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Codice bianco pronto soccorso: si può contestare?

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(@mariano-acquaviva)
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Codice per il triage: si può impugnare la richiesta di pagamento del ticket se i medici hanno sbagliato la diagnosi?

Un lettore pone il seguente quesito: «L’ospedale può chiedermi pagamento del ticket in codice bianco se mi dimettono senza aver riscontrato danni per via di esami insufficienti e io posso provarlo con un esame ulteriore fatto privatamente?». La domanda può così essere sintetizzata: si può contestare il codice bianco del pronto soccorso?

In buona sostanza, si tratta di capire se è possibile fare reclamo contro il pagamento che viene richiesto dall’azienda sanitaria come retribuzione per la prestazione sanitaria a seguito dell’accesso al pronto soccorso. Approfondiamo questo argomento.

Codice pronto soccorso: cos’è?

Il codice per il triage – più comunemente noto come codice di pronto soccorso – consiste in una rapida valutazione della condizione clinica dei pazienti finalizzata ad accertare quanto sia grave la situazione di salute del paziente e, di conseguenza, con che priorità si debba intervenire.

Al pronto soccorso, infatti, l’accesso alle cure non avviene in base all’ordine di arrivo bensì secondo la gravità della situazione di salute del paziente cui l’infermiere di turno assegna un codice, detto appunto di triage.

Al variare del colore del codice cambia anche la gravità delle condizioni; i codici, posti in ordine crescente di gravità, sono i seguenti: bianco (non urgente), verde (differibile), giallo (situazione pericolosa), rosso (urgenza assoluta).

Il grado di urgenza di ogni paziente è rappresentato da un codice colore assegnato all’arrivo, dopo una prima valutazione messa in atto da un infermiere preposto a questo compito.

Se, al termine degli accertamenti, viene confermata la differibilità o la non urgenza, è assegnato un codice bianco alla dimissione e sarà quindi richiesto il pagamento del ticket.

Per la precisione, tutti gli accessi classificati al momento del triage (quindi, prima degli accertamenti) come codice bianco o codice verde, potranno essere nuovamente classificati alla dimissione come codice bianco e, pertanto, assoggettati al pagamento di:

  • una quota fissa non inferiore a 25 euro;
  • i ticket sulle prestazioni erogate.

Si può chiedere il rimborso per un codice bianco sbagliato?

È possibile chiedere la restituzione di quanto indebitamente pagato per una prestazione per la quale, invece, si aveva diritto all’esenzione, nei seguenti casi:

  • impropria attribuzione della quota ticket a paziente titolare di esenzione attiva alla data di accesso in pronto soccorso;
  • errata attribuzione dell’addebito del ticket per le prestazioni erogate a paziente che acceda in pronto soccorso con diagnosi e/o modalità di accesso previste esenti dalla normativa vigente;
  • improprio addebito ticket a carico del paziente per consulenze richieste ma non erogate e/o per errori di sistema nel calcolo dei costi delle prestazioni erogate.

La richiesta di rimborso può essere presentata entro dieci anni dalla data del pagamento, rivolgendosi all’Asl competente e producendo idonea documentazione volta a comprovare le proprie ragioni.

Diverso è invece il discorso del paziente che non voglia affatto pagare il ticket, ritenendolo ingiusto in quanto non dovuto.

Approfondiamo questo argomento nel prossimo paragrafo.

Si può contestare il codice bianco del pronto soccorso?

Veniamo al punto centrale della questione: è possibile contestare il codice bianco del pronto soccorso, al fine di non pagare il ticket per la prestazione ricevuta?

Innanzitutto, va ribadito che l’assegnazione del codice avviene da parte del personale sanitario al momento del triage, cioè dello smistamento dell’utenza in ragione della gravità della patologia riferita.

Tale operazione, dunque, non sembra contestabile sul momento, cioè mentre si è in pronto soccorso, atteso che la legge rimette l’operazione agli infermieri presenti senza possibilità di replica.

Stessa cosa dicasi per il codice assegnato all’uscita, cioè al momento delle dimissioni, il quale può essere dello stesso “colore” di quello inizialmente assegnato dall’infermiere oppure di colore diverso, se la prima valutazione è risultata sbagliata a seguito dell’intervento del medico del pronto soccorso.

Dunque, il codice bianco assegnato al pronto soccorso potrà essere contestato solo successivamente, quando il paziente riceverà a casa il ticket da pagare per la prestazione ricevuta.

In questa ipotesi, la richiesta di pagamento può essere impugnata innanzi alla commissione tributaria provinciale, entro il termine di sessanta giorni dalla sua notifica.

Secondo la giurisprudenza (Cass., Sez. Un., 9 gennaio 2007, n. 123), il ticket per prestazioni sanitarie, in quanto contributo del cittadino alla spese pubblica del Servizio sanitario nazionale, è da considerarsi come una vera e propria tassa (si legga a tal proposito l’articolo dal titolo Ticket pronto soccorso: che succede se non si paga?).

Per la giurisprudenza (Cass., 11 maggio 2012, n. 7344), perfino l’avviso bonario inviato dall’Asl per ottenere il pagamento del ticket è impugnabile.

Innanzi alla commissione tributaria è possibile provare il diritto all’esenzione derivante, ad esempio, da situazioni di reddito associate all’età o alla condizione sociale, ovvero dalla presenza di determinate patologie (croniche o rare).

Secondo la giurisprudenza (Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia, n. 235/02/20), innanzi alla commissione tributaria è possibile anche contestare il merito della scelta fatta dal personale sanitario del pronto soccorso, allorquando siano ritenuti responsabili di aver sottovalutato la patologia sia al momento dell’accesso che a quello delle dimissioni.

Sarà quindi possibile contestare la scelta del codice bianco del pronto soccorso, invocando il proprio diritto a ricevere gratuitamente la prestazione sanitaria in ragione della gravità della patologia che ha condotto l’utente a recarsi d’urgenza in ospedale.

Tale prova può essere fornita in qualsiasi modo, anche mediante perizia medico-legale oppure esibizione della documentazione medica eseguita successivamente, la quale comprovi la gravità della condizione già al momento dell’accettazione al pronto soccorso.

 
Pubblicato : 30 Luglio 2024 10:30