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Chiamare un avvocato azzeccagarbugli è reato di diffamazione?

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(@angelo-greco)
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Definire una persona “azzeccagarbugli” è diritto di critica o un’offesa? La Cassazione stabilisce i limiti alla libertà di parole.

Se ne dicono tante degli avvocati, ma quando davvero li si vuole offendere li si definisce come Manzoni chiamò uno dei suoi personaggi più noti: azzeccagarbugli. Con questo termine si richiama un concetto di persona ignorante che, pur di non mostrare le proprie incapacità o di difendere un cliente indifendibile, è abituato a “mescolare le carte” del processo – a volte alterandole – in modo tale che risulti difficile risalire alle effettive ragioni.

Ebbene ti sei mai chiesto se chiamare un avvocato “azzeccagarbugli” è reato di diffamazione? Un legale che dovesse sentirsi appioppare questo appellativo potrebbe querelare chi lo ha offeso? Con l’avvento dei social media, esprimere le proprie opinioni è diventato più facile, ma a volte le parole possono oltrepassare il confine. Analizziamo insieme una recente decisione della Cassazione in merito.

Perché definire un avvocato “azzeccagarbugli” è diffamatorio?

Il termine “azzeccagarbugli”, pur avendo origini letterarie dal celebre personaggio manzoniano, è stato giudicato dalla Cassazione come offensivo, in particolar modo se rivolto a chi svolge effettivamente la professione di avvocato. Così si legge nella sentenza del 18 settembre 2023 n. 38140.

Il contesto in cui la parola è stata usata è rivelatore. Accompagnato da termini come “buffone” e “vai a lavorare al circo, fai più bella figura”, emerge un chiaro intento di denigrare la reputazione professionale e personale del destinatario.

Da dove nasce questa vicenda?

Tutto ha avuto inizio su Facebook, nel contesto politico di un paese in provincia di Ancona. Un uomo ha espresso la sua rabbia verso un candidato sindaco, che è anche avvocato, utilizzando termini come “follia pura”, “cialtrone”, “buffone”, e ovviamente “azzeccagarbugli”. La critica era mirata all’apparente incoerenza politica del candidato.

C’è spazio per la libertà di espressione in politica?

L’avvocato difensore ha argomentato che le espressioni usate dal suo cliente erano inserite in un contesto politico specifico e mirate a evidenziare la contraddittorietà politica del candidato. Ha sostenuto che la critica, seppur dura, era rivolta alla posizione politica e non alla professione legale del candidato. La difesa ha sottolineato l’importanza del diritto alla libera discussione delle questioni politiche, ma questo argomento non ha convinto la Cassazione.

I giudici tuttavia hanno ribadito che, nonostante la libertà di critica politica, alcune espressioni non possono essere giustificate. Le parole usate nel caso concreto non avevano alcun legame con le attività politico-amministrative del candidato sindaco. La Cassazione ha chiarito che la menzione del termine “azzeccagarbugli” ha quindi, nella nostra società, una connotazione ingiuriosa, soprattutto quando viene associata ad altre espressioni dispregiative.

 
Pubblicato : 20 Settembre 2023 13:15