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Come comunicare dimissioni al capo?

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(@carlos-arija-garcia)
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Colloquio, lettera, e-mail: ogni strumento è valido per far sapere al datore l’intenzione di lasciare l’azienda. Ma questo non basta: cosa bisogna fare?

Dal 2016, la procedura formale per abbandonare volontariamente il proprio posto di lavoro è quella di presentare le dimissioni in forma telematica, collegandosi all’apposita pagina Internet del ministero del Lavoro. Ciò non toglie, però, che il dipendente debba far sapere al suo datore l’intenzione di lasciare l’azienda, se non altro per una questione di buona educazione, a meno che tra i due non corra buon sangue e si preferisca che la formalità e la burocrazia facciano il loro corso. In condizioni normali, come comunicare dimissioni al capo?

È fondamentale sapere che comunicare le dimissioni al capo è un semplice atto di cortesia e non la procedura che formalizza la decisione del lavoratore. Sono esonerasti dall’obbligo di dimissioni telematiche:

  • i dipendenti del pubblico impiego;
  • i lavoratori domestici.

In ogni caso, chi vuole comunicare al capo la propria volontà di lasciare il posto di lavoro può:

  • chiedere un appuntamento per farglielo sapere a voce;
  • inviargli una lettera o un’e-mail.

Se si opta per quest’ultima soluzione, la comunicazione dovrà contenere:

  • i dati anagrafici;
  • la posizione che si occupa all’interno dell’azienda;
  • l’oggetto (che, ovviamente, sarà «Dimissioni»);
  • la decisione di rassegnare le dimissioni in maniera volontaria;
  • l‘ultimo giorno di lavoro, calcolando il periodo di preavviso e le ferie residue da smaltire: la legge prevede che le ferie non possano essere godute durante il preavviso e quest’ultimo, nella maggior parte dei contratti collettivi, deve partire dal giorno 1 o dal giorno 15 del mese. Quindi, se si ha intenzione di comunicare le dimissioni, ad esempio, il 20 giugno, il preavviso partirà dal 1° luglio;
  • luogo e data in cui è stata scritta la lettera o l’e-mail;
  • la firma.

È buona abitudine:

  • essere chiari e sintetici nell’esporre i motivi che portano alle dimissioni, evitando di utilizzare la lettera per sfogare frustrazioni o malcontenti;
  • rendersi disponibili a concludere il lavoro iniziato con la massima professionalità e la stessa dedizione dimostrate durante il rapporto di lavoro.

Comunicare le dimissioni con la procedura telematica

Le dimissioni non sono valide se presentate con una semplice comunicazione al capo (tranne, come detto, nel caso dei dipendenti pubblici e dei lavoratori domestici): occorre seguire la procedura telematica resa obbligatoria anni fa dal Governo.

La procedura prevede la comunicazione via web sul portale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, alla pagina cliclavoro.gov.it. Una procedura introdotta per evitare quelle che venivano chiamate «dimissioni in bianco», ossia il foglio di dimissioni senza data fatto firmare al lavoratore al momento dell’assunzione.

Il dipendente dovrà, quindi, compilare l’apposito modulo che si trova nella citata pagina Internet, alla quale si accede con l’identità digitale (Spid o Carta d’identità elettronica). Nel form occorre indicare la data dalla quale si intende interrompere il rapporto (in teoria, deve coincidere con la fine del periodo di preavviso). Tale comunicazione viene trasmessa in automatico:

  • al datore di lavoro;
  • alla Direzione territoriale del competente per territorio (la Dtl).

In caso di ripensamento, è possibile ritirare le dimissioni entro sette giorni dalla data in cui il modulo è stato compilato e trasmesso, sempre dallo stesso portale e con le stesse modalità.

Prima di concludere il rapporto di lavoro, è bene assicurarsi di riportare in azienda tutto ciò che è stato ricevuto per svolgere le proprie mansioni (cellulare e/o pc aziendale, documenti, ecc.). Tutto va restituito nelle stesse condizioni in cui è stato ricevuto, ad eccezione, ovviamente, della normale usura durante l’utilizzo (nel caso, ad esempio, del pc o dello smartphone).

Inoltre:

  • la postazione di lavoro va lasciata pulita e in ordine;
  • vanno raccolti gli oggetti personali;
  • occorre cancellare dal computer aziendale qualsiasi contenuto personale.

Perché presentare le dimissioni volontarie

Si parla di dimissioni volontarie quando un dipendente interrompe autonomamente il contratto di lavoro siglato con il suo datore al momento dell’assunzione. In pratica, manifesta la propria volontà di non proseguire il rapporto con l’azienda.

Si tratta, dunque, di un diritto soggettivo del lavoratore, manifestato attraverso un atto unilaterale, poiché l’interruzione del rapporto non avviene come conseguenza di un accordo con la controparte. Si inseriscono anche nella tutela della libertà personale di poter scegliere per il proprio futuro.

Di norma, chi presenta le dimissioni volontarie lo fa per questi motivi:

  • ha trovato un altro posto di lavoro che lo soddisfa di più o gli conviene maggiormente da un punto di vista professionale ed economico;
  • non si ritiene appagato dall’attività che svolge o dall’ambiente in cui opera e preferisce interrompere il rapporto per cercare delle alternative di vita o di lavoro;
  • ha avuto qualche spiacevole episodio con la proprietà o ha perso la fiducia nel datore e nell’azienda e non ritiene che ci siano i presupposti per continuare la collaborazione, pur non avendo in mano i presupposti per presentare le dimissioni per giusta causa (mobbing, molestie sessuali, demansionamento, ecc.);
  • ha fatto una scelta di vita che non prevede la prosecuzione del rapporto di lavoro (ad esempio, l’avvio di un’attività autonoma, dedicarsi alla famiglia, ecc.).
 
Pubblicato : 15 Maggio 2023 16:45