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Come accettare una separazione non voluta

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(@paolo-remer)
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Consigli e strategie da applicare quando il coniuge vuole porre fine all’unione matrimoniale: quando è possibile la conciliazione e quando invece la prosecuzione della convivenza è intollerabile.

La separazione coniugale è un evento spesso traumatico e a volte doloroso, tanto più quando non è voluta da uno dei partner ma è subita per iniziativa dell’altro. Se poi ci sono figli, il quadro si complica ulteriormente. In questo articolo affronteremo il delicato tema di come accettare una separazione non voluta, sia dal punto di vista processuale che dal punto di vista emotivo. Tieni però presente che sotto quest’ultimo aspetto non siamo specialisti della materia, non essendo psicologi, ma cercheremo comunque di darti alcuni consigli pratici che potranno esserti utili.

Separazione non voluta: aspetti legali

Se la separazione non è voluta da uno dei due coniugi, quasi certamente non vi sarà un accordo sulle condizioni della separazione stessa, che dunque non sarà consensuale, ma bisognerà procedere per via giudiziale. Oggi le separazioni giudiziali rappresentano circa il 30% del totale, perché sono più lunghe e costose di quelle consensuali; ma in mancanza d’intesa tra i due coniugi questa procedura è una strada pressoché obbligata.

Talvolta il dialogo preventivo manca del tutto, e un coniuge apprende dell’iniziativa dell’altro di separarsi senza avvisaglie, all’improvviso, nel momento in cui riceve la notifica del ricorso per separazione, proposto dall’avvocato difensore di quel marito, o moglie, che, a quel punto, fatalmente diventa una controparte processuale, un vero e proprio avversario al quale bisogna controbattere e replicare con gli strumenti legali.

I coniugi in fase di separazione giudiziale intrapresa per iniziativa di uno dei due si ritrovano su fronti opposti e contrapposti: la riforma Cartabia [1], in vigore dal 28 febbraio 2023, ha stabilito che nel ricorso di separazione bisogna dire “tutto e subito”, formulando le richieste e indicando i mezzi di prova, e fornendo un piano genitoriale per regolamentare i futuri rapporti con i figli. Inoltre ha consentito di proporre la domanda di separazione e quella di divorzio in un unico atto, anche se le due rispettive fasi procedurali sono rimaste distinte e bisogna sempre passare attraverso la separazione per poi arrivare al divorzio.

Come opporsi a una separazione non voluta?

Non ci si può opporre alla domanda di separazione giudiziale avanzata dall’altro coniuge, cioè non si può rifiutare una separazione, ma si può cercare di dimostrare al giudice che le condizioni alla base della convivenza non sono cessate. Infatti l’articolo 151 del Codice civile sancisce che «la separazione può essere chiesta quando si verificano, anche indipendentemente dalla volontà di uno o di entrambi i coniugi, fatti tali da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza o da recare grave pregiudizio all’educazione della prole».

A parte il nocumento che potrebbe essere arrecato ai figli, se ci sono, l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza è il requisito essenziale per disporre la separazione; può derivare dalla violazione di uno dei doveri matrimoniali elencati nell’articolo 143 del Codice civile – fedeltà, coabitazione, reciproca assistenza morale e materiale, collaborazione nella famiglia – da parte di uno dei due coniugi o anche di entrambi, oppure semplicemente dal fatto che, con il passare del tempo, è venuto meno il sostegno affettivo e quella «comunione di vita» che la giurisprudenza ritiene indispensabile per fondare e mantenere il rapporto di una coppia unita in matrimonio.

Separazione non voluta: le fasi processuali

Per verificare tutto questo, nella procedura di separazione è prevista la comparizione di entrambi i coniugi in un’apposita «udienza presidenziale», chiamata così perché solitamente viene svolta direttamente dal presidente del tribunale: nella separazione giudiziale questa fase non è una formalità, ma è un momento di incontro e di confronto delle parti davanti al giudice, che cercherà innanzitutto, ove possibile, di conciliare i coniugi, verificando se sussistano o meno le condizioni per recuperare il rapporto e proseguire la convivenza.

La riforma Cartabia [2] ha stabilito che a questa udienza i coniugi «devono comparire personalmente, salvo gravi e comprovati motivi»; il giudice «sente le parti, congiuntamente o separatamente, alla presenza dei rispettivi difensori, e ne tenta la conciliazione. Può inoltre formulare una motivata proposta conciliativa della controversia. Se le parti si conciliano, il giudice assume i provvedimenti temporanei e urgenti che si rendono necessari e rimette la causa in decisione».

Quando, invece, la conciliazione non riesce, all’esito dell’udienza il presidente, se accoglie la domanda di separazione formulata nel ricorso introduttivo, autorizza i coniugi a vivere separati ed emana, con ordinanza, i provvedimenti – temporanei e provvisori, ma fondamentali – riguardanti l’affidamento dei figli minori, l’assegnazione della casa familiare e l’ammontare dell’assegno di mantenimento, se dovuto, per poi rimettere la causa in istruttoria davanti al Collegio per la decisione finale, con sentenza [3].

Separazione non voluta: consigli

Dopo aver esaminato l’aspetto procedurale giudiziario, ti forniamo alcuni consigli utili su come affrontare, gestire e metabolizzare, a livello psicologico, una separazione non voluta.

Innanzitutto, è bene non chiudersi in se stessi restando a coltivare da soli le proprie emozioni, che possono essere di tristezza, rabbia, senso di colpa o vero e proprio rancore nei confronti dell’ormai ex partner: bisogna, invece, cercare un adeguato supporto affettivo, innanzitutto nella cerchia dei propri familiari ed amici, e, ove occorra, rivolgendosi ad uno psicologo.

In ogni caso, non ha senso rimuginare sul passato e sulle cause della separazione ormai avvenuta: le proprie energie fisiche, mentali e spirituali possono essere impiegate molto meglio concentrandosi sul cosa fare “qui ed ora”, da questo momento in poi, per migliorare la qualità della propria vita e raggiungere obiettivi in sintonia con i propri valori.

Dal punto di vista della vita quotidiana, l’inevitabile cambiamento dovuto alla mancanza della presenza del partner, e l’eventuale correlativo senso di “vuoto”, potrà essere affrontato con una sana routine, comprendente attività fisica, alimentazione adeguata e organizzazione dei tempi di lavoro e di riposo, magari dedicandosi a qualche hobby e, se possibile, facendo un viaggio: tutto questo eviterà il pericoloso “lasciarsi andare”. E, magari, voltare pagina diventando una migliore versione di se stessi aiuterà, prima o poi, a trovare un nuovo partner migliore, o comunque più adatto, di quello che ci ha lasciati.

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Pubblicato : 7 Maggio 2023 08:45