lavoratore: con la deduzione fiscale si abbassa la base imponibile e, quindi, si può scendere di scaglione Irpef.

I contributi che si computano nel limite massimo di 5.164,57 euro sono:

  • il contributo del lavoratore;
  • l’eventuale contributo del datore di lavoro.

I contributi eccedenti il tetto di deducibilità non hanno alcun beneficio fiscale immediato, poiché costituiscono di fatto una quota del reddito a normale tassazione, ma danno origine ad una quota di prestazione in capitale o in rendita esclusa da tassazione. A tal fine, il lavoratore deve alla forma pensionistica complementare, entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello di versamento – o, se antecedente, alla data in cui sorge il diritto alla prestazione – l’importo non dedotto o che non sarà dedotto nella dichiarazione dei redditi.

 
Pubblicato : 6 Luglio 2023 14:30