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Come cancellare un debito?

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(@mariano-acquaviva)
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Le soluzioni alternative al pagamento del debito che consentono di annullare l’obbligazione: come affrontare una situazione di sovraindebitamento?

Sei oberato dai debiti e ti chiedi se esista un modo legale per annullarli? Sebbene la completa cancellazione del debito possa sembrare un sogno irrealizzabile, esistono diverse opzioni e procedure previste dalla legge italiana che consentono ai debitori di affrontare le difficoltà finanziarie.

In questo articolo, esploreremo soluzioni come la rateizzazione con l’Agenzia delle entrate riscossione, la ristrutturazione dei debiti del consumatore, l’esdebitazione, l’annullamento del debito e la sospensione della cartella, l’impugnazione del decreto ingiuntivo e la prescrizione. Scopri come puoi liberarti dai debiti in modo compatibile con le tue possibilità finanziarie.

Cos’è la rateizzazione e chi può richiederla?

La rateizzazione è un’opzione offerta dall’Agenzia delle entrate Riscossione per coloro che si trovano in “temporanea obiettiva difficoltà“.

Può essere richiesta direttamente dal sito web dell’Agenzia delle entrate Riscossione e consente di suddividere l’importo del debito in un massimo di 72 rate mensili, estendibili a 120 in casi di gravi difficoltà legate alla congiuntura economica.

Si pensi al debitore che, avendo perso il lavoro a causa della crisi economica derivante dalla pandemia, non possa pagare se non in maniera rateizzata.

Se sopraggiunge un comprovato peggioramento delle condizioni economiche, è possibile prorogare la rateizzazione per un massimo di ulteriori 72 rate, a patto che non sia intervenuta decadenza per mancato pagamento di almeno 5 rate.

Ristrutturazione dei debiti del consumatore: come funziona?

La ristrutturazione dei debiti del consumatore è una procedura che consente di raggiungere un accordo in sede giudiziale senza il consenso dei creditori [1].

Si tratta di una possibilità riservata alle persone fisiche che hanno contratto i propri debiti per motivi estranei ad un’attività imprenditoriale o professionale (cioè, ai consumatori).

Sono consumatori, ad esempio: i lavoratori dipendenti, i pensionati, le persone inattive o disoccupate, coloro che hanno prestato una fideiussione a favore di un’azienda non propria (ad esempio, i genitori che garantiscono il fido del ristorante del figlio).

Presentando un piano di rientro con l’assistenza di un Organismo di composizione della crisi (Occ), è possibile definire modalità di pagamento per un importo inferiore al debito totale, anche se i creditori non sono d’accordo.

Tecnicamente, si tratta di un concordato coattivo, dove è il giudice e non il voto dei creditori ad approvare la procedura.

In parole più semplici, la ristrutturazione consiste in una domanda al tribunale di residenza che permette a un debitore in difficoltà di vedersi ridurre l’ammontare dei debiti a quanto può veramente pagare.

Quello che il debitore non può pagare verrà esdebitato, ovvero cancellato a fine della procedura.

Si tratta di uno strumento molto vantaggioso, a disposizione di chi si trova in una situazione di sovraindebitamento perché non riesce a far fronte ai debiti con il proprio reddito e patrimonio.

Per sovraindebitamento si intende:

  • la situazione di consolidato squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio disponibile per farvi fronte;
  • la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.

Il vantaggio principale di questa soluzione è dato dal fatto che il debitore può liberarsi dai debiti pagando soltanto una parte delle somme effettivamente dovute, da quantificarsi secondo quanto il debitore può pagare, tutelando comunque un reddito minimo per vivere dignitosamente.

Cosa comporta l’esdebitazione e chi può accedervi?

L’esdebitazione è una procedura che mira a cancellare definitivamente i debiti residui.

Sostanzialmente equiparabile alla ristrutturazione dei debiti del consumatore, l’esdebitazione si applica anche agli imprenditori che hanno contratto obbligazioni a cui non riescono a far fronte.

Per la precisione, il Codice della crisi d’impresa [2] stabilisce che l’esdebitazione consiste nella liberazione dai debiti e comporta la inesigibilità dal debitore dei crediti rimasti insoddisfatti nell’ambito di una procedura di liquidazione giudiziale o di liquidazione controllata.

La legge prevede il diritto del debitore di ottenere l’esdebitazione entro tre anni dall’apertura di una procedura di liquidazione giudiziale o controllata.

L’esdebitazione, inoltre, opera alla chiusura della procedura anche se essa è dichiarata prima della scadenza del termine di 3 anni (cosiddetta esdebitazione anticipata).

Come per il piano del consumatore, anche la procedura di esdebitazione passa attraverso l’Organismo di composizione della crisi, con il giudice che emette il decreto di esdebitazione, previa dimostrazione dell’impossibilità di adempiere alle obbligazioni.

Annullamento del debito in autotutela: cos’è?

Le richieste di annullamento del debito possono essere presentate agli enti creditori mediante un’istanza in autotutela (nota anche come “sgravio”) per ottenere la cancellazione di debiti che, a proprio avviso, non sono dovuti.

Si tratta di una semplice istanza stragiudiziale, che può essere redatta personalmente dal debitore senza assistenza dell’avvocato, alla quale però il creditore può anche non dare seguito.

Cos’è la sospensione della cartella?

La sospensione della cartella di pagamento può essere richiesta entro 60 giorni dalla notifica, ma solo in casi specifici, come ad esempio nell’ipotesi di:

  • pagamento già effettuato prima della formazione del ruolo;
  • provvedimento di sgravio emesso dal creditore;
  • debito prescritto o decaduto prima dell’iscrizione del ruolo;
  • sospensione amministrativa;
  • annullamento totale o parziale del debito in sentenza.

Come opporsi a un decreto ingiuntivo?

Il decreto ingiuntivo può essere impugnato entro 40 giorni dalla notifica, presentando opposizione con presupposti fondati come pagamento già avvenuto, debito inesistente o prescritto, conteggi errati o errori di forma.

L’opposizione va fatta dando incarico a un avvocato, a meno che il decreto ingiuntivo non sia stato azionato per un credito di valore inferiore a 1.100 euro (per ulteriori approfondimenti, si legga l’articolo dal titolo In tribunale ci si può difendere da soli?).

È fondamentale agire con presupposti validi per evitare la possibile condanna alle spese legali in caso di soccombenza.

Cos’è la prescrizione dei debiti?

La prescrizione estingue ogni tipo di diritto, anche i crediti.

I debiti relativi a crediti caduti in prescrizione sono pertanto considerati già cancellati.

In genere, un credito si prescrive dopo dieci anni di inattività del creditore, il quale non si è attivato, nemmeno con una formale lettera di messa in mora, per ottenere il pagamento di quanto dovuto.

Se il credito è prescritto, è possibile opporsi non solo al decreto ingiuntivo ma anche all’esecuzione già in atto (precetto, pignoramento, ecc.).

 
Pubblicato : 7 Gennaio 2024 11:30