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Come aprire un bar
 
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Come aprire un bar

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(@carlos-arija-garcia)
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Le autorizzazioni necessarie per avviare ‘attività di somministrazione di cibi e bevande. I corsi obbligatori per il titolare e per i dipendenti.

Non basta saper fare un caffè o essere capaci di shakerare al punto giusto un cocktail originale: per aprire un bar ci vuole anche una procedura burocratica di tutto rispetto, che prevede la frequentazione di corsi, la richiesta di documenti e di autorizzazioni, la scelta del luogo e dei fornitori giusti. Oltre, ovviamente, ad avere il locale adatto. Come aprire un bar?

È proprio il locale il punto di partenza essenziale, che lo si compri o lo si prenda in affitto. Deve avere la destinazione d’uso adeguata. La tappa successiva sarà presso l’Agenzia delle Entrate per la richiesta della partita Iva e del codice Ateco adatto all’attività che si sta per avviare. E poi via con altre autorizzazioni, lavori da fare, competenze da acquisire. Vediamo.

Aprire un bar: quali autorizzazioni?

Abbiamo detto che per aprire un bar le prime cose da fare sono individuare il locale adatto, con la giusta destinazione d’uso, e chiedere alle Entrate sia la partita Iva sia il codice Ateco relativo all’attività (se si tratta, ad esempio, di bar con o senza cucina.

Fatti questi primi passaggi, occorrerà iscriversi:

  • al Registro delle Imprese della Camera di Commercio;
  • all’Inps;
  • all’Inail.

Le autorizzazioni successive da richiedere sono:

  • la Scia, cioè la segnalazione certificata di inizio attività, da presentare allo sportello Suap del Comune in cui si trova il locale da adibire a bar. La Scia va inoltrata via Pec (posta elettronica certificata, allegando i documenti che il Comune richiederà (identità del titolare, dati dell’impresa, agibilità, orari di chiusura e di apertura previsti, ecc.);
  • il certificato di destinazione d’uso commerciale;
  • l’attestato di frequenza del corso Haccp, che è il sistema di autocontrollo igienico alimentare;
  • l’attestato di frequenza de corso Sab, (somministrazione di alimenti e bevande);
  • certificazione corso antincendio;
  • documento di valutazione dei rischi;
  • l’autorizzazione dell’Agenzia delle Entrate per la vendita al minuto di superalcolici.

Per quanto riguarda il corso Haccp, ha una durata dalle 60 alle 100 ore, a seconda della Regione di riferimento. Viene organizzato da un centro di formazione certificato. Non tutti devono frequentarlo: se il soggetto ha lavorato per almeno due anni nel settore alimentare, o ha conseguito il diploma o laurea in una scuola professionale del commercio, o è registrato già al Registro esercenti del commercio (Rec), può avviare l’attività senza frequentare alcun corso.

Bisognerà chiedere al Comune anche il permesso di esporre l’insegna dell’esercizio e, nel caso di preveda di mettere all’estero del locale dei tavolini con le sedie, chiedere l’opportuna autorizzazione che prevedrà il pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico.

Per aprire un bar viene richiesto il requisito della maggiore età: ai minorenni non possono essere somministrate bevande alcoliche ma non possono essere nemmeno loro ad avere la responsabilità somministrarle. Pertanto, chi non è maggiorenne non può aprire un bar. Occorre anche avere assolto l‘obbligo scolastico.

Dove si può aprire un bar?

Una volta, i Comuni avevano la facoltà di stabilire il numero dei bar che potevano essere aperti in ogni zona (ad eccezione dei centri storici delle grandi città). Oggi, le licenze che regolamentavano la libera concorrenza non esistono più. La legge [1] ha disposto che i Comuni non decidere queste limitazioni. Restano, tuttavia, alcuni vincoli. Nel dettaglio, l’apertura di attività commerciali è condizionata da:

  • l’iscrizione a registri abilitanti;
  • il rispetto di distanze minime obbligatorie tra attività appartenenti alla stessa tipologia di esercizio;
  • le limitazioni quantitative all’assortimento merceologico offerto negli esercizi commerciali, fatta salva la distinzione tra settore alimentare e non alimentare;
  • il rispetto di limiti riferiti a quote di mercato predefinite o calcolate sul volume delle vendite a livello territoriale sub regionale;
  • il rispetto degli orari di apertura e di chiusura, l’obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell’esercizio;
  • la fissazione di divieti ad effettuare vendite promozionali, a meno che non siano prescritti dal diritto comunitario;
  • l’ottenimento di autorizzazioni preventive allo svolgimento di vendite promozionali di prodotti;
  • il divieto o l’ottenimento di autorizzazioni preventive per il consumo immediato dei prodotti di gastronomia presso l’esercizio di vicinato.

Aprire un bar: chi può lavorare come dipendente?

Il barista è una delle attività che spesso vengono scelte dai giovani per tirar su qualche soldo e arrotondare. Ma c’è anche chi ha passione per questo lavoro e vuole imparare un mestiere che un domani vorrà fare in maniera autonoma. Ci vogliono dei requisiti particolari per poter essere assunto in un bar?

Dire in un annuncio affisso all’ingresso del bar o vicino alla cassa che si cerca personale con esperienza non è essere troppo pretenziosi: il barista o il barman, come qualsiasi altro addetto, deve essere obbligatoriamente formato sulle competenze tecniche necessarie per lo svolgimento del suo lavoro e a conoscenza degli eventuali rischi del mestiere, in modo da evitare incidenti sul lavoro tanto banali quanto pericolosi.

Entro 60 ore dall’assunzione, il dipendente dovrà seguire un corso di formazione obbligatorio della durata di otto ore. Questo onere è a carico del titolare del bar. Dovrà anche eseguire un corso Haccp sull’igiene alimentare, a meno che, come detto, abbia già un’esperienza pregressa di almeno due anni nel settore.

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Pubblicato : 19 Febbraio 2023 17:30